Ron Gallo

Foreground Music

2023 (Kill Rock Stars)
garage-psych

Per gli adepti del culto garage-psych, in astinenza per l'insolita pausa discografica dell'altrimenti iperprolifico Ty Segall (o solo parzialmente soddisfatti  dall'ultimo Cory Hanson, apprezzabile ma a tratti fin troppo classic-rock) è il momento di recuperare "Foreground Music", ultima fatica di Ron Gallo uscita il marzo scorso per la storica etichetta Kill Rock Stars. Il musicista di Philadelphia rappresenta la perfetta alternativa ad artisti già di per sé alternative, il tipico outsider poco conosciuto ma da non sottovalutare, in particolare nell'album in questione.

Parte "Entitled Man" e subito si immaginano i Rolling Stones più combattivi di fine anni 60 trascinati di peso nel '77, agghindati in sdrucite fogge punk e imbottiti di fuzz alla dinamite; l'alta tensione elettrica pervade anche la folle "At Least I'm Dancing" non proprio l'ennesima variazione sul ritmo alla Bo Diddley, bensì quella definitivamente freak-out, trucidata da riff attorcigliati e affilatissimi e scossa da urla stile anthem hardcore, alternate a momenti di quiete apparente.
Se il tripudio sixties di "Anything But This" è puro freakbeat dal retrogusto lisergico, la componente psichedelica che pervade buona parte dell'album si esplica in modo più marcato in "Vanity March", inizialmente impigrita da un'abulia barrettiana per prendere successivamente il vigore del primo Mikal Cronin, unendo idealmente diverse generazioni psych-pop.
Al di là dei suoni distorti o visionari, Ron Gallo si muove anche su orizzonti più distesi e introspettivi, degni di cantautori apprezzati come Kevin Morby ("Yucca Valley Marshall"), attraverso ballate dallo stanco passo di un Neil Young provato da qualche spinello di troppo ("Big Truck Energy" e "I Love Someone Buried Deep Inside Of You"), pur alternandole a brani più scanzonati come "San Benedetto" un bubblegum di matrice weird degno dei Black Lips più ludici.

Se la girandola impazzita dei suoni, tra sprazzi garage-rock e psichedelia scalcinata, assalti sonici e momenti di stasi, colpisce con la musica in primo piano (come da titolo), questa si interseca perfettamente con le liriche che lungo i brani delineano il profilo psicologico del nevrotico contemporaneo, come l'impasticcato della title track che si pone quesiti al limite dell'assurdo, una sorta di twenty first century schizoid man incapace di venire a patti con la realtà, rivolto a una continua introspezione idiosincratica, spezzata solo dall'incubo distopico quasi Suicide degno di un pamphlet della controinformazione ("Life Is A Privilege? (Interlude)"), componendo un quadro non certo idilliaco ma stemperato da una costante ironia (spesso nera), una delle armi capaci di affrontare, se non trascendere, il disagio dei nostri tempi, insieme ovviamente alla musica, in questo caso davvero godibilissima.

16/09/2023

Tracklist

  1. Entitled Man
  2. Foreground Music
  3. At Least I’m Dancing
  4. Vanity March
  5. Yocca Valley Marshall
  6. San Benedetto
  7. Can My Flowers Even Grow Here
  8. Big Truck Energy
  9. Life Is A Privilege?
  10. Anything But This
  11. I Love Someone Buried Deep Inside Of You
  12. Anything But This (JB version)






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