Dal 2017 a oggi dieci album per due pentalogie completate. Questo senza contare gli svariati mix, le versioni alternative, i pezzi sciolti e chissà quanto altro. Ci siamo abituati da tempo, ma i numeri produttivi della fattucchiera più zelante della Rete non possono che suscitare un assoluto timore reverenziale, a maggior ragione visto che sono abbinati a una ragguardevole qualità media. Ultima installazione di una cinquina di dischi partita solo tre anni fa col secondo capitolo di “Makin' Magick”, “Hex” ne chiude il percorso presentandosi come una delle raccolte più complesse e sofisticate di DJ Sabrina The Teenage DJ, ponendosi sempre al servizio di sua maestà la house ma con un dinamismo e un senso dell'opportunità che gettano nuovamente ponti verso lidi insoliti.
Ben più compatto del suo diretto predecessore (solo due ore rispetto alle quattro di “Destiny”), il lavoro si muove in una dimensione che ha davvero del trionfante; nell'economia di una discografia comunque capace di personalizzare ogni uscita, non si avrebbe difficoltà a definire questo come il progetto più anthemico della producer.
Complessità, si diceva sopra: se è vero che i progetti firmati DSTTD non sono mai stati volutamente una passeggiata, anche e non solo a causa della loro eccezionale dimensione, nondimeno quest'ultimo progetto saggia a dovere la tenuta della house proposta, nella misura di una baldanzosa miscela di spunti ed elementi, che spostano il baricentro verso marcature psichedeliche e convinti scenari cinematici, come mai prima d'ora. A ballare si balla, non si ha problemi a spostare indietro le lancette verso una paradigmatica epica di fine millennio, come si è sempre fatto sin dai tempi del debutto, eppure il cuore nostalgico dell'avventura di DJ Sabrina qui inciampa su fortunate aperture drum'n'bass alla Roni Size, contrassegnate da fughe di flauti e brillanti cascate di synth (“This Station”, capace di riempire un palazzo intero), puntare sul pedale dell'acceleratore fornendo una visione collaterale della bubblegum di venticinque anni fa (“Come Find Out”), mascherare l'euforia tra astuti campionamenti bushiani e fini crescendo di colore (“Deep Down”).
In neanche mezz'ora e l'universo più magico dell'elettronica si scopre esso stesso stregato, a osservarsi nuovamente da prospettive diverse.
Tale sortilegio non rimane comprensibilmente in filigrana, per l'appunto si esprime a piena voce, sfruttando cori e agganci melodici di grande richiamo (la magniloquenza di “You('ll Always) Own My Heart”) oppure adattando il classico DJ Sabrina-sound alla volta di poderose ascese emotive (“Nobody'll Ever Know”).
Tutto può tornare utile, se consente al lavoro di chiudere la pentalogia con fare trionfale, rivelarsi nell'esultanza di un incantesimo che tutto irretisce e tutto imprigiona, anche nei radi momenti di distensione.
La cassa dritta della producer si mantiene sempre vigile, padrona del proprio destino, abile nel districarsi tra consuetudine ed eversione, puntare al mistero (i bassi lontani di “Seraph”) prima che echi francesi animino di nuovo la serata (“Karnival”). Quel che si evidenzia ancora una volta è la straordinaria tenacia, il carattere di una proposta che riesce a rivitalizzarsi con sorprendente velocità, a trovare sempre nuovi viatici per non perdere di tono e freschezza. Se questa non è una magia...
29/11/2024