Eiko Ishibashi - Antigone

2025 (Drag City)
art-pop, chamber-jazz

Agli inizi del Diciannovesimo secolo i due filosofi francesi Marc Bloch e Lucien Febvre sostituirono il concetto di belle arti con quello di bene culturale, un principio che racchiudeva l’idea che un’opera oltre a essere concepita come merce è soprattutto un'esigenza morale e spirituale, una vera e propria testimonianza di civiltà. Per Eiko Ishibashi ogni atto creativo è momento di pura spiritualità e affermazione artistica. Il nuovo album “Antigone” è l’ennesima pagina delle tante che ha disseminato durante una carriera ultraventennale, in gran parte condivisa con un altro dispensatore di gesti artistici totali: Jim O’Rouke.

La musica di Eiko Ishibashi è spesso definita come non catalogabile, ad onor del vero i lavori dell’artista giapponese sono sfuggenti, inafferrabili, imprevedibili, diversi ma comunque catalogabili. “Antigone” è un progetto che oltre a rielaborare le prime intuizioni pop, riprende l’estatica bellezza art-pop di “The Dream My Bones Dream”, arricchendola di ulteriori preziosi dettagli ed esperienze musicali. Per coloro che hanno dimestichezza con musicisti come David Sylvian, Talk Talk, Julia Holter, Angelo Badalamenti e certo jazz di casa Ecm, queste otto canzoni sono ulteriori variazioni sul tema perfettamente incastrate ed elaborate, con una molteplicità di idee e arrangiamenti che si fanno beffa della perfezione estetica per una più nobile e raffinata concezione di canzone.

Il groove sophisti-jazz alla Donald Fagen di “Coma” e l’articolata minisuite prog-folk dagli interessanti risvolti letterari di “The Model” rappresentano i due estremi entro i quali Ishibashi si districa con abile vena compositiva e strumentale, oltreché con una profonda conoscenza della materia, mescolata e alterata con un pizzico di surrealismo cosmico (l’artista giapponese ha in passato dichiarato ammirazione sia per i Genesis sia per Joni Mitchell). 
“Antigone” è un disco che dichiara i propri intenti già dalle prime note introduttive di “October”, un brano che tra accenni di psichedelia, tempi dispari jazz e magniloquenza orchestrale, tessuti di sintetizzatori e voci registrate in sottofondo, dà vita a una musica potente e visionaria; non sorprende quindi che la delicata ballata “Mona Lisa” suoni come una colonna sonora per un immaginario film inedito di David Lynch.
Quel che stupisce ulteriormente è la capacità dell’artista nipponico di mettere in sesto composizioni ricche ed elaborate, eppur essenziali nella loro struttura. Sono gli a volte impercettibili cambi di tono e di accordi i veri protagonisti delle canzoni (“Nothing As”), altre volte è l’estrema cura data a ognuno degli strumenti il centro nodale delle composizioni (“Continuous Contiguos”), nello stesso tempo la voce di Ishibashi è incantevole, al punto che sembra quasi impossibile che negli ultimi sette anni le sue incursioni discografiche siano state più inclini al commento sonoro di film e divagazioni ambient (“Drive My Car”, “Evil Does Not Exist”). 

In un anno già ricco di spunti rilevanti, è comunque difficile immaginare una pagina più toccante e intensa della title track, un chamber-pop adagiato su note eleganti di blues che ben rappresentano la drammaticità evocata dalla figura di Antigone, eroina simbolo di coraggio e fedeltà, valori che oggi risuonano come un monito per una generazione che sembra aver smarrito la speranza.

01/05/2025

Tracklist

  1. October
  2. Coma
  3. Trial
  4. Nothing As
  5. Mona Lisa
  6. Continuous Contiguous
  7. The Model
  8. Antigone




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