A furia di marce e cortei, la società occidentale è arrivata a collocare il percorso omosessuale dentro una narrativa se non ancora apprezzata da tutti perlomeno più facilmente inquadrabile, allegandovi quel corollario di traumi tipico di ogni spendibile storia di emarginazione - bullismo, droghe, solitudine e tanto sesso. Fragile, neurotico ed effeminato, Mike Hadreas queste cose le ha passate in rassegna una dopo l'altra, tanti vicoli ciechi esorcizzati sotto al nome di Perfume Genius lungo una prima serie di lavori caustici, disperati, provocatori.
Ma cos'è della vita, una volta sopravvissuti alla prima ondata di confusione? Interessa ancora a qualcuno? La società tende a rispondere con un "no" secco, ed è qui che Perfume Genius ha toccato l'apice, servendo il proprio pubblico con "No Shape" e "Set My Heart On Fire Immediately", clamorosi lavori nei quali l'identità queer non era più soltanto una zavorra, ma anzi la porta verso una dimensione sobria, libera, scevra di vergogna, nella quale incontrare addirittura l'amore.
Ma i dubbi esistenziali non cessano con l'età, la mente e l'ego sono sempre in movimento; capita quindi di scontrarsi adesso con "Glory", il disco della pandemia di un uomo di quarantatré anni che prova a rimettere assieme i cocci rotti di una vita d'artista altalenante e disordinata. Pur idiosincratico, il lavoro continua a tracciare un percorso onesto da far male.
Sostenuto da un corpulento arrangiamento country-rock, il singolo di lancio "It's A Mirror" presenta un libero assortimento di dubbi e immagini che riflette il lirismo contorto e inquisitorio dell'intero lavoro. Ancor più caratteristico "No Front Teeth" con Aldous Harding, un anemico dialogo tessuto attorno all'eco di Kate Bush, accompagnato da un video che reitera il gusto per la performance oltre ogni facile monetizzazione.
Ma Perfume Genius odia star fermo; nonostante la produzione nuovamente a fianco di Blake Mills, assieme a un ristretto gruppo di collaboratori, incluso il compagno di lunga data Alan Wyffels, "Glory" riprende le distanze dal melodismo più immediato dei precedenti lavori, offrendo ulteriori versioni di un'ispirazione viva ma talvolta indecifrabile. Lo si sente già nel carillon di "Clean Heart", nella ballata per piano e percussioni "Me & Angel", dedicata ad Alan, e nel bieco dispiego di debolezze altrui su "Full On", sottilmente sferzante come John Grant.
Ma i ritratti di amici su "Capezio" e "Dion" sono criptici come i testi di Michael Stipe, mentre nel naufragio droneggiante di "Hanging Out", e nel rapporto con l'inevitabilità del lutto in "Left For Tomorrow", il disco oscilla senza meta. Quanto si agita nella testa di Mike, insomma, rimane affare strettamente personale.
È quindi solo con "In A Row" che il disco azzarda l'unica canzone davvero compiuta in scaletta: roboante, disperata e malinconica, sottolineata da sciami di piano e ritmo, espleta disturbanti ricordi d'infanzia con disarmante naturalezza, quel tipo di cantautorato che colpisce dritto al cuore come un Cupido inacidito, a riprova di una penna sempre potente e mai scontata. Perché se c'è una cosa che Perfume Genius sa fare, è gettarsi in pasto al proprio pubblico senza regole né steccati, anche quando sta attraversando un periodo fragile e confusionario, incerto sul proprio ruolo di musicista, diviso tra l'eccitazione del palco e una forzata calma domestica.
Un titolo come "Glory" appare dunque sarcastico, come voler forzare la ricerca della propria calma interiore di fronte alle ansie del mondo circostante. L'avrà trovata adesso?
03/04/2025