Distopico, martellante, un'ansia palpabile che sembra il suono dell'apocalisse cibernetica, tra esplosioni di distorsione misurata e tonnellate di basse frequenze che, senza pietà, frantumano un paesaggio acustico meccanico e infuocato. Kevin Richard Martin non è certo nuovo a queste inclinazioni tetre, con una carriera trentennale che vanta progetti come Techno Animal, King Midas Sound e una miriade di altre entità sonore, un curriculum che farebbe invidia a qualsiasi veterano della scena elettronica. L'attitudine per un'industrial fluida e per le strade senza speranza di un futuro decadente è sempre stata centrale nella sua visione, e "Machines" non fa eccezione.
Questa è una raccolta, un insieme di cinque Ep pubblicati tra il 2023 e il 2024, delineati da drum machine grezze quanto possedute, bassline brutali e vicine alla dimensione metal. Dimentichiamoci, però, i fasti grime di "Skeng": qui, la materia sonora è di tutt'altro spessore. Con una forza bruta oltremodo muscolare, Martin tenta di incendiare i paradigmi dub, costruendo quella che sembra una futuristica dancehall per cadaveri, vicino a Extend di Milanese ("Buried (Your Life Is Short)") quanto a Mad Professor ("Possessed (The Light Of Shaka").
Il viaggio tra detriti bionici e spiriti meccanici ("Gutted (Human Filth)") risulta talvolta micidiale, ma in altre occasioni spiccatamente insipido, come se tutta questa ferocia si traducesse solo in autoreferenzialità. È difficile non rimanere perplessi da questa sensazione, soprattutto quando il calore sonoro è quantomeno ammaliante, progettato per i soundsystem più potenti e per l'ascoltatore più temerario.
Per quanto le considerazioni sulla brutalità creino un divertissement innegabilmente appagante, è raro che i temi, soprattutto quelli della prima metà dell'opera, lascino un segno duraturo, oltre l'alienante martellata ritmica e un'esperienza di oppressione inebriante. "Vertical (Never See You Again)" è una delle eccezioni, dove si intravede un'anima tormentata, ma in altri casi sembra che il prodotto rimanga sì vulcanico ma prolisso, un ululato di beat incandescenti che, in più casi, stimola più l'allontanamento per indifferenza che l'immergersi nella sua furia.
11/02/2025