Marduk - Memento Mori

2023 (Century Media)
black metal

Se nel titolo e nelle tematiche del recente “Memento Mori” dei Depeche Mode, l’inevitabile fine suggella comunque un percorso da vivere fino in fondo (cercando soprattutto di non perdere mai di vista le gioie del presente), nell’omonimo album dei Marduk la morte viene celebrata e portata in trionfo attraverso un immaginario inesorabilmente macabro. C’è poco da scherzare, è pur sempre black metal nella sua forma più nera e integralista possibile.

Per la band svedese, le epoche del passato sono intrise di sangue e di orrori indicibili (pensiamo a “Nightwing”), il principio di un viaggio inesorabilmente crudo e violento destinato a mietere vittime su vittime (nel must “Panzer Division Marduk” o nei più recenti “Frontschwein” e “Viktoria”, è la Seconda Guerra Mondiale a spazzare via ogni flebile raggio di speranza). Si combatte furiosamente, si sputa veleno, ma la grande danse macabre (citando il titolo di un altro album) non concede mai pietà: con la falce in una mano e la clessidra nell’altra.
I Marduk ripartono dunque in maniera spietata, regalandoci probabilmente il loro miglior disco della seconda fase, quella con Mortuus dietro al microfono, subentrato a Legion all’inizio del 2004. C’è da dire che l’influsso funesto dei Funeral Mist (gruppo ancora attivo da cui proviene il succitato vocalist) oggi è più forte che mai, ma in generale “Memento Mori” ha dalla sua dieci brani dannatamente ispirati, a cominciare dalla micidiale tripletta iniziale dove ogni riff suona come una vera e propria minaccia alla nostra incolumità. Strafottenza e nichilismo a palate, perché - come recita il testo della title track - il tuo unico diritto di nascita è un buco nel terreno!

“Shovel Beats Sceptre”, scelta come secondo singolo dopo le lacerazioni estreme di “Blood Of The Funeral”, imbocca la strada del midtempo, con tanto di campane che scandiscono l’ennesimo funerale. Dopotutto, in Svezia, ne sanno qualcosa di partite (a scacchi) con la morte, basta rivolgere lo sguardo al cinema di Ingmar Bergman (lo ha fatto anche Anton Corbijn, guarda caso, per i Depeche Mode).
La danza macabra non finisce di certo qui, poiché nel corso di questi abbondanti quaranta minuti, le cartucce non sembrano mai esaurirsi: tra i brani più significativi, spiccano “Charlatan” e “Coffin Carol” (ancora devastazione di rara efficacia), oltre alla conclusiva “As We Are” (un commiato dalle stranianti aperture melodiche in cui è possibile ascoltare alcune frasi pronunciate dal compianto Lars-Göran Petrov, storico cantante degli Entombed scomparso prematuramente nel 2021).

La morte, da oggi, ha una nuova scintillante colonna sonora. Merito dei Marduk e del loro sorprendente ritorno.

04/09/2023

Tracklist

  1. Memento Mori
  2. Heart Of The Funeral
  3. Blood Of The Funeral
  4. Shovel Beats Sceptre
  5. Charlatan
  6. Coffin Carol
  7. Marching Bones
  8. Year Of The Maggot
  9. Red Tree Of Blood
  10. As We Are

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