Non proprio la band di metal estremo che ti aspetti, questi californiani Agriculture, ma del resto quale creatura di casa The Flenser lo è... In casa degli Have A Nice Life si parte dai generi per trascenderli, trasformarli in qualcosa di proprio, come del resto i patron Dan Barrett e Tim Macuga fanno da sempre.
Tra pulloverini di lana d'agnello, camicie di velluto a coste abbottonate fino in cima e t-shirt vintage sdrucite, il quartetto formato da Dan Meyer (chitarra e voce), Leah B. Levinson (basso e voce), Richard Chowenhill (chitarra) e Kern Haug (batteria e percussioni) sembra fare di tutto per allontanarsi dai cliché musicali e geografici che ci si aspetterebbero da una formazione black metal.
Il blackgaze degli Agriculture, certo brutale e lancinante come si deve ma anche estremamente votato alla catarsi e all'estasi, sembra invece voler tener fede alla denominazione sociale della band, scoprendosi spesso e volentieri bucolico, pastorale. Agricolo, se vogliamo avvinghiarci anche noi attorno al nome scelto dalla formazione.
Sebbene si tratti di un esordio discografico, "Agriculture" svela sin dai suoi primi frangenti la consapevolezza strabordante della band, efficace e sicura di sé nel piegare alle proprie urgenze espressive le esperienze dei Deafheaven e, complementarmente, dei primi Liturgy. La poetica del gruppo è tutta negli otto minuti della mastodontica opener "The Glory Of The Ocean", idealmente divisibile in tre sezioni che si avvicendano come in una sorta di arco narrativo; una prima statica e conciliante dove la lap guitar e gli accordi lunghissimi di chitarra elettrica disegnano scenari campestri, una seconda di shoegaze proiettato verso l'immensità e infine un incendio black metal tempestato da cambi di tempo, riff truculenti, growling e scream.
La breve "The Well" imbastisce nuovamente scenografie rurali mediante i vocalizzi sofferti e puliti di Dan Meyer. È tuttavia l'ultimo momento di respiro prima che una trilogia di brani intitolati "Look" spazzi via ogni possibilità di quiete, dando al disco la forma di un turbine blackgaze inframezzato da fulmini jazz e piroette iper-tecniche. Non è meno disturbante e fragorosa la conclusiva "Relier", prima terremoto metal e poi accecante ascesa verso l'iperuranio.
L'esordio degli Agriculture non ridefinirà certamente un genere, come invece è capitato con gli esordi delle band che abbiamo indicato tra le loro fonti di ispirazione, ma apre una carriera sicuramente interessante e già segnata da gran personalità e voglia di sparigliare le carte.
31/07/2023