Mentre l’Italia viene sommersa dalla propaganda russa e sui social network capita di leggere persone, soprattutto agli estremi dello spettro politico, giustificare quella che, a livello europeo, è forse la più grave violazione del diritto internazionale dai tempi della Seconda guerra mondiale, in Russia c’è chi sull'invasione dell’Ucraina ha le idee piuttosto chiare. Ossia, chiunque nel mondo della cultura e dello sport non rientri nell'ordine degli stipendiati da Vladimir Putin o che non ritenga lo stipendio in questione più importante della propria dignità.
Per quanto riguarda lo sport, non è OndaRock il luogo in cui parlarne: basti l’articolo “Mosca, il dissenso (nascosto)”, pubblicato da Marco Imarisio per il Corriere della Sera, il 27 febbraio 2022.
In questa sede si è provato piuttosto a elencare tutte le contestazioni lanciate dai musicisti russi verso l'aggressione militare decisa da Putin: si è proceduto in ordine alfabetico per cognome, sicuramente dimenticando qualcuno, dato che gli interventi al riguardo sono stati innumerevoli. Volutamente omesse le Pussy Riot: a dispetto del fatto che per i media occidentali in Russia sembra non esistere altra band all’infuori di loro, in patria sono sostanzialmente sconosciute al pubblico e la loro voce non ha alcuna eco.
Boris Grebenshikov
Colosso della musica russa, genio del rock a tutto campo, che non teme paragoni con i giganti anglofoni. Capace di spaziare fra mille correnti della musica popolare alla guida dei suoi Akvarium (o Aquarium, a seconda di come preferiate traslitterarlo), festeggia proprio nel 2022 i cinquant’anni di carriera, che iniziò carbonara durante gli anni Settanta: all’epoca nell’Unione Sovietica era severamente vietato suonare musica rock senza il consenso dello Stato, che pretendeva controllo su ogni aspetto della produzione artistica.
Grebenshikov ha lottato per la libertà e la dignità del suo popolo in ogni momento della sua carriera e non poteva sottrarsi in un momento simile. Il suo messaggio, postato su Facebook il 24 febbraio, è stato breve ma inequivocabile:
“Questa guerra è la follia e la vergogna della Russia”.
Il 28 febbraio ha poi bissato con un video, in cui ha ribadito:
“La guerra tra Russia e Ucraina è una follia e le persone che l'hanno scatenata sono la vergogna della Russia”.
Kasta
Storico quartetto di rapper proveniente da Rostov sul Don e attivo dal 1999.
Il 24 febbraio è uscito un loro comunicato congiunto su Instagram, in cui si legge:
“Siamo sconvolti dall’attacco della Russia all’Ucraina. Questa è un’aggressione militare che non ha giustificazioni. Non supportiamo nella maniera più assoluta questa 'operazione militare speciale', che è essenzialmente una guerra. Secondo la leadership della Federazione Russa la maggior parte dei russi supporta le sue azioni, ma non è vero. Non c’è nessuno fra i nostri cari che supporti questa guerra. Chiediamo a chiunque legga questo messaggio di commentare la situazione sui propri social networks”.
Nota di colore: in diversi siti internazionali, Billboard in primis, il comunicato è stato riportato come opera “dei rapper Kasta, Shym, Vladi, Khamil e Zmey”, come se Kasta fosse il nome di un rapper anziché del quartetto formato da coloro che sono stati elencati subito dopo. È anche questo sintomo del pressappochismo con cui spesso le riviste musicali anglofone trattano quella che è considerata la provincia dell’impero.
Kristian Kostov
Modello e cantante pop di origine bulgara e kazaka, ma nato e cresciuto in Russia, è arrivato secondo all’Eurovision Song Contest del 2017. Il 24 febbraio ha postato la seguente dichiarazione su Twitter:
“Immaginate di svegliarvi e sentire 'mi spiace ragazzi, è iniziata la guerra'. Non riesco a credere che stia succedendo e sono senza parole. Non appoggiamo il comportamento del nostro governo e sono davvero dispiaciuto che non si possa fermarlo”.
Sergey Lazarev
Cantante pop russo sulla scena dal 2002, ha rappresentato la Russia all’Eurovision Song Contest del 2016 e del 2019, con canzoni in inglese, benché in patria sia solito cantare nella propria lingua.
Il 24 febbraio ha scritto su Facebook un messaggio di carattere personale, raccontando del timore per la guerra percepito da suo figlio. Si conclude con le seguenti parole: “Nessuno appoggia la guerra! Voglio che i miei bambini vivano in un tempo di pace. Voglio vivere e creare in un tempo di pace”.
