Tre uscite discografiche sono state sufficienti a consacrare i Seefeel come band di rilievo degli anni 90, grazie alla loro capacità di proporre un suono multiforme, pieno di rimandi, ma impossibile da definire tout court. Inclusa da Simon Reynolds nel movimento post-rock, ispirata da shoegaze e psichedelia, incline a tessere trame atmosferiche e dosare pulsazioni con sapienza, la compagine inglese ha saputo creare un intreccio post/ambient/dub/techno sempre più rarefatto, proponendo un lessico costantemente riconoscibile, pur variando da tassello a tassello nel tono generale e nella forma scelta.
Chiusa l’esperienza nel 1996, il marchio risorge nel 2011 per volontà di Mark Clifford e Sarah Peacock – a cui si aggiungono Shigeru Ishihara/DJ Scotch Egg e Iida Kazuhisa/E-Da (Boredoms) – con la pubblicazione di un album omonimo pregevole, ma sono necessari ulteriori tredici anni di silenzio per arrivare a “Everything Squared”.
Va subito detto che i venticinque minuti e poco più del lavoro, a dispetto della esigua durata, ripagano ampiamente l’attesa. Senza far registrare particolari scossoni e cambi di rotta, i Seefeel dimostrano di essere ancora all’altezza, trasponendo il loro codice originario in una forma perfettamente attualizzata.
C’è maggiore cura negli incastri tra le parti e la produzione risulta maggiormente curata, offrendo una chiarezza e profondità del suono mai così evidenti.
È sostanzialmente Clifford a dirigere, con la Peacock – sempre facilmente accostabile a Elizabeth Fraser per il portato etereo privo di valenza lessicale – relegata a fornire soprattutto l’apporto vocale (fondamentale nella doppietta iniziale “Sky Hooks”-“Multifolds”) e Ishihara che contribuisce col suo basso profondissimo in due delle sei tracce.
Tra synth scintillanti, loop accattivanti e frammentazioni ritmiche, prendono forma nebulose sintetiche imparentate con l’Aphex Twin di "Selected Ambient Works Volume II" (“Lose The Minus”), ruvidezze di matrice ambient-techno autechriana (“Antiskeptic”) e compassate voragini ambient-dub venate di morbida oscurità (“End Of Here”).
Ammaliante in ogni sua declinazione, il flusso sonoro dettagliato e dalle sfumature cangianti si offre come traiettoria sensoriale totalizzante, capace di danzare flessuosamente tra ciò che è reale e pura immaginazione. Dopo oltre trent’anni, i Seefeel sono ancora necessari.
19/09/2024