A otto anni dalla prima collaborazione – nonché esordio per il duo torinese - tornano a intersecarsi le traiettorie sonore degli Ozmotic e di Christian Fennesz, confluendo in un nuovo tassello condiviso che sintetizza in una formula parzialmente rinnovata l’affinità di vedute alla base di una connessione artistica profonda. Stimolato da un confronto sulla percezione variabile dello scorrere del tempo, sulla comune esigenza di contraddire la frenesia contemporanea a favore di un agire ponderato, l’album ha trovato ulteriore linfa dal momento storico in cui è stato messo a punto, divenendo a tutti gli effetti un prodotto del periodo pandemico.
La ricerca di un equilibrio virtuoso tra sorgenti acustiche ed elettroniche permane l’indirizzo principale della ricerca del progetto di Simone Bosco e Riccardo Giovinetto, spinta qui verso un confronto meno conciliante tra gli opposti, a favore di una compenetrazione che accoglie e rende peculiare un contrasto tra le fonti sempre minuziosamente controllato. Armonie sintetiche di ampio respiro, immerse in un incessante coagulo di interferenze e risonanze percussive, disegnano movimenti melodici sinuosi squarciati dall’azione corrosiva della chitarra, le cui partiture taglienti spingono il suono verso quelle ascese di grande intensità spesso messe in scena dal seminale compositore austriaco. E se “AirEffect” risultava fin troppo asettico, è proprio la capacità di innescare moti emozionali tracimanti, alternati a stati di quiete straniante, a rappresentare l’elemento di maggiore pregio di “Senzatempo”.
Questa dualità costante assume nelle quattro tracce forme cangianti, cristallizzandosi nell’onirico moto ondoso della title track per tramutarsi in un incedere scintillante quanto ruvido nella successiva “Floating Time”, trovare l’apice atmosferico nel ribollio malinconico segnato da pulsazioni profonde di “Motionless” e infine approdare nelle due sezioni di “Movements I – II”, all’insegna di una staticità apparente, gravida di tensione strisciante, che sfocia in un terminale glitch/noise contraddistinto da un pattern ritmico frammentario.
A prescindere dalla costruzione e dall’esito formale di ogni singolo itinerario, a dominare è una complessità compositiva curata fin nel singolo dettaglio, frutto di due approcci distintivi fusi in un insieme altamente evocativo e coinvolgente. Senza ombra di dubbio la migliore risultanza di una sinergia che – fortunatamente - continua a rinnovarsi.
28/04/2023