Bob Mould è stato un pioniere della scena hardcore punk statunitense e non solo. Dai tempi degli Hüsker Dü ai Sugar, fino alla produzione da solista, i suoi riff e le sue parole incendiarie hanno segnato e accompagnato la vita di molti appassionati. Dopo cinque anni di silenzio, torna in pista con "Here We Go Crazy", un titolo che, conoscendo la sua profonda indole democratica, potrebbe essere scambiato per un commento sul nuovo corso della politica americana.
Tuttavia, rispetto al precedente "Blue Hearts" del 2020, il sessantaquattrenne Bob Mould sembra voler prendersi una tregua dalla lotta per fotografare, con la stessa inquietudine di sempre, la realtà in cui siamo immersi.
I can see forever in the rear view mirrorAnche il suo passato turbolento, segnato da un'infanzia difficile e dalle dipendenze, riaffiora in "Here We Go Crazy", riletto con la saggezza dell'età, tra la tentazione dell'isolamento e il desiderio di trovare conforto nella semplicità.
Don't let sadness get into our weary bonesAnche se i temi sembrano meno sanguigni, "Here We Go Crazy" picchia duro come Bob Mould ci ha spesso abituato a fare nella sua lunga carriera. Sono infatti presenti consistenti richiami agli Hüsker Dü nell'irruenza del serrato drumming di "Neanderthal", nella foga di "Hard To Get", nel vibrante incedere di "Sharp Little Piecer" o nell'assolo psichedelico di "I Need To Shine".
Don't let darkness take your soul
15/03/2025