Manizha
Cantante pop russa di origine tagika, ha rappresentato la Russia all’Eurovision Song Contest del 2021. Il 24 febbraio ha pubblicato una lunga dichiarazione su Instagram. Eccone un estratto:
“L'attuale aggressione è contro la mia volontà, contro la volontà della mia famiglia, e credo che sia contro la volontà dei nostri popoli. Ci sono anche ucraini nella mia famiglia. Mia nuora è ucraina. Il mio futuro marito è mezzo ucraino. I miei amici più cari sono ucraini. Russia e Ucraina non sono solo due paesi. Siamo parenti. Qualsiasi guerra tra noi è fratricida”.
È un’osservazione importante, perché mette in luce quanto Russia e Ucraina siano interconnesse. Sono tanti i russi che hanno parenti o amici in Ucraina e viceversa, il che rende il conflitto ancora più doloroso.
Valery Meladze
Cantante russo di origine georgiana, divenne noto al pubblico come vocalist nell’ultima fase del gruppo progressive rock ucraino Dialog, prima dello scioglimento nel 1993. Da lì intraprese una carriera come cantante pop, con musica soft e radiofonica, ma almeno all’inizio piuttosto raffinata, supportato dal fratello Konstantin Meladze, polistrumentista e produttore.
Il 24 febbraio ha dichiarato, tramite un video sul suo profilo Instagram:
“Oggi è successo qualcosa che non dovrebbe mai accadere. La storia un giorno giudicherà e metterà ogni cosa al suo posto. Vi prego di fermare la guerra e sedervi a un tavolo per negoziare. Le persone possono parlare, è per questo che ci è stato donato un linguaggio”.
Noize Mc
Chitarrista e rapper attivo dal 2008, fra i più abili in Russia nell’unire rap e rock dalle sonorità alternative, pur raggiungendo un vasto pubblico, il 24 febbraio ha pubblicato il seguente post sul proprio profilo Instagram:
“Sono stato svegliato da un messaggio di un cugino di Belgorod (città russa al confine con l'Ucraina, ndr) alle 6:52: 'Stiamo tremando'. I messaggi degli amici ucraini sono subito iniziati ad arrivare: 'Kiev sta venendo colpita dai missili', 'la gente viene chiamata nei rifugi antiaerei' eccetera. [...] La Russia ha attaccato l'Ucraina, e il fatto che un rappresentante della Federazione Russa presso le Nazioni Uniti ha proibito di chiamarla 'guerra' non cambia l'essenza di quanto sta accadendo. [...] Sono andato alla mia prima manifestazione contro le azioni del regime di Putin nel 2011. L'ultima volta nel 2021. È un peccato che tutto ciò non abbia avuto alcuna utilità e non abbia impedito al mio paese di trasformarsi in ciò (ossia, in un regime, ndr). Non c'è alcuna giustificazione per quello che stiamo vedendo in questo momento”.
Oxxxymiron
Al secolo Miron Fyodorov, nato e cresciuto a San Pietroburgo, è uno dei migliori rapper russi dal 2011 a oggi, già noto in passato per le sue posizioni critiche contro le posizioni politiche di Vladimir Putin, in particolare in relazione alle scadenti condizioni di vita a cui è costretto il popolo russo.
Il 24 febbraio ha pubblicato un video su Instagram in cui ha definito l’attacco “un crimine e una catastrofe”, aggiungendo poi:
“So che molte persone in Russia sono contro questa guerra, e sono convinto che più esprimeranno la loro posizione al riguardo, prima potremo fermare questo orrore”.
Ha inoltre annunciato la cancellazione di sei concerti già sold-out:
“Non posso intrattenervi mentre i missili cadono sull’Ucraina, mentre gli abitanti di Kiev sono costretti a nascondersi negli scantinati e nelle metropolitane, mentre le persone stanno morendo”.
Yuri Shevchuk
La reazione più furiosa è senza dubbio quella di Shevchuk, cantante, chitarrista e leader dei DDT, una delle più importanti rock band russe della storia, musicista sulla scena da oltre quarant’anni e il cui prestigio è paragonabile a quello del sopracitato Grebenshikov. Il 24 febbraio ha dichiarato quanto segue in un’intervista alla sezione russa della Bbc:
“Questa guerra è voluta da psicopatici che sono impazziti. In questo momento, dal Cremlino. Persone che hanno aderito a un modo di pensare feudale. Ora sto pensando a cosa può fare la società. Abbiamo un tour in programma e pensiamo di andare, non andare, cosa suonare se andiamo. Non fare concerti che sono in programma o [farli] per parlare di tutto questo? Forse anche questo è giusto. Se ho paura? Fai quello che devi, qualunque cosa accada”.
