Coez & Frah Quintale

Lovebars

2023 (Carosello/ Warner/ Prodacto/ Undamento)
pop, pop-rap

Coez non è uno sbarbatello: è attivo da più di vent’anni e cresce nell’ambiente dell’hip-hop romano, nonostante sia nato in provincia di Salerno. La Carosello lo mette sotto contratto nel 2013 e il secondo e terzo album puntano con più convinzione al pop e a un cantautorato malinconico. La svolta arriva con il quadruplo platino dell'album indipendente “Faccio un casino” (2017), anche grazie alla collaborazione con Niccolò Contessa. “La musica non c’è”, otto dischi di platino, è uno di quei brani che ha indicato la via per far incontrare it-pop e pop-rap, come fatto anche da Carl Brave e Franco126 nello stesso periodo. Replicare quella magia non è stato facile, tanto che ha optato per un ritorno all’hip-hop con l’album “Volare” (2022). Per questo “Lovebars” fa coppia con Frah Quintale, attivo da più di dieci anni ma affine al Coez di “Faccio un casino” almeno dai tempi di “Regardez moi” (2017), che in realtà anticipò di pochi mesi quell’ibrido it-pop-rap. Anche lui ha faticato a riprendersi dal successo dell’album e dei singoli, disperdendo la creatività nel doppio “Banzai” (due volumi tra 2020 e 2021). L’idea di mettersi insieme per un album a quattro mani potrebbe portare due vantaggi: ristabilire la direzione della carriera di entrambi; compensare le debolezze progettuali grazie allo sforzo congiunto.

Il singolo estivo “Alta marea” ha già presentato la formula, tra tormenti sentimentali e dolce malinconia, all’insegna di un pop con dosi omeopatiche di rap. Il ritornello appiccicoso e cantilenante non è esattemente qualcosa di nuovo e anche il pubblico è rimasto abbastanza tiepido: mentre il frullato
kitsch “Disco Paradise” di Fedez-Annalisa-Articolo 31 vola oltre i due platini insieme al revival di “Italodisco” dei The Kolors, rincorrendo il triplo platino della filastrocca erotica “Mon Amour” di Annalisa (sempre lei), loro si devono accontentare, per ora, di un disco d’oro. Se il trionfo di pubblico è rinviato, il problema più grave è il resto della scaletta, parca di sorprese e coraggio.
Il pop-rap drammatico di “Era già scritto” sbiadisce rispetto a quanto ascoltato recentemente dalla
Lovegang, ed è comunque più creativo di canzoni di depressione radiofonica come “Terra bruciata” e vignette di disillusione sentimentale con elementi chipmunk-soul (“Lovebars”) o r’n’b (“Vetri fumè”) o vagamente ska (“Che colpa ne ho”). Peggio ancora quando l’arrangiamento s’ingolfa tra archi e distorsioni (“Fari lontani”) o quando si tenta di coprire la distanza con il cantuatorato, nel folk-pop-rap per autotune di “Aspettative”.

Nella dozzina di brani in scaletta l’equilbrio migliore è forse quello di “Local Heroes”, che ritorna a un più semplice racconto di se stessi impreziosito dalla produzione tradizionale di Bassi Maestro. Si può gioire del fatto che abbiano evitato di piegarsi alle ormai ritrite soluzioni trap e reggaton, ma è un sollievo che dura assai poco se, al posto del
sound di moda, si sostituiscono idee ricicciate. Per essere scritto da due artisti cresciuti nel mondo hip-hop, è imperdonabile il numero esiguo di versi che si fanno ricordare.

10/09/2023

Tracklist

  1. Era già scritto
  2. Terra bruciata
  3. Lovebars
  4. Fari lontani
  5. Alta marea
  6. Vetri fumè
  7. Local heroes
  8. Che colpa ne ho
  9. Dm feat. Guè
  10. Una luce alle 03:00
  11. Se esiste un Dio
  12. Aspettative


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