Un album per sola voce e chitarra è di solito coinvolgente. Spesso rappresenta un momento di riflessione per l’artista, a volte è un escamotage per coprire un vuoto discografico, in altre circostanze è la completa messa a nudo di un autore, ed è questo il caso di “Foxes In The Snow”. Per
Jason Isbell si tratta della prima raccolta di canzoni post-divorzio. Il cantautore, orfano della musa ispiratrice nonché compagna d’avventura Amanda Shires, ha registrato tutto in soli cinque giorni nei famosi Electric Studios, in compagnia della fida e ottuagenaria chitarra acustica Martin. "Foxes In The Snow" è un prepotente ritorno alla composizione pura che gronda di bellezza e tristezza, una confessione a cuore aperto che si candida come il miglior album dell’ex-
Drive By Truckers dai tempi di “Southeastern”.
Inutile girarci intorno, queste undici canzoni sono un set intenso e commovente al pari di “
Woodland” del duo di Gillian Welch e David Rawling, e Isbell si guadagna un posto accanto ad artisti come
David Crosby,
Paul Simon,
John Prine e, perché no,
Bob Dylan. Facile liquidare “Foxes In The Snow” come il potenziale “
Nebraska” del musicista dell’Alabama ma, spiace dirlo, queste nuove composizioni di Isbell sono un set ben più potente del citato
must-album di
Bruce Sprintgsteen, undici poesie dai toni agrodolci che hanno tutte le qualità per emergere in qualsiasi contesto.
La semplicità offerta dal solo uso di voce e chitarra non è un espediente per nascondere una crisi d’ispirazione: la scrittura non è mai stata così decisa e tenace, basta il graffio dolente e vibrante di “Gravelweed” e il
mood alla
McCartney della splendida e sorniona
title track per apprezzare la notevole scrittura di queste nuove canzoni di Jason Isbell.
L’autore affonda le mani nelle viscere del romanticismo con arpeggi e parole che scivolano come colonna sonora di un romanzo d’appendice (“Eileen”), tiene desta l’attenzione dell’ascoltatore con storie d’amore e morte incorniciate da melodie potenti (“Crimson And Clay”), concentra in pochi accordi tutta la magia della tradizione folk e
country con l’agile
fingerpicking di “Don’t Be Tough” e canta di sentimenti comuni con un’intensità che toglie il respiro (“Wind Behind The Rain”). Brani come “Ride To Robert’s”, “Good While It Lasted” o “Open And Close” non sfigurerebbero in molti album classici e “True Believer” richiama alla mente un altro grande della musica americana,
Townes Van Zandt, che al pari di Isbell non ha mai avuto in Italia il seguito e il meritato riguardo da parte di critica e pubblico.
Nude e struggenti, le undici tracce di “Foxes In The Snow” possiedono una personalità e un
range emotivo ampio e variegato e confermano Jason Isbell come uno dei migliori autori americani degli ultimi vent'anni.