Punk! - Federico Guglielmi

di Francesco Paolo Ferrotti

Autore: Federico Guglielmi
Titolo: Punk!
Editore: Giunti
Pagine: 246
Prezzo: Euro 19,50

Che Federico Guglielmi sia il più autorevole esperto di punk in Italia, non è certo una novità. Chi vi scrive si è spesso giovato dei suoi agili compendi - “Punk: piccola enciclopedia”, “Punk & Hardcore”, etc. – molto utili per orientarsi tra gruppi e dischi. Tuttavia, se si eccettua “England’s Dreaming” di Jon Savage (opera con ormai parecchi anni alle spalle), dalle nostre parti mancava ancora un ampio libro dedicato al punk, ricco sia di indicazioni storiche, ma anche di discografie ed immagini. Edito da Giunti - nella collana “Bizarre” diretta da Bertoncelli - “Punk!” di Federico Guglielmi colma finalmente questa lacuna editoriale, celebrando i trent’anni che ci separano dal 1977.

Per prima cosa, vale la pena sgomberare subito il campo da possibili equivoci: qui con il termine “punk” si intende soltanto quello autentico, quello del 1977, l’unico che ha pieno diritto di entrare nella storia del rock e che possiede un autentico valore storico e artistico. Contrariamente alla (deteriore) tendenza di considerare il punk come un fenomeno possibile in ogni tempo, ciò di cui parliamo è quasi il contrario: una stagione tanto breve quanto intensa, che proprio nella sua irripetibilità ha lasciato un segno profondo nei decenni successivi.
Le coordinate storiche diventano allora imprescindibili: per una rigorosa scelta di metodo, ad essere inclusi nel volume sono unicamente i gruppi nati tra il 1975 e il 1977, con le pochissime eccezioni motivate dall’autore. Questo significa che, tra le centinaia di gruppi presenti, il lettore non troverà né gli eredi (come Exploited o Dead Kennedys) né, tanto meno, gli esponenti dai vari punk revival degli anni 90, spesso beniamini di chi non ha la minima idea di cosa sia stato il vero “Punk”.
Un simile criterio cronologico, pur con qualche significativa eccezione in più, viene seguito anche per le accurate discografie dei gruppi, poste alla fine di ogni capitolo: per intenderci, dei Ramones sono presenti solo i singoli e album fino al ‘78, dei Clash non è presente l’ormai post-punk “London Calling” (1979). E ciò non stupisce: come si è detto, il punk va considerato sopratutto come uno stile legato ad un certo periodo, esaurito il quale, all’incirca nel 1978, anche gli stessi gruppi “punk” cambiarono parzialmente indirizzo.

Per quanto riguarda la scansione delle 264 pagine del libro, la prospettiva adottata da Federico Guglielmi risulta davvero inedita: al centro non c’è un’unica storia lineare, ma piuttosto tante storie parallele in cui sono presenti sia influenze reciproche, sia momenti di “scollamento”. Spesso, si tende a trattare il punk come un unico fenomeno uguale in ogni luogo e quasi “globalizzato”: da un lato, è indubbio che la maggior parte degli elementi stilistici furono comuni a tutti i gruppi che rientrano in tale genere, già per il fatto stesso di farne parte; d’altro canto, è anche vero che il punk assunse connotazioni peculiari in ogni città o paese in cui esplose. Gli stessi gruppi fondamentali per la definizione del genere, Ramones e Sex Pistols, erano al tempo stesso simili ma diversi. A loro volta, i Pistols avevano delle caratteristiche comuni e delle differenze con i pur inglesi Buzzcocks, ma provenienti da Manchester.
Così, l’autore distingue i protagonisti della scena londinese da quelli di Manchester, e dai gruppi scozzesi e irlandesi, con le relative discografie (in aggiunta, alcuni consigli sui brani da ascoltare). Allo stesso modo, per il punk americano, ogni località ha il suo capitolo con i propri eroi d’appartenenza. Sono inoltre dedicati capitoli anche al Canada, all’Australia e alla Nuova Zelanda, infine ai paesi europei, Italia compresa.

Il libro allora non soltanto si mantiene sul doppio binario USA-UK (da parte altrui spesso risolto in modo unilaterale a favore della prima o della seconda opzione), ma aumenta a dismisura la pluralità dei punti di vista, affrontando il fenomeno “punk” in tutto il mondo.
Ma non è ancora tutto: un’ulteriore possibilità di lettura è data dalla presenza di numerosissime immagini - esaltate dal formato abbastanza grande del libro - che costituiscono un percorso iconografico parallelo al testo.

Il risultato è un libro approfondito ma scorrevole che, secondo le esigenze, si può leggere integralmente oppure consultare in modo selettivo e mirato: da un lato, non deluderà gli appassionati; dall’altro lato, sarà lo strumento migliore per chi intende approcciarsi al fenomeno che, trent’anni fa, rivoluzionò il mondo della musica rock. Una rivoluzione che Federico Guglielmi ha sposato sin dagli anni ‘70, complice un fatidico viaggio a Londra post-maturità, e che non ha mai più rinnegato. Perché - come scrive - “il mitico 1977 è qualcosa che rimane dentro, come il primo amore”. Questo bel volume, testimone di un’autentica passione e frutto di un’esperienza trentennale, ne è la prova migliore .