Sprain

The Lamb As Effigy

2023 (The Flenser)
post-rock, slow-core, noise-rock, drone

I can't sing if you're looking at me
E' bene sfuggire subito alla tentazione di mentirvi: "The Lamb As Effigy" è quello che in gergo si dice un mattone, che richiede pazienza e impegno. Le dimensioni colossali, con due brani oltre i 24 minuti, sono solo l'aspetto più lampante, perché all'ascolto è soprattutto il tormento emotivo del cantante Alex Kent, un Isaac Wood più teatrale e inquieto o un Alasdair Dunn tramortito dal dolore o un erede dell'ultimo Scott Walker, a guidarci verso una notte impenetrabile. A fungere da paesaggio sonoro di questo tuffo nell'abisso gli altri cinque musicisti costruiscono e demoliscono un mostruoso post-rock, rumoroso e imprevedibile, che può citare con naturalezza Glenn Branca o gli Slint, gli Swans o gli Ashenspire.

"Man Proposes, God Disposes" apre con un quadretto cameristico, fa crescere la tensione con chitarre elettriche inquietanti prima di farci schiantare contro un muro di rabbia e rumore, ricomponendosi dopo in un caotico noise-rock zoppicante. Ormai deragliato sotto la spinta della rabbia, il brano s'impenna in un'ascensione devastante prima di scivolare in uno slowcore thriller, che esaspera i contrasti piano-forte dei Codeine. La ferocia di Kent guida "Reiterations", un altro slowcore torcibudella, con fiammate d'intensità estrema dominate da fischi e distorsioni; una più umana malinconia nell'ultimo terzo prepara per il pulviscolo sonoro che apre "Privilege Of Being", un mantra da Swans, graffiato da atroci bave cacofoniche e chiuso da archi melodrammatici. Tutto questo in preparazione di "Margin For Error", il primo colosso di oltre 24 minuti: una trenodia d'organo, lo strumento fondante del brano, è animata da droni assordanti e dalla salmodia intonata da Kent al rallentatore; nel dipanarsi, tragica e spaventosa, incontra turbini free-jazz e nella seconda metà costruisce su questa feroce intensità una sinfonia vertiginosa per chitarre elettriche e batteria vorticante, apice dell'album e capace di stordire timpani e cuore per la sua forza tragica.

Sarebbe l'ideale finale di un album già ambizioso e creativo, che decide di strafare con altri due brani estesi: "The Commercial Nude", che fonde un folk depresso a glitch elettronici per imbastire un canto drammatico ora più composto, da fare esplodere in un nuovo climax post-rock; "The Reclining Nude", che usa come colonna portante un pianoforte rassegnato per iniziare un altro tormentato e straziante show di Kent, sostanzialmente esaurito dopo sei dei suoi 13 minuti e quindi lasciato a cullarsi, fin troppo, dal piano e non trovando neanche nella bagarre noise-rock un motivo che giustifichi la sua prolissità, aggravata dal fatto che manca ancora mezz’ora alla fine dell'album.

La breve "We Think So Ill Of You", altro alternarsi di quiete e tempesta da infarto, prepara al gran finale di "God, Or Whatever You Call It", il punto d'arrivo di questa caduta libera nella disperazione: il tormentato, intensissimo e assordante inizio, poi incanalato in un post-rock informe, si riduce a sussurro turbato da laceranti assalti cacofonici, turbinando verso un altro climax devastante che con grande suspense è preparato dalla band con nuove impennate free-jazz, droni e vertigini chitarristiche e che si concretizza intorno all'undicesimo minuto. Dopo, però, si chiede all'ascoltatore la pazienza di ripartire da sparuti rintocchi di chitarra e da un lamento di Kent per imbarcarsi nella sezione più terrificante e teatrale dell'album, uno psicodramma che è il definitivo rituale di autolesionismo emotivo del cantante, il quale dà fondo a ogni tremito, lamento, singhiozzo e balbettio ripetendo ossessivamente solo "I can't sing if you're looking at me". La coda malinconica non stempera granché l'impressione di aver assistito al suono di un'anima che muore.

Già con "As Lost Through Collision" (2020) i losangelini Sprain avevano dimostrato di poter rinnovare lo slowcore, iniettandovi un afflato tragico e un'irrequietezza post-hardcore e aggiungendo un debole per i droni ("Everything"). Con "The Lamb As Effigy" quelle intuizioni sono portate alle estreme conseguenze in un album di quasi 100 minuti che ripaga l'ascoltatore (molto) paziente con momenti di disturbante potenza. È reso meno accessibile, ma comunque non guastato nella sua grandiosità, da qualche lungaggine: il biglietto da pagare, in quest'epoca di musica liquida e a costo (quasi) zero per ascoltare uno degli album rock del 2023.

15/09/2023

Tracklist

  1. Man Proposes, God Disposes
  2. Reiterations
  3. Privilege of Being
  4. Margin for Error
  5. The Commercial Nude
  6. The Reclining Nude
  7. We Think So Ill of You
  8. God, or Whatever You Call It


Sprain sul web