Un disco concepito su una delle figure iconiche della controcultura cinematografica americana, Dennis Hopper, per un progetto nato dalla mente di un musicista che ha contraddistinto la musica folk-rock degli anni 80 e 90 con il debordante concetto di Big Music: Mike Scott. E, last but not least, tre ospiti d'eccezione come Fiona Apple, Steve Earle e Bruce Springsteen.
Con queste premesse, il nuovo lavoro dei Waterboys "Life, Death And Dennis Hopper" è uno degli album più attesi della produzione discografica corrente, quest'ultima tanto vasta quanto poco incisiva nella storiografia rock.
Il ritorno dei Waterboys non è un vero e proprio tributo alla sola figura di Hopper, quanto una disamina approfondita su un'epoca e su quei personaggi che hanno creato un immaginario potente, la cui importanza è ancora attuale. Scott riesce nella non facile impresa di rendere appassionante un album che abbraccia una serie di stili e suggestioni musicali a volte in conflitto, tra country, rock psichedelico, pop, swing, blues, pop orchestrale e perfino house, con una volubilità che incarna perfettamente la figura di ribelle dei sogni con la quale Dennis Hopper è stato spesso descritto da musicisti e cineasti, un profilo nel quale lo stesso Scott si è idenficato spesso, a partire da quella prima illuminazione su Hopper manifestata nell'album del 2020 "Good Luck, Seeker".
Venticinque brani concepiti come tanti racconti brevi, volutamente caotici e disordinati, con inevitabili cadute di gusto, come il poco credibile slancio ribelle e hard-rock di "Frank (Let's F*ck)" e le due incursioni dance di "Everybody Loves Dennis Hopper" e "Freakout At The Mud Palace". Ma il tasso di credibilità, divertimento e ingegno è garantito, grazie alla presenza di una Fiona Apple in gran forma nella struggente e ruvida ballata "Letter From An Unknown Girl", di un Bruce Springsteen che interviene nell'intensa "Ten Years Gone" e di uno Steve Earle in piena devozione nell'emozionante "Kansas", nonché grazie alla penna sempre imprevedibile di Scott, che regala alcune delle sue migliori composizioni degli ultimi tempi.
L'elaborata e drammatica ballata rock "The Tourist", l'elegante passo da country-crooner di "Riding Down To Mardi Gras", l'epico country-glam di "Golf, The Say", l'esotico samba-pop di "Andy (A Guy Like You)" e il languido tocco noir di "Blues For Terry Southern" entrano senza indugi tra i classici dei Waterboys.
Ispirato da un'icona della rivoluzione culturale americana, Mike Scott si avventura nel disco più complesso e perfino ostico della propria carriera, ma, al netto di qualche voluta sbavatura, il risultato è stimolante e originale. Dopotutto, "Life, Death And Dennis Hopper" non assomiglia a nessun altro album dei Waterboys, ed è un'ulteriore buona notizia per i fan ma anche per gli agnostici.
11/04/2025