Salif Keïta - So Kono

2025 (No Format !)
mande music, singer-songwriter

Discendente diretto di Sundiata Keïta, eroe nazionale e fondatore dell’Impero del Mali nel XIV secolo, Salif Keïta è una delle figure più emblematiche della musica maliana, africana e non solo, portando nel sangue un’eredità nobile e storica. Nonostante le difficoltà e gli ostacoli che hanno segnato la sua vita, la sua carriera incarna una storia di sfide e trionfi che trascende il peso della discendenza reale, affermandolo come simbolo di resilienza, arte e impegno sociale.

Salif nacque con una condizione di albinismo, spesso vista in molte culture africane come segno di sfortuna o stregoneria. Questo lo rese bersaglio di discriminazioni e isolamento fin dalla giovane età, persino all'interno della propria famiglia. La scelta di intraprendere una carriera musicale — considerata indegna per un discendente reale — peggiorò ulteriormente la situazione: fu disconosciuto dalla famiglia e costretto ad allontanarsi dal suo clan. Questo esilio, però, divenne la scintilla di una carriera straordinaria, spingendolo a trasformare la sofferenza personale in un messaggio universale.
La traiettoria di Salif Keïta, dalla marginalizzazione al riconoscimento globale, riflette non solo il suo talento unico, ma anche la capacità di rendere il personale universale. Per oltre mezzo secolo, prima con le band Rail Band e Les Ambassadeurs (nelle due incarnazioni Les Ambassadeurs du Motel de Bamako e Les Ambassadeurs Internationaux), poi come solista, Keïta ha attraversato da protagonista la scena musicale africana, innovando i linguaggi tradizionali e portando la cultura del continente in ogni angolo del mondo. Il 17 novembre 2018, quasi alla soglia dei settant'anni, annuncia il suo ritiro dallo studio di registrazione durante un chiassoso concerto nella sonnolenta cittadina di Fana, Mali (125 km a est di Bamako), in concomitanza con la pubblicazione dell’album "Un autre blanc". Ma a dicembre 2024 arriva a sorpresa l’annuncio di "So Kono", pubblicato l’11 aprile 2025.

"So Kono" — che in lingua mandinkè significa "nella stanza" — nasce da un momento di ispirazione quasi inatteso. Durante il Festival Kyotophonie in Giappone, nel 2023, Keïta accetta l’invito del produttore Laurent Bizot, dell’etichetta indipendente parigina No Format!. Circondato dall’atmosfera spirituale di un tempio zen, decide di registrare nella sua camera d’albergo, accompagnato unicamente dalla propria chitarra, da Badié Tounkara allo ngoni (liuto africano tipico del Mali) e da Mamadou Koné alla calabash (percussione ricavata da una zucca) e al tamburo parlante (talking drum). Unica eccezione in un paio di brani ("Chérie" e "Awa") è il violoncello di Clément Petit.
“Non sono un chitarrista; uso la chitarra per comporre”, aveva sempre sostenuto Keïta, restio a esporsi in una dimensione così acustica. Eppure questa atmosfera raccolta crea un legame unico tra l’artista e l’ascoltatore, come se si fosse invitati a una performance privata di uno dei più grandi cantanti viventi.

Tra i brani spiccano rivisitazioni di classici come "Tassi" (dall’album "Talé", 2012) e "Laban" (da "M’Bemba", 2005), riproposti in chiave più minimale, accanto a standard del canzoniere mandingo come "Sundiata", brano epico che riprende il tema del mitico Sundiata Keïta. La ritmica, dominata dalla calabash in levare e dal ngoni riverberante, crea un effetto quasi rituale. Il testo è un racconto in versi: inizia parlando di pioggia e vita contadina ("la pioggia d’inverno, i contadini che tornano ai campi"), poi introduce Sundiata definendolo "il grande guerriero che ha fatto solo del bene e ha salvato il suo paese". La voce di Salif, intensa ma misurata, sottolinea il carattere di vicinanza fraterna e patriottica. La stratificazione delle percussioni crea momenti di pura bellezza essenziale.

Non mancano brani inediti. "Aboubakrin", che apre il disco, è una ballata sul filo dell’invocazione: voce profonda, accompagnata da semplici giri di ngoni ripetuti come un ostinato. Keïta alterna versi intensi e cori morbidi mentre elogia un amico filantropo che fa "molte donazioni ai poveri". L’atmosfera è intima, con la calabash in sottofondo. Un momento particolarmente toccante è il brano "Kanté Manfila", tributo all’omonimo musicista, chitarrista e leader degli Ambassadeurs, con cui Keïta ha condiviso oltre trent’anni di carriera. Con un arrangiamento allegro e in levare, nonostante la tonalità minore, Keïta descrive nei versi il “punto di svolta” della loro amicizia artistica ("sei stato tu a lasciarmi da solo dopo avermi insegnato tutto") e usa la metafora dell’uccello che non vuole volare, simbolo del destino degli artisti. Il tocco è leggero, ritmato dal ngoni e da morbide percussioni. La voce, seppur più roca con il passare del tempo, si muove con naturalezza sulle trame essenziali disegnate da Tounkara e Koné, alternando un registro basso profondo a fugaci impennate in falsetto.
"Proud" è invece il brano di chiusura, con testo bilingue in francese e inglese. Keïta qui suona il simbi (liuto ricavato da una zucca) al posto della chitarra, conferendo un tono sacro e arcaico. Il brano esplode in un messaggio di affermazione personale: oltre a celebrare l’identità africana, è un manifesto di orgoglio per l’albinismo ("Sono albino e sono fiero") e per la diversità. Chiude il disco con una nota di speranza ("vengo in pace"), sottolineando il carattere corale del messaggio: "Vedranno africani, vedranno albini… e io sono quello che sono, e ne sono fiero".

"So Kono", pur non essendo un capolavoro, è l’ennesima prova della vitalità artistica di un musicista che, a 75 anni suonati, conserva ancora la curiosità e l’entusiasmo di un ragazzino. Che sia o meno il suo ultimo album, non è ancora dato sapere. Possiamo solo lasciarci con le parole che ha pronunciato in occasione dell’annuncio del disco:

Un cantante è come un uccello.
L’uccello si è rifiutato di volare.
Mi ha insegnato tutto e mi ha lasciato solo con la nostalgia

18/05/2025

Tracklist

  1. Aboubakrin
  2. Awa
  3. Tassi
  4. Kanté Manfila
  5. Chérie
  6. Soundiata
  7. Laban
  8. Tu vas me manquer
  9. Proud




Salif Keita sul web