Church

The Hypnogogue

2023 (Communicating Vessels)
psych-rock, neo-psichedelia

Dichiararsi se non superiori ma quantomeno al pari dei Beatles è stato un grosso azzardo per i Church, un'asserzione che rischiava di trasformarsi in un grosso boomerang. La band capofila del rock australiano è però riuscita a creare un archetipo stilistico personale che ha convinto anche i più scettici. In verità nelle intenzioni di Steve Kilbey la tanto discussa affermazione aveva solo lo scopo di demarcare un confine con il punk, che la band non ha mai varcato.
Leader e ormai unico depositario delle vecchie glorie della band (dopo l'uscita di Marty Willson-Piper nel 2013, anche Peter Koppes ha lasciato la formazione prima di questo nuovo album), Kilbey non ha mai negato le influenze di autori come David Bowie, John Lennon e Paul McCartney e di band come Byrds e Pink Floyd, non sorprende dunque che abbia definito l'ultimo album "The Hypnogogue" come il disco prog dei Church.

 

Per coloro che si sono distratti e non hanno seguito l'evoluzione della band australiana, è forse giunto il momento di recuperare le loro ultime incisioni, a partire da "Untitled #23", album che, oltre a festeggiare il trentennale di attività, ha aperto un nuovo corso, che ha trovato in "Further/Deeper" e "Man Woman Life Death Infinity" due interessanti appendici, una prima più prog-rock oriented, la successiva decisamente più pop, due aspetti che in "The Hypnogogue" trovano egual riscontro, rinnovando in pieno il peculiare stile agrodolce della band e quell'arte unica di Kilbey di trasformare la malinconia in un momento estatico e briosamente poetico.
Quel che differenzia il nuovo album dei Church dai pur piacevoli predecessori è una decisa messa a fuoco delle composizioni e degli arrangiamenti: Kilbey & C. mettono insieme un disco stilisticamente riconoscibile eppur diverso e concettualmente autonomo, caratteristiche che sono tipiche dei fuoriclasse.

Ritrovarli ad oltre quarant'anni dall'esordio ancora in perfetta forma è merito delle qualità di Kilbey non solo come autore ma anche come talent scout: la coesione e maturità di "The Hypnogogue", infatti, è frutto della perfetta intesa tra i nuovi membri della band - non solo l'ex-Remy Zero Jeffrey Cain, che da fedele turnista entra a pieno titolo nella formazione, ma anche un nuovo chitarrista, l'ex-membro degli Even Ashley Naylor - che completano il quintetto attuale, comprendente, oltre al più recente batterista Tim Powles, presente dal 1994, anche l'altro recente acquisto del 2013, ovvero il chitarrista Ian Haug.
La genesi di "The Hypnogogue" ha incontrato non poche difficoltà. Non solo le restrizioni causate dal Covid-19, ma anche i molteplici incendi boschivi che hanno flagellato l'Australia hanno reso difficile per i musicisti poter interagire, inoltre la casa discografica aveva consigliato un rinvio della pubblicazione al 2023.

Per la prima volta Kilbey si cimenta con un concept-album: le tredici tracce raccontano infatti di un musicista rock abbagliato da una macchina inventata da uno scienziato coreano che estrae musica dai sogni. Ad onor del vero, i Church hanno spesso catturato melodie in bilico tra il mondo reale e quello onirico, in "The Hypnogogue" non solo riescono a ripetere l'incantesimo, ma lo fanno con una maturità esemplare. Dietro gli echi e i riverberi della voce di Kilbey, si celano delizie chitarristiche degne dei tempi migliori, ovvero quando i Church carpivano i segreti del goth-rock e lo restituivano al candore della luce con sonorità elettroacustiche incantevoli ("Albert Ross") o quando accoglievano l'energia della new wave accennando un lieve graffio chitarristico ("Antarctica").
È un album fluido e versatile, il nuovo capitolo discografico dei Church. Apparentemente algido, eppur pronto a svelare il proprio fascino dopo più ascolti; la natura implosiva di "Ascendence" e la leggerezza quasi dissonante di "C'est La Vie" sono due facce della stessa medaglia, un approccio alla composizione che gruppi come U2 e Coldplay hanno prima o poi smarrito; non è dunque strano riconoscere a "I Think I Knew" uno status di potenziale hit-single, pur restando l'appellativo di brano meno avventuroso del disco.

 

In fin dei conti, i Church hanno sempre fatto della semplicità e della immediatezza lirica dei punti fermi della loro musica: che la delicata ballata pianistica "Flickering Lights" e il non del tutto definito guizzo elettro-pop di "Thorn" restino ancorati a melodie fragili non è incidentale.
La natura di concept-album di "The Hypnogogue" è all'origine delle pagine più elaborate del disco: non solo il trionfo chitarristico di "No Other You" e il raffinato e opulento tono psych-rock di "Succulent", due brani di chiara derivazione pinkfoydiana, ma anche il tipico fluire jangle-psych-rock della notevole title track.
Il nuovo disco dei Church è omogeneo e coeso, un progetto che funziona oltre che nei vari episodi anche nell'insieme. La sfavillante melodia di "Aerodrome" e le più calibrate strutture strumentali di "These Coming Days" e "Second Bridge" hanno un filo comune, una potenza visionaria che restituisce alla band australiana il vigore delle pagine migliori.

16/03/2023

Tracklist

  1. Ascendence
  2. C'est La Vie
  3. I Think I Knew
  4. Flickering Lights
  5. The Hypnogogue
  6. Albert Ross
  7. Thorn
  8. Aerodrome
  9. These Coming Days
  10. No Other You
  11. Succulent
  12. Antarctica
  13. Second Bridge




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