Biosphere

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Geir Jenssen (Tromsø, 30 maggio 1962) inizia la propria carriera musicale nel 1984 pubblicando l’album “Linkvader” con lo pseudonimo E-man. Entrato in qualità di tastierista nei Bel Canto, nel 1990 lascia la band synth-pop - dopo aver partecipato alla realizzazione di due dischi – riprendendo la carriera solista con il moniker Bleep con cui firma nello stesso anno  “The North Pole by Submarine”.
Il 1991 segna un nuovo cambio di rotta: adotta il nome d’arte Biosphere  e vira la sua produzione dall’acid house ad un’atmosferica combinazione di techno di Detroit ed ambient che diventerà il suo marchio di fabbrica. Il tassello d’esordio “Microgravity” è uno dei primi esempi delle potenzialità di questo intreccio e può considerarsi a pieno titolo anticipatore di quella che sarà definita ambient-techno. “Patashnik” (1994) indaga e approfondisce lo stesso ambito, mentre il successivo “Substrata” – ritenuto il suo lavoro migliore – è incentrato sulla costruzione di paesaggi sonori evocativi privi della netta impronta ritmica dei predecessori. L’alternanza tra queste due differenti declinazioni del suo universo elettronico segna la sua attività fino alla pubblicazione di “N-Plants” (2011), itinerario ambient – tristemente profetico - ispirato all’architettura inquietante delle centrali nucleari giapponesi.
Il decennio successivo vede Jenssen alle prese soprattutto con produzioni  minori incentrate sull’utilizzo di campionamenti e software, processo di ricerca culminato con la pubblicazione di “Angel’s Flight” (2021) basato sulla rielaborazione del Quartetto per archi n. 14 di Beethoven. “Shortwave Memories”, concepito come un flusso sfaccettato ma privo di soluzione di continuità, segna il ritorno al suono sintetico ed è basato interamente sull’utilizzo di sistemi modulari analogici risalenti al periodo a cavallo tra anni 70 e 80.

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