Dietro il nome Meridian Brothers si cela Eblis Álvarez, autentico artista one-man band, autore e produttore nonché unico responsabile delle eclettiche e originali composizioni che il compositore colombiano condivide nella dimensione live con diversi musicisti: la formazione attuale comprende César Quevedo, Damián Ponce, Alejandro Forero e María Angélica Valencia.
Autentica punta di diamante della musica sudamericana ispanofona, il progetto Meridian Brothers da vent'anni dispensa un eclettico mix di tradizione e sperimentazione, abilmente contaminato da psichedelia, elettronica, reggae e afrobeat. Tropicanibalismo, salsa, cumbia, ma anche rumba, vallenato, poro, champeta e bullerengue: sono queste le fonti primigenie di una musica priva di confini e limiti creativi, elementi che l'ultimo album "Mi Latinoamérica sufre" conferma e amplia con una visione artistica peculiare e originale.
Dopo aver collaborato con una band messicana (El Grupo Renacimiento) e una colombiana (Conjunto Media Luna), Álvarez si cimenta con un vero e proprio concept-album, uno schema già sperimentato nel disco "Meridian Brothers & El Grupo Renacimiento". Questa volta non è un immaginario gruppo di salsa il filo conduttore del progetto, ma il malessere delle popolazioni latino-americane, il tutto filtrato dalle peripezie di Junior Maximiliano Terzo, personaggio fittizio dedito a uno stile post-hippy a base di droghe e musica popolare, obbligato alfine a scontrarsi con la dura realtà del mondo contemporaneo.
Introspettivo e stravagante nello stesso tempo, "Mi Latinoamérica sufre" si dipana tra dissertazioni filosofiche e stati paranoici, conciliando surrealismo, dissonanze e verve ritmica. Intrecci e riff chitarristici si fondono con un ricco e variegato insieme di groove e loop ritmici ed elettronici, che ancora una volta contraddistinguono con intelligenza e gusto la musica del musicista colombiano.
Che il centro creativo nodale del disco sia il ruolo della chitarra elettrica nella musica latino-americana è evidente già dal complesso insieme di ritmi e acrobazie strumentali di "Sé que estoy cambiando", primo atto di un disco affascinante, con il quale Eblis Álvarez esplora con maggior forza le connessioni tra musica colombiana e africana: si ascoltino in particolare i brani "Es mi nueva era" e "Quiero lo mejor para mi huayno". Tutto l'album è un susseguirsi di richiami e suggestioni sonore, che il compositore colombiano filtra audacemente attraverso il linguaggio della musica psichedelica, con esiti ora incantevoli ("Mi pregunta"), ora spregiudicati ("Mi acompañante"), ora aspri ("Todo se me desvanece y bebo mejorar").
Nostalgia del passato e voglia di vivere il presente agitano le acque dell'album. Questo continuo contrasto emotivo è alla base di quelle alterazioni musicali e vocali che animano alcune delle pagine più belle - la strana danza caraibica di "En el Caribe estoy triste" e la quasi twangy "Mis soledades" - il tutto abilmente mitigato dalle sembianze latin-pop di "Los latinos sufrimos".
"Mi Latinoamérica sufre" è un disco dal fascino apparentemente e volutamente effimero, un progetto da gustare con una buona dose di disincanto e ironia. La musica di Eblis Álvarez/Meridian Brothers è perennemente in bilico tra verità e finzione, tra vita e morte, tra passato e presente, tra impegno sociale e disillusione. Non solo uno specchio fedele della realtà dei paesi sudamericani ("Nazco bueno y la sociedad me corrompe"), ma anche un racconto quasi grottesco di un'umanità vittima dell'incomprensione e della sofferenza, scandito da sonorità ingannevolmente festose e da stranianti intuizioni artistiche: "Sono solo un essere umano, la società mi corrompe, sono un soggetto corrotto, sono già molto confuso, dal momento che sono molto vulnerabile, vado dal mio amico, dovrebbero risarcirmi e lasciarmi fare uno spettacolo. Sono nato carnefice umano leso nei diritti, allora mi dispero e la mia anima non è sostenibile, perché sono molto vulnerabile".
24/08/2024