Quanti dischi come questo abbiamo già sentito, negli ultimi mesi? "Days" e "Smoke Ring For My Halo", nonché "Sun & Shade" e "Castlemania" (Thee Oh Sees), sono ancora lì nel mucchietto di fianco al giradischi, o nella playlist delle cose "da ascoltare", e si è già presi dall'esordio tumultuoso e voluttuoso di questo giovane frequentatore della scena surf-punk della Orange County, già bassista e cantante dei Moonhearts.
Col piglio e la convinzione con cui è suonato questo disco, non vale davvero la pena di addentrarsi nella storia della composizione di "Mikal Cronin", avvenuta nel giro di un mese, il registratore a nastro come confessore dell'isolamento scolastico di Mikal.
La Trouble In Mind e, nella fattispecie, Ty Segall - che suona la batteria in alcune delle tracce - hanno adottato senza indugio le prime canzoni del Nostro, un'esaltante sbornia musicale che va agli albori del surf-pop e lo ripropone filtrato dallo stile alla Kurt Vile del Nostro ("Apathy") e dal fuzz ora soverchiante (quasi viene in mente il wall of sound dei primi Oasis in "Green & Blue") ora appena percettibile (i Feelies di "Again & Again") del sound imperante oggi.
La colonna dorsale del disco è costituita dal ritmo sincopato di ascendenza psych-garage - i Black Angels di "Get Along" o i Black Rebel Motorcycle Club provvisti di tavola da surf di "Gone" - proposto con arrangiamenti mai ripetitivi o abbozzati (straordinario il finale punk con assolo di flauto della traccia iniziale) e scorci melodici davvero notevoli - i Beach Boys di "Is It Alright", o la più beatlesiana "The Way Things Go", rielaborazione allucinata e cacofonica, alla Blur.
Un disco insomma perfettamente calato nella realtà in cui è stato concepito, ma con spunti di personalità e accorgimenti compositivi che lo distanziano già da band dalla carriera ben più importante di quella di Cronin. Un disco compatto, coeso, dallo sviluppo coerente come ormai raramente capita: ritmo spezzato a metà dalla armonizzazione all'organo della tautologica "Slow Down", parapiglia finale con "The Way Things Go".
Mikal Cronin gioca bene le sue carte, senza esaurire le cartucce dopo i primi colpi. Anche chiamando in causa tutta la severità possibile, è difficile chiedere di più a un esordio.
28/10/2011