Oggetti volanti non identificati, corpi celesti e influenze astrali hanno sempre occupato un posto di rilievo nello sguardo dei Django Django. Nella loro nuova avventura discografica, "Off Planet", consacrano allo spazio cosmico un'intera opera, composta da quattro distinte sezioni dedicate ognuna a un pianeta. Le prime tre parti sono state rilasciate come Ep nel corso dell'anno, mentre l'ultimo capitolo è stato integrato nell'album finale. La forma destrutturata dell'album consente al quartetto inglese di affrancarsi da qualsiasi problema di uniformità stilistica e di creare la sua opera più sperimentale ed eclettica.
Per realizzarla, gli inglesi imbarcano un equipaggio eterogeneo, includendo collaborazioni assai variegate. In "Complete Me" arruolano Self Esteem in un'insolita veste di cantante dance. L'elettronica utilizzata, con i suoi ritmi allegri e spensierati, si rende perfetta per essere suonata nei live club. Ancora più riuscita è la commistione fra funk e world beat nella multiforme "Galaxy Mood", cantata dall'artista sudafricana Toya Delazy. Più monocordi appaiono invece le tracce in cui si prediligono atmosfere contemplative e misurate ("Lunar Vibrations", "Dead Machine"), seppure impreziosite da voci raffinatissime (Isabelle Woodhouse, Stealing Sheep).
L'impressione generale è che i Django Django utilizzino i contributi degli altri artisti per analizzare l'impatto della loro esplosiva miscela di synth-pop in scenari differenti. In "Hands High" irrompe l'hip-hop con le strofe sincopate di Refound che hanno un effetto del tutto differente dalle analoghe sonorità in variante nipponica cantate da Yuuko in "Don't Touch That Dial".
Per un gruppo che ha fatto dell'universalità e della commistione la sua ragion d'essere, è una boccata d'aria fresca non doversi preoccupare di annodare un filo conduttore comune fra i brani, potendo, al contrario, ridefinire il sound sfruttando le vaste praterie offerte dalla struttura tentacolare ideata.
In una sorta di brainstorming musicale, i Django Django buttano dentro pop, dance, blues, house, big beat e techno. Nei numerosi episodi in cui la band inglese è supportata da altri artisti, "Off Planet" appare come una sorta di funambolico gioco di imitazioni dove le interazioni non offrono semplicemente una nota di colore, ma rappresentano il collante utilizzato per tenere insieme le diverse parti.
È innegabile però che, specialmente quando la band suona da sola, il risultato non sia sempre all'altezza della sua storia. Molti brani risultano blandi riempitivi e non esercitano la consueta attrazione, come se fossero suonati da una lontana galassia. In ogni sezione vi sono però anche dei momenti brillanti che mostrano come Maclean e compagni riescano facilmente a inglobare nel loro sound trascinanti groove elettronici in stile house ("Dumdrum"), dance ("Slipstream", "Osaka") o retro-indie-pop ("Come Down").
Talvolta, potrebbe risultare faticoso farsi strada fra l'enorme mole di canzoni che sono state inserite all'interno di "Off Planet", ma la fantasia e l'approccio giocoso dei Django Django alla musica non sono mai banali e meritano la giusta attenzione.
05/07/2023