Il 2022 ci aveva riconsegnato un Geir Jenssen in buona forma dopo un lungo periodo scandito da pubblicazioni in tono minore dalle risultanze mai particolarmente convincenti incentrate sull’utilizzo di campionamenti e software. “Shortwave Memories”, pur non rientrando tra i lavoro fondamentali, riportava il marchio Biosphere a livelli consoni decretando al tempo stesso il ritorno al suono sintetico prodotto da strumentazione analogica, nello specifico sistemi modulari del periodo a cavallo tra anni 70 e 80.
Identica matrice struttura il nuovo “Inland Delta” senza ricercare però la forma rifinita e stratificata dell’uscita precedente. Le frequenze calde delle tastiere vintage rimesse a nuovo vengono utilizzate come mezzo su cui improvvisare liberamente, riportando ancora ad ambientazioni sintetiche del passato intersecate a istanze congeniali alla pratica del musicista norvegese. Perfetta sintesi di tale attitudine è cristallizzata in “Franklin´s Dream”, paesaggio sconfinato sullo stile di “Substrata” interpolato da un pianismo minimo che riecheggia il primo capitolo della seminale serie ambient del non-musicista per antonomasia.
Delle nove tracce alcune presentano uno sviluppo maggiormente compiuto – tra tutte “Surface Tension” e “Florian’s Flute” – ma la maggior parte rimane a livello di bozzetto scarno a cui manca la necessaria incisività per essere qualcosa di più di un mero esercizio di stile.
A dare senso al tutto è soprattutto l’artigianato sapiente di un ricercatore infaticabile, in grado di estrarre linfa da qualsiasi situazione, talento capace di giustificare l’ennesima produzione marginale incastrata in una discografia certamente unica e imprescindibile.
24/01/2024