Brian Eno

Burning Airlines Give You So Much More

Brian Eno - Burning Airlines Give You So Much More
(1974 - inclusa nell'album "Taking Tiger Mountain By Strategy", EG, 1974)



3 marzo 1974. Il volo Turkish Airlines 981, diretto da Istanbul a Londra con scalo a Orly, si schianta in un bosco di un paese della Piccardia per via di un’incuria tecnica. Centinaia di vittime, uno dei peggiori disastri aerei che l’uomo ricordi. E’ il pretesto lirico di “Burning Airlines Give You So Much More” di Brian Eno, portentoso inizio di uno dei suoi primi classici post-Roxy Music, “Taking Tiger Mountain By Strategy” (1974). Nonostante l’eccezionale gravità, nelle mani di Eno questo evento diventa non-sense d’impassibile cantabilità, una cantabilità scevra del più piccolo dramma e che diventa persino melodia gioviale. In altre parole, Eno ha scelto questa delicata materia testuale come estremo, atemporale esperimento armonico.

E’ solo il primo e più evidente aspetto della rivoluzione silenziosa e impersonale innescata proprio da questo brano-simbolo, una rivoluzione che ha a che fare col dadaismo e la pop-art (e di certo con la stessa musica rock nella sua essenza). Con preveggenza fuor dal comune, Eno proclama l’avvento del non-musicista, ovvero l’estrema democratizzazione del mezzo tecnologico che consente virtualmente a chiunque di creare un buon prodotto musicale, pur non avendone le competenze accademiche e tecniche. Anche il manifesto di questa corrente, “Oblique Strategies” (1975), scritto e realizzato a quattro mani con il suo mentore Peter Schmidt, è - nel medium - già un messaggio “obliquo”: una raccolta di massime e comandamenti stampate su carte plastificate cui il non-musicista deve attenersi.

Alcune delle più germinali e ispiranti strategie oblique recitano: “Non schifare i cliché” e “immagina il brano come un set di eventi tra loro disconnessi”. “Burning Airlines” è, di fatto, una delle prime e massime applicazioni di questi postulati. La sua struttura è il massimo della semplicità della musica popular più classica:

intro - strofa/ritornello x2 - bridge (identico all’intro) - strofa/ritornello x2 - coda (ancora basata sull’intro).

Anche la scansione armonica è quella classica di tonica - dominante - sottodominante, ma la sua successione implica curiose giustapposizioni e ancor più curiose dinamiche. Il contrasto più straniante riguarda intro, bridge e coda (questa peraltro con l’unica reale variazione melodica), tutti passaggi che nell’economia della canzone fungono da brillanti overture, intermezzo e finale, ma di fatto basati su una frase ad ampi e bruschi intervalli tonali che sembra presa e convertita da un pezzo d’avanguardia seriale.

Discorso a parte merita poi la costruzione armonica, una geniale architettura che articola una perfetta struttura-canzone congegnata scientemente, con un’efficace tensione magnetica verso il ritornello. Il tono robotico-umanoide del canto di Eno dipinge una melodia perfettamente simmetrica nella strofa, mentre appena spostata nell’accento finale è la linea del ritornello, un ritornello mai identico a sé stesso e che varia nel testo (quindi afferente più ai cantautori che al pop). Eno ha così sotto controllo le variabili di base, tenendo volutamente i valori al minimo.

Se l’anima portante è dunque standard, il rivestimento (l’arrangiamento) è invece alieno. “Riempi ogni battito con qualcosa”, recita un’altra delle sue massime oblique, e in effetti la linea del ritmo è densa di trovate. Un cha-cha straniante fa da base dell’intro, poi il tempo batte quaternario, scandito, con un’andatura martellante e ambiguamente ribattuta. Di battuta in battuta viene da pensare alle vecchie canzoni doo-wop, per quel suo modo suadente di portarsi e imprimersi facilmente nella memoria, ma - ecco un altro straniamento - l’atmosfera è, allo stesso tempo, troppo fredda e incalzante per limitarsi a un qualcosa di amabilmente armonioso come per gli oldies degli anni 50.
Dal punto di vista armonico l’intero impianto è dato, per la strofa, da uno strimpellio hawaiano in sovratono, e per il ritornello da un ulteriore strato di arpeggi di chitarra. E’ un meticoloso, professionale lavoro di taglia e cuci di studio, per cui dunque “la registrazione su nastro è la nuova musica”. E’ una massima che rimarrà profetica negli anni a venire (così come l’ormai iconica “usa meno note”), in primis per le successive evoluzioni di Eno stesso.

Uno dei più concreti diktat “obliqui” rimane comunque “converti uno spunto melodico in uno spunto ritmico”. Il chorus con cori polifonici in effetti aggiunge, via via durante il suo svolgimento, una marcatura nella linea del tempo, ma soprattutto nel bridge la chitarra (l’ex-collega dei grandi primi Roxy, Phil Manzanera) s’infiamma e aumenta la tensione, quasi diventando un’altra voce di contrappunto, raggiungendo una sovrapposizione, una trasfigurazione tra martellamento e atmosfera. Anche la coda riserva una piccola sorpresa, quel “left them in Japan” cantato un’ottava sopra al resto (complice il ficcante falsetto di Robert Wyatt dietro le quinte) e ripetuto ad libitum prima del fade out finale: è questo forse, e finalmente, il vero refrain cantabile del pezzo.

Ma, a parte tutte le analisi che se ne possono fare, quella di Eno rimane una gemma di canzone che fa della sua pulizia (“rimuovi le ambiguità”) la sua forza. La si può smontare pezzo per pezzo per cercare di carpire il vero segreto del non-musicista, e in fin dei conti si può goderne per quello che è, una ritmata, coinvolgente storiella tragicomica tutta humour enigmatico, su una presunta “Regina” con una non meglio precisata missione da compiere in terra di levante. “Conosci e impara gli ingredienti che stai usando, e poi abbandonali”.

When I got back home
I found a message on the door
Sweet Regina's gone to China
Cross legged on the floor
Of a burning jet that's smoothly flying
Burning airlines give you so much more
How does she intend
To live when she's in far Cathay?
I somehow can't imagine her
Just planting rice all day
Maybe she will do a bit of spying
With micro cameras hidden in her hair
I guess Regina's on the plane
A news week on her knees
While miles below the curlews call
From strangely stunted trees
The painted sage sits just as though he's flying
Regina's jet disturbs his wispy beard
When you reach Kyoto
Send a postcard if you can
And please convey my fond regards
To Chih-Hao's girl Yu-Lan
I heard a rumor, they were getting married
But someone left the papers in Japan
Left them in Japan