Ivan Urgant
Popolarissimo conduttore televisivo, ma anche personalità rilevante per il mondo della musica, avendo organizzato gli spettacoli “Ciao 2020” e “Ciao 2021”, già recensiti da OndaRock, e fra le più interessanti proposte della scena pop internazionale nell’epoca pandemica.
Il 24 febbraio ha postato su Instagram uno sfondo nero, con un’eloquente didascalia:
“Paura e dolore. No guerra”.
Per tutta risposta, il suo programma televisivo sulla televisione di stato, “Vecherniy Urgant”, è stato immediatamente sospeso a tempo indeterminato.
Un consenso isolato: Timati
Rapper di infimo livello artistico, ultranazionalista, omofobo, complottista e spesso utilizzato dal Cremlino come utile idiota, è l’unico cantante davvero noto – escludendo i musicisti classici sovvenzionati dallo Stato – che si sia espresso in favore di Putin. Come riportato dalla sezione russa della Bbc, ha in sostanza sostenuto le bufale che stanno venendo diffuse dal proprio governo sia in patria, sia all’estero: ossia, che la guerra sia stata voluta da Joe Biden.
Si conti che in passato nelle sue canzoni ha definito Putin “il mio migliore amico” e un “supereroe”, tanto da vedersi piovere addosso accuse di corruzione e valanghe di commenti negativi su YouTube: reazioni peraltro prevedibili, contando che la comunità rap è da anni una delle poche voci critiche verso il Cremlino all’interno del paese.
Epilogo: realtà e finzione
Escludendo Timati, e stendendovi sopra un velo pietoso, gli artisti russi hanno dimostrato grande integrità e dignità, opponendosi alla decisione di Putin senza mezzi termini e senza fare alcun distinguo. E il popolo li ha seguiti, a tal punto che le autorità russe hanno dovuto oscurare Facebook e Twitter per timore che la situazione degenerasse in loro sfavore.
Dopodiché è stata scatenata la solita squadra di troll stipendiati (niente di nuovo sotto il sole, si pensi alla Internet Research Agency) e tutto è tornato sotto controllo, almeno in apparenza. Perché poi la gente ha iniziato a scendere nelle strade a protestare contro la guerra e le forze dell’ordine, per contenerle, hanno risposto con una sequenza di arresti senza alcuna legittimità, anche solo verso chi stava immobile reggendo un cartellone.
Situazione tristemente simile a quello che sta succedendo in Italia: piazze piene contro la guerra e a favore della sovranità del popolo ucraino, social network sommersi da slogan squallidi e del tutto scollegati dalla questione, come “E allora la NATO?”, “E allora il Donbass?”, “E allora la Palestina?”, “Quando bombardano gli Stati Uniti però va bene”.
Magra consolazione: da noi le persone in piazza non sono state arrestate a tappeto.
Una voce per l'Ucraina: Ivan Dorn
L’ultimo spazio è per un cantante ucraino. Praticamente tutti gli artisti ucraini si sono espressi contro la guerra, ma dal loro punto di vista è comprensibile e prevedibile, trattandosi della parte aggredita: lo scopo di questo articolo è semmai mettere in mostra le voci critiche verso la guerra provenienti dalla nazione che sta aggredendo.
L’eccezione fatta per Dorn è dovuta alla sua notevole popolarità in Russia (il russo è la sua prima lingua, ma questo non lo fa sentire meno ucraino), al fatto che si tratta di uno dei cantanti pop più sofisticati e visionari del pianeta, e in più in generale al suo spessore intellettuale. Questo il pensiero che ha espresso il 24 febbraio tramite un post su Instagram:
“Oggi il mio paese è stato svegliato dalle esplosioni. Oggi, le autorità governative della Federazione Russa hanno iniziato una guerra su vasta scala contro il mio paese. E io mi appello ai russi per cui le mie parole, spero, siano ancora significative. Vi esorto a fermare questa catastrofe. Vi chiedo di non partecipare a questa guerra omicida. Non abbiamo bisogno di nessuno, vogliamo decidere da soli il nostro destino. Esorto anche i miei colleghi russi, che hanno un loro pubblico. Ditegli che non abbiamo bisogno di nessuno. Fate passare il messaggio che l’Ucraina è uno stato indipendente e sovrano. Per favore, fermiamo questo disastro insieme. Non siate silenti. Mia amata Ucraina, sono con te”.