Per i bavaresi Kanonenfieber la Prima guerra mondiale è un orrore infinito. La catastrofe primordiale, per dirla con il titolo di questo loro secondo Lp.
Con tale premessa, appare chiaro che il quintetto black e death metal tedesco non potesse aver esaurito la sua urgenza espressiva dopo un solo disco - "Menschenmühle" del 2021. Del resto, a essere inesauribile è proprio la sua fonte di inspirazione: le testimonianze della WW1, che siano esse lettere dal fronte di giovani soldati o dettagliati rapporti militari, costituiscono un vero e proprio pozzo senza fondo di terrore e disperazione.
La coerenza stilistica e della mission dell'operazione tra i due dischi viene ribadita non soltanto dalle liriche di "Die Urkatastrophe", ma anche dalla scelta di una copertina tematicamente e cromaticamente collegata a quella di "Menschenmühle" (del disegnatore ungherese d'epoca Mihály Biró), con lo scheletro mefistofelico di un ufficiale dell'esercito intento a macinare le reclute in un tritacarne gigante - così come nell'artwork precedente ne faceva munizioni per cannoni.
Droni elettronici gracchianti, minacciosi slogan agli altoparlanti e le chitarre che prima sibilano e poi alzano muri di rumore annunciano la guerra nell'apertura intitolata "Grossmachtphantasie". Quando la sezione ritmica devastante e le chitarre death metal incendiano la susseguente "Menschenmuehle", una fuga dal campo di battaglia è già impossibile.
La batteria col doppio pedale e i riff blackened death continuano a non concedere tregua nella successiva "Sturmtrupp", dove però le pause atmosferiche danno spazio a toccanti arpeggi melodrammatici. Del resto, la melodia è una parte fondamentale della proposta dei Kanonefieber, spesso predisposti a ritornelli certamente estremi ma anche innodici e semplici da seguire (la teatrale "Der Maulwurf" e, ovviamente, la beffardamente patriottica "Waffenbrueder").
Innescata da un riff a singhiozzo, "Panzerhenker" è un tripudio di chitarre black metal e registri canori più vicini a ringhi e latrati che alla forma canzone. Si preannuncia, insieme all'epica "Lviv zu Lemberg", tra i momenti chiave dei futuri live della band in incognito - i Kanonenfieber si presentano infatti sul palco vestiti da soldati tedeschi della Prima guerra mondiale e con delle maschere nere che impediscono di identificarli, in una sorta di riuscito e angosciante omaggio al milite ignoto.
Disperata e da consumarsi con cuore in gola, "Ritter der Luefte" aggiunge immagini agghiaccianti al già ricco repertorio di flashback dalla guerra sciorinato nella prima parte della scaletta: corpi mutilati, bocche che anelano all'unica fonte d'aria di un bunker, corpi umani che strisciano come vermi tra le trincee, fango e sangue.
Incredibile ma vero, un disco di tale violenza ha debuttato al terzo posto della classifica generale tedesca; certo, un mercato abituato al metallo da Scorpions e Rammstein, ma comunque distante da tali estremismi sonici. È il segno tanto della qualità della proposta dei Kanonenfieber, quanto di una efficacia attigua a quella del romanzo storico, che racconta il passato per raffigurare un presente che forse gli è terribilmente vicino.
10/10/2024