Autore: Giampiero Vigorito
Titolo: Burt Bacharach - The Book of Love
Nella vita e nei ricordi del più grande genio del pop
Editore: Coniglio editore
Collana: Soundcheck
Pagine: 240 con due inserti di foto a colori
Prezzo: Euro 16,50
Anno: 2008
Se non convinci una donna a venire a letto con te
dopo aver ascoltato un pezzo di Bacharach
vuol dire che non ne valeva la pena
Noel Gallagher
Metti un Burt Bacharach in vena di confidenze, magari a tarda notte, davanti al suo piano, con un bicchiere di Martini in mano e i ricordi che riaffiorano tumultuosi nella mente. Dai tempi dello studente del Brill Building all'ottantesimo compleanno, passando per una vita di canzoni. Chissà, forse Giampiero Vigorito l'avrà immaginato così, il vecchio maestro del pop, concependo quella che, da saggio monografico, è diventata una biografia raccontata in prima persona.
"The Book of Love" - 240 pagine di racconti, immagini e omaggi - è proprio "un gesto d'amore": la vita di uno dei più geniali artisti contemporanei ricostruita attraverso una serie di flashback, che rimbalzano dai primi anni Sessanta fino ai giorni nostri. Un’appassionante avventura americana raccolta come una confessione: i sogni di ragazzo, i primi incontri con il jazz di Charlie Parker e Dizzy Gillespie, i trionfi mondiali e le collaborazioni eccellenti (fino a quella recente con Costello), ma anche le delusioni, i quattro matrimoni, il dolore per la perdita della figlia suicida, gli anni di silenzio e poi di nuovo il ritorno come "Coolfather" delle nuove generazioni pop, guru del revival anni Novanta della musica lounge e della moda vintage.
Vigorito, firma storica del nostro giornalismo musicale (dalle trasmissioni radiofoniche Rai alla direzione di Rockstar e alle enciclopedie del rock), confeziona un libro magnifico, che scalda il cuore e accende la fantasia. Poi scopri come è nato, e forse intuisci anche il perché. "Tutto iniziò quando i responsabili di 'Storyville', su Radio 3, mi contattarono per raccontare la storia di un artista a mia scelta - spiega lo stesso Vigorito - Il programma si basa sulla lettura di passi della vita di qualche artista famoso. Scelsi Bacharach, ma la biografia non esisteva. Così scrissi 40 cartelle. Poi, quando una seria malattia alla gola mi ha tenuto lontano dalla radio, quella dolce terapia letteraria è stata l'unica cura possibile. Ho ripreso quelle 40 cartelle e ho continuato a scrivere. Stando sempre meglio, ritrovando la mia voce e sentendomi ancora più vicino a lui".
Una sorta di transfert emozionale, insomma, guida il biografo tra le pieghe di una carriera iniziata con l'immancabile gavetta - i tre anni di piano-bar militare, gli studi al Brill Building, una scuola di musica a metà fra un college e una fabbrica - e sbocciata all'improvviso, dall'incontro con Hal David, destinato a divenire il suo paroliere di fiducia, al balzo oltre lo skyline di Manhattan e agli innumerevoli tributi ricevuti da una miriade di artisti (una sezione del libro raccoglie proprio gli elogi di suoi discepoli, come Brian Wilson e Paddy McAloon, e di fan imprevedibili, da Frank Zappa a John Zorn).
Ma dal ritratto del "Book of Love" emerge anche l'umanità di una persona tutt'altro che allegra e spensierata, come del resto lo è la sua musica, che solo i più ottusi continuano a considerare vacua, fermandosi alla patina "leggera" delle sue canzoni e smarrendone del tutto il senso più vero e profondo.
Tante cicatrici, dunque, solo apparentemente dissimulate dal sorriso e dai lineamenti levigati che la chirurgia plastica ha scolpito sul suo volto senile. Il re dell'easy listening sa essere anche Man of Constant Sorrow, prigioniero dei suoi amori traditi o infranti (i quattro matrimoni), stordito dal dolore per il bagno di sangue dell'11 Settembre e del conflitto iracheno, schiacciato da un peso familiare insopprimibile ("Non passerò un giorno felice finché non tornerai fra le mie braccia", scriveva nella ballata per la figlia Nikki, che, vittima di una grave forma d'autismo, si suiciderà nel 2007).
La vita di Bacharach, però, è anche un avvincente "romanzo musicale", che s'illumina nei teatri di Broadway e nei trionfi delle tournée, che risuona di refrain appiccicosi e memorabili, di colonne sonore e musical (con l'ombra dello sfortunato "Lost Horizon"), di orchestre e interpreti d'eccezione. Come Dionne Warwick, la sua prima e più celebre musa, cui vengono dedicati alcuni passi commoventi: "Dionne, con la sua eleganza, entrò come un lunghissimo fenicottero di una razza sconosciuta - racconta l'immaginario Bacharach - Io quasi non riuscivo più a parlare... Cosa potevo dire ancora per introdurre per la milionesima volta la mia Dionne. Lei mi raggiunse al piano e si sedette al mio fianco. L'elegante sgabello scuro del pianoforte era diventata la panchina di un parco per l'ennesimo incontro romantico di due vecchi amanti incalliti. Dopo esserci sussurrati delle parole che non sapevo neanche da quale parte del cuore provenissero, lei mi carezzò la mano con affetto, come a proteggermi... trasmetteva una tenerezza disarmante. Poco prima di rialzarsi in piedi cominciò a scandire il suo balletto vocale. Il fenicottero aveva ripreso il suo volo leggero, scivolando tra le sete colorate di 'Walk On By', 'I Say A Little Prayer' e 'Do You Know The Way To San Jose?'. Un medley che sembrava una seduta psicanalitica".
Questo è il Burt Bacharach che Vigorito ha immaginato. L'uomo che "con il fruscio di un battito d'ali di farfalla" ha fatto atterrare sugli anni 60 i suoi capolavori, riuscendo nella più difficile delle alchimie. Sì, perché dietro quei ritornelli zuccherosi, quelle orchestrazioni falsamente lievi e ottimistiche c'è dentro "il suono dei giovani cuori e delle anime vulnerabili, delle loro lacrime e delle loro risate, dell'amarezza della realtà e del sollievo dei sogni, di chi vive in questo complicato, vertiginoso mondo moderno".
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