È difficile non leggere in "Who Believes In Angels?" un senso di commiato. Non un addio teatrale, ma il passo lento di chi, sopraffatto dai problemi di salute e ormai ritiratosi dalle scene, sa che il tempo si sta facendo sottile. Elton John, che un giorno prestò la sua voce a un'intera nazione per salutare per l'ultima volta con "Candle In The Wind" Lady Diana, ora, con "When The Old World Is Done With Me", la canzone che chiude questo album, sembra scrivere una sorta di auto-epitaffio. "Release me like an ocean wave, return me to the tide", canta, in un sussurro che pare dissolversi lentamente, come se stesse salutando non solo il pubblico, ma anche sé stesso.
Ma "Who Believes In Angels" non è solo un addio: è anche un ritorno alle radici, un atto di rinascita che guarda indietro per trovare nuova linfa. Lo si sente già nella scrittura musicale, dove pezzi come "The Rose Of Laura Nyro", omaggio alla cantautrice newyorkese, ci riportano alle atmosfere dei primi anni 70, con lunghi intermezzi che sfociano in momenti di puro prog rock con chitarre elettriche barocche e sfarfallanti. "Little Richard's Bible", invece, accende il disco con un pianoforte martellante che ci restituisce quell'energia da saloon urbano, grezza e irresistibile, che appartiene all'Elton John degli esordi.
Anche la forma del progetto riflette questo slancio di ringiovanimento del cantautore inglese, che non si pone più come il decano che ospita giovani leve (come nel precedente "The Lockdown Sessions"), ma firma un album alla pari con Brandi Carlile, astro ormai maturo della scena country e sua amica di lunga data. Il risultato sorprende: Carlile non solo regge il confronto con la leggenda, ma in più di un passaggio impone il suo stile - come nella vivacissima "Swing For The Fences" - o si prende l'intera scena, da sola, nella toccante "You Without Me".
C'è tutta l'ironia caustica di Captain Fantastic nella rilettura di "Never Too Late", tratta dall'omonimo documentario Disney: in questa canzone Elton John sembra non avere alcuna intenzione di scrivere la parola fine alla propria parabola artistica, e lo dichiara con un provocatorio e liberatorio "fuck off Heaven's Gate". Un'energia combattiva che riemerge anche nella inizialmente placida "The River Man", che sorprende esplodendo in un impeto di country e grinta.
La complicità con Brandi Carlile brilla in "Someone To Belong To", ballata pop dal passo misurato, sorretta da una scrittura essenziale ma ricca di sfumature emotive.
I due si alternano con grazia in un dialogo musicale molto ben bilanciato. L'album si dimostra come il frutto di un incontro riuscito tra due visioni affini e complementari e si impone come un lavoro maturo, capace di intercettare le sensibilità di un pubblico "adult oriented" senza mai suonare datato.
20/04/2025