Divus - Divus 3

Continuità di intenti ed evoluzione stilistica sono i due cardini attorno ai quali nasce e si sviluppa il progetto Divus. Iniziata nel 2017 con la pubblicazione del primo capitolo, la serie architettata da Luciano Lamanna e Luca T. Mai (Zu, Mombu, Traum) giunge al terzo capitolo, sviluppando ulteriormente un’attitudine alla sperimentazione in bilico tra pianificazione e improvvisazione. Come di consueto, la denominazione dell’album e delle relative tracce è progressiva, scelta che mette in chiaro la volontà di costruire un corpo sonoro coerente, anche se in questo caso formulato su basi ancor più distanti dai relativi ambiti di provenienza.

Un substrato elettronico mutante e le divagazioni libere del sax baritono costituiscono ancora la materia di base del duo, spinta qui verso la definizione di un territorio sonico ad alto tasso cinematografico, dichiaratamente debitore dell’immaginario poliziesco fantascientifico. “Blade Runner” è un riferimento dichiarato, più nella sua dimensione filmica che nella geniale corrispettiva parte sonora ideata da Vangelis. Quelli messi in atto da Lamanna e Mai sono ugualmente paesaggi postmoderni plumbei, definiti da modulazioni sintetiche che sanno dipingere fondali fumosi carichi di tensione (“E2”) e salire in primo piano sotto forma di algide trame pulsanti  (“F1). Il tutto offrendo costantemente lo spazio idoneo alla voce inquieta del sassofono, tra movenze riverberate da noir jazz (“E3”) e impennate free dirompenti (“F2”).

Meno cerebrale e orientato alla costruzione di un flusso narrativo d’impatto, “Divus 3” è di certo il tassello più convincente fin qui prodotto, capace di accogliere inattesi inserti ambientali – il canto del muezzin in “E4” – e trovare un equilibrio virtuoso uomo/macchina per dare vita a un notturno avvolgente in cui convivono, fondendosi in modo interessante, istanze differenti padroneggiate con chiara consapevolezza.

27/05/2025