Incontriamo Hannah "Aldous" Harding durante un promo day a Milano, conclusosi con uno showcase al Gattò. Dalle sue risposte, si evince l'importanza che ha per lei la fase di scrittura delle canzoni e come il risultato della stessa influenzi poi tutte le scelte successive.
Questo è il tuo primo progetto musicale o hai fatto esperienze precedenti con altre band o altri progetti?
Ho cantato le seconde voci e suonato la chitarra per alcune band, e questo è il primo progetto mio. Ho iniziato a scrivere canzoni prima che esso iniziasse, o almeno ci stavo provando. Ero molto coinvolta anche dalla poesia e cose simili, ma poi ho capito che non era quello che volevo fare, quindi ho iniziato a sviluppare le mie canzoni.
Il tuo processo di scrittura è cambiato da quando sei diventata una songwriter a tempo pieno, o è rimasto lo stesso?
Cambia ogni volta. Non c’è un processo definito. Alcune volte, semplicemente accade, mentre in altri casi ho delle parti e devo metterle insieme. Ma, se penso alle mie prime canzoni, ora ho più fiducia e il mio songwriting di adesso rappresenta il punto d'arrivo dove avrei sempre voluto essere.
Penso che in questo nuovo album il suono sia più complesso e ricco di dettagli rispetto al primo disco, ci sono anche più strumenti.
Volevo semplicemente fare il tipo di canzoni che effettivamente ho fatto e valorizzarle al meglio, mi sono sentita libera di provare alcune cose e mi sentivo fiduciosa del fatto che ciò che stavo facendo fosse giusto. È bastato lasciarmi guidare dal mio gusto, e lavorare con John Parish è stato un bel modo di supportare questa sensazione.
In generale, quanto è stato importante il contributo dei musicisti che hanno lavorato con te?
Abbiamo avuto un coro, e l’ho condotto io, e per quanto riguarda gli altri musicisti, ho fatto fare loro quello che ritenevano giusto, ad esempio ricordo che il sassofonista ha avuto alcune buone idee.
Penso che un’altra differenza rispetto al primo album sia rappresentata dalla tua voce, la trovo più dinamica, non tieni mai la stessa tonalità ma improvvisamente sali o scendi in certi punti delle canzoni.
Ho semplicemente usato la mia voce per come ho sentito che avrei dovuto usarla. Ho scritto le canzoni, e poi questo è stato il modo in cui ho deciso di cantarle, perché, anche qui, ritenevo che fosse il modo migliore per valorizzarle.
Penso che i tuoi testi siano senza compromessi, non hai paura di raccontare situazioni difficili e dure, però allo stesso tempo il tuo linguaggio è sempre gentile e posato.
Penso che una buona canzone debba avere equilibrio, ma per me non è facile spiegarlo. Io scrivo canzoni e quando sento che sono buone, ho quello che mi serve. Se sento una emozione all’idea di mettere una canzone su disco e di chiamarla mia, non ho bisogno di pensare a nient’altro.
Suonerai in Italia quest’estate, cosa possiamo aspettarci dai tuoi concerti?
Cerco di mantenere la performance abbastanza vicina a come sono le canzoni su disco, perché questo è il modo in cui ritengo che esse siano meglio valorizzate, quindi, se le persone le ascoltano per la prima volta, hanno subito il meglio da esse. Probabilmente sperimenterò qualcosa, ad esempio avrò molto più sax, e suonerò canzoni nuove.