L’impressione è che Il Pagante non ci stia praticamente più provando. La parodia del milanese edonista, caricaturale e autoironica, ha perso freschezza nel tempo e lo avevamo già notato con “Devastante”, tre anni fa. Da allora ha abbandonato il progetto Federica Napoli, così ora il trio è diventato un duo: Giordano “Eddy Veerus” Cremona e Roberta “Brancar” Branchini. I singoli dell’ultimo triennio sono l’ossatura di questo “FOMO”, un album che in realtà è una pretestuosa raccolta di vecchie hit sgasate e nuovi brani dimenticabili. Dodici canzoni per un totale di 31 minuti, da bere in quest’estate 2025 cercando almeno un po’ di leggerezza.
Il problema è che le idee sono poche e quasi tutte le troviamo in canzoni già pubblicate. L’iniziale Edm di "FOMO" sembra una “Faccio after” troncata a metà e con un terzo dell’esuberante energia kitsch: ironicamente, è un ottimo manifesto dell’album. Nonostante il titolo e il testo, l’hip-house di "Spingere" ft. VillaBanks, singolo già disco d’oro, manca del divertimento e dell’autoironia. Una boccata d’aria arriva con "Clamo" ft. Sillyelly, per l’ospite sopra le righe con voce filtratissima e per la citazione di Corona.
A nulla servono le chitarre funk nella pop-house di "Costa Smeralda", meglio quando riscoprono un po’ di creatività nel testo di "Poveri mai": “E adesso grazie a uno schema Ponzi/ Mangi pesce crudo in salsa ponzu”. Non saranno però alcuni versi a salvare una canzone altrimenti dimenticabile. Al contrario, un po’ meglio la produzione di "Cerveza" ft. Raffa FL, ma non è sufficiente, questa volta, un beat graffiato dagli ottoni.
Tentano anche un più riflessivo pop elettronico in "Milano Girls", quasi una parodia di Rkomi o Ernia, ma va molto meglio quando la produzione di Havoc & Lawn & ELYX per "La nuova tipa del mio ex" incendia una house bollente, degna di M¥ss Keta.
La vera hit di questo “FOMO” è il disco d’oro "Maranza" ft. Fabio Rovazzi, che campiona “Think About The Way” di Alexia e Ice MC del 1994 e si fregia di una produzione di Zef (già con Marracash, Ernia, Guè ecc.). Qua l’equilibrio tra immediatezza, parodia, autoironia e una certa creatività nei testi è di nuovo quella dei tempi migliori. Ci sono versi di adorabile trash quali:
Qui Il Pagante riesce a raccontare un fenomeno sociale, il maranza, con invidiabile precisione e una generosa dose di cattivo gusto. È un inno pseudo-celebrativo che nasconde una parodia: il tipo sociale in questione risulta ridicolo perché sta “con quaranta gradi col passamontagna” pur di non venir meno al personaggio che interpreta e alla fine “se passa la locale, scappa”. Persino Fabio Rovazzi (ma quanto è stato odiato a sproposito?), inserito in questo contesto, funziona alla grande: è probabilmente la persona che più si allontana dall’immagine aggressiva del maranza con “qualche piccola condanna” eppure finisce per aspirare anche lui a essere come questo nuovo tipo di zanza. Peccato che siano tre minuti su 31, e che poco altro meriti di essere inserito in una playlist di pezzacci da cantare senza pensieri nella prossima estate.Ora ho un sogno solo
Vorrei diventare come uno di loro
Un maranza con la tuta del Barça
Che gira per Milano in quattro sopra un SH
21/06/2025