Ches Smith

Laugh Ash

2024 (Pyroclastic)
avant-jazz, nu jazz

Le frontiere del jazz sono popolate da sempre da personaggi dotati di una curiosità smisurata, compositori ed esecutori capaci di muoversi in ogni ambito senza imbarazzi e ritrosie, riportando a casa spunti utili per nuove eccitanti avventure. Folgorato sulla via del vudù, batterista di spicco della scena sperimentale newyorkese e per anni nell'organico degli Xiu Xiu, Ches Smith è l'epitome del musicista-alchimista, figura capace di spingersi volta per volta oltre ogni consuetudine, di giocare su superfici diverse, mostrando allo stesso tempo un incredibile spirito di adattamento. Se questo significa rinunciare anche al dato fondante della propria identità esecutiva, ben venga.
Pressoché privo dei creativi tratteggi ritmici della sua batteria, “Laugh Ash” è affare ben più elusivo e polimorfo, materia che il compositore traduce in passaggi densi di carattere e ironia, assieme a un affiatato ensemble di avanguardisti/improvvisatori tra i più in vista nella scena (sono della partita la flautista Anna Webber, il trombettista Nate Wooley, il sassofonista James Brandon Lewis). Perché niente è più sorprendente di una risata improvvisa.

La batteria quasi non si sente, si è detto. Anche così non è che il disco manchi di conduzione e direzione ritmica: in parte gestito attraverso l'impiego di drum machine e un'accurata programmazione elettronica (tale da spingere gli intenti dei brani verso una sensibile rotta nu), in parte affidato all'estro dell'organico (le tastiere e il basso di Shahzad Ismaily a disegnare notevoli groove), quanto si apprezza nell'album dà l'idea di un sofisticato funk da camera, intricato e selvaggio e allo stesso tempo intriso di uno specifico senso del mistero. Un pugno di velluto, che Smith assesta col sorriso stampato sul volto.
Basta prendere alcuni dei titoli, che tutto identificano fuorché il contenuto del brano. L'ouverture “Minimalism” si rivela tutt'altro che minimalista, coi suoi break da producer hip-hop consumato a sottolineare gli slanci vocali di Shara Lunon, prima che il trio d'archi entri in campo con fare da rabbiosa punk-band. “Disco Inferred”, dal suo canto, non riporta alla mente le atmosfere luccicanti dello Studio 54, piuttosto preferisce muoversi in asincrono sopra un groove distorto, lasciando che flauto e tromba improvvisino in piena libertà, prima che l'insieme individui un disegno compositivo non troppo lontano da quanto attuato da Steve Lehman con i suoi Sélébéyone.

L'elemento hip-hop già in precedenza menzionato riveste d'altronde un'importanza capitale nell'economia del lavoro: quando è esplicitamente richiamato, diventa catalizzatore di imponenti monumenti alla dissonanza (le rapide vignette di “Remote Convivial”, strutturate su bruschi passaggi glitch e fervidi commenti di basso, il boom-bap asimmetrico via Medio Oriente di “Shaken, Stirred Silence”). Quando agisce più in profondità, è l'influenza sotterranea che dona i suoi spigoli a fosche poesie urbane, puntellate da vispi commenti funk di sassofono (“Sweatered Webs (Hey Mom)”).
Anche a non prendere spunti dall'universo rap, l'elettronica agisce comunque da primattrice, dota di un'aura asciutta segmenti da opera contemporanea (“Winter Sprung” e la sua sparsa recitazione), oppure piroetta sopra minacciosi droni d'archi, minaccia incombente che clarinetto e tromba interpretano con fare sardonico, in un divertito quanto imprendibile scambio di cortesie (l'attitudine quasi disneyana che giunge in coda a “Unyielding Daydream Welding”).
Si giunge sul finale, e l'imprevedibilità regna ancora sovrana: se per due terzi di durata “Exit Shivers” rappresenta un'inquietante veduta dal taglio doom-folk, dopo che il silenzio ha divorato tutto, fa presto a cambiare d'abito e risolversi in un tripudio da camera in piena regola. Perché una risata avrà sempre l'ultima parola.

Fantasista sopraffino, creatore provetto, Ches Smith scarta di lato e consegna una delle sue prove di maggiore pregnanza, sì densa ma anche dotata di appropriati sfiatatoi, tali da espellere tutta la seriosità di troppo. Avanti tutta, verso la prossima battuta di spirito!

20/09/2024

Tracklist

  1. Minimalism
  2. Remote Convivial
  3. Sweatered Webs (Hey Mom)
  4. Shaken, Stirred Silence
  5. The Most Fucked
  6. Winter Sprung
  7. Disco Inferred
  8. Unyielding Daydream Welding
  9. Exit Shivers

Ches Smith sul web