Registrata nei mitici studi canadesi Hotel 2 Tango, l’opera prima di Farah Kaddour è una trascinante e impetuosa rilettura della tradizione folk araba.
La ricercatrice accademica e musicologa libanese concentra la propria attenzione sul buzuq, un liuto a manico lungo legato al bouzoki greco e al saz iraniano e turco, la cui origine viene collocata nell’antica Persia, uno strumento dall’innata attitudine all’improvvisazione, solo di recente diventato oggetto di studi accademici per la sua riconosciuta influenza sulla tradizione popolare e classica della musica araba.
“Badā” è un album più incline alla sperimentazione che a una convenzionale stesura tradizionale e classica. Il virtuoso fingerpicking di Kaddour offre un’articolata esplorazione di timbriche taglienti e tonanti, che si sbriciolano e si rigenerano in una vorticosa sequenza di intuizioni armoniche e ritmiche (“Khuzama”).
Con colta padronanza, Farah Kaddour prende per mano le radici folk, intingendone la potenza melodica in un’ipnotica e furiosa escursione tecnica che mette insieme fingerpicking e strumming (“Taraddud”) e rispolvera un’antica composizione nordafricana (“Bulbul El-Afrah”) spogliandola dell’epica bellezza originaria per una rilettura vibrante ed energica.
Il buzuq è comunque uno strumento non facile da approcciare: il complesso sistema di tasti mobili e un'accordatura al limite della perfezione ne rendono ardua l’interazione con strutture musicali articolate, ma l’ambizione e la consapevolezza tecnica di Kaddour non conosce limiti. Dopotutto il suo passato è contrassegnato da una vivacità e una versatilità interessanti: ha militato in una formazione rock libanese, i Sanam, si è esibita con Hans Joachim Irmler dei Faust, ha studiato musica classica araba sotto la guida di Mustafa Said. Un curriculum che le consente di intercettare scale prive di schemi ritmici e melodici, come il maqam arabo, e di creare pagine di inafferrabile bellezza (“Mad Ou Jazr”), per un’opera discografica decisamente unica.
03/11/2024