Il suo canto libero

Quando Lucio Battisti rifiutò un miliardo di lire da Gianni Agnelli

Pochi artisti di successo come Lucio Battisti hanno saputo restare liberi e indipendenti di fronte alle lusinghe del mercato (e non solo) nel corso della loro carriera. "Il mio canto libero", per il cantautore di Poggio Bustone, non era solo un ritornello fortunato, ma uno stile di vita. A costo anche di clamorose rinunce. Storica quella del 1973, quando disse di no all'uomo più potente d'Italia.

In quell'anno, infatti, Gianni Agnelli aveva dato mandato ai suoi uomini di contattare Lucio Battisti per convincerlo a tenere un concerto al Teatro Regio di Torino, sponsorizzato dall’azienda torinese. L’offerta era colossale: un miliardo di lire, forse due, secondo alcune voci. Un assegno che avrebbe piegato chiunque, ma non Lucio. Le telefonate si moltiplicarono senza mai trovare risposta. “Riusciamo a parlare con Breznev in trenta secondi, ma non riusciamo a parlare con Lucio Battisti”, sbottò l’Avvocato, frustrato e sorpreso. 
Ai piani alti della Fiat, calò un gelo imbarazzato, finché non giunse il definitivo no di Battisti.

Eppure, il momento non poteva essere più propizio. Solo un anno prima, "Il mio canto libero" era stato proprio l’album più venduto in Italia, e Battisti viveva l’apice del suo successo: le collaborazioni con Mina, le apparizioni televisive, la consacrazione popolare. Ma quell’onda travolgente portava con sé anche la deriva di una stampa morbosa. Nel 1973, la nascita del figlio Luca Filippo Carlo aveva esposto la famiglia alla curiosità spietata dei rotocalchi: fotografi appostati davanti alla clinica, insinuazioni di amori clandestini con attrici come Zeudi Araya, articoli velenosi che lo dipingevano come “tirchio, apatico, burbero”.
Battisti, ferito e insofferente, reagì con un gesto che avrebbe segnato per sempre la sua carriera: si chiuse nel silenzio, decise di tagliare i ponti con interviste, ospitate televisive, concerti. Persino un maestro di sobrietà e rigore come Enzo Biagi si sentì rispondere con un garbato rifiuto.

Il paradosso era evidente: a fronte di un artista che arrivava a guadagnare fino a 4 miliardi di lire l’anno in diritti d’autore, le tentazioni dei facili ingaggi lo lasciavano indifferente. La ricchezza, per lui, non era mai stata un obiettivo. Viveva in modo schivo, spartano, lontano dai clamori, assieme alla moglie Grazia Letizia Veronese. A Lecco, dove trascorreva i suoi giorni lontano dai riflettori, rispondeva con ironia a chi lo fermava per strada: “Magari fossi Battisti, con quello che guadagna!”. Nel rifiuto ad Agnelli, dunque, non c’era soltanto l’orgoglio di un artista imperscrutabile, ma una scelta di vita che avrebbe contraddistinto il cantautore laziale per tutto il resto della sua vita, preocemente spezzata dalla malattia il 9 settembre 1998.
Da quel momento, Lucio Battisti, appena trentatreenne, si ritirò progressivamente dalle scene fino a un definitivo addio alla televisione italiana, con l’ultima apparizione concessa soltanto a un’emittente svizzera nel 1980.

04/10/2025