Pietre miliari ai raggi X

Interpol-Arcade Fire, riscossa wave nel 2000

"Turn On The Bright Lights" degli Interpol e "Funeral" degli Arcade Fire: due cardini della riscossa wave di inizio 2000 al centro della nuova puntata di Rock in Onda, il programma condotto da Claudio Fabretti tutti i mercoledì dalle 12 alle 14 sulle web-frequenze di Radio Città Aperta (www.radiocittaperta.it).
Dalla desolazione metropolitana a tinte fosche dei newyorkesi ai rituali di catarsi collettiva in salsa orchestrale del combo canadese, un viaggio nelle sonorità che hanno rilanciato un'intera epoca musicale in chiave moderna, gettando le basi per una nuova stagione creativa.

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Interpol - Turn On The Bright Lights - Arcade Fire - Funeral


Uno pensa all'inizio dello scorso decennio e la mente va subito lì: New York, le rovine fumanti di Ground Zero, la luce delle sorti progressive del Duemila che scema in un immenso crepuscolo ovattato, punteggiato di fuochi al tramonto. E' in questa atmosfera che ci calano gli Interpol col loro primo disco. E' difficile spiegare quanto "Turn On The Bright Lights" suonasse adatto a quei mesi di cordoglio e al risorgimento di una New York prostrata da un colpo mortale, raccontare come il baritono di Paul Banks suonasse taumaturgico nel 2002, quale una medicina amara, ma che ci voleva. Dopo quasi dieci anni gli Interpol ci sono ancora, ma sono un gruppo normale, allora erano quelli giusti al momento giusto, e "Turn On The Bright Lights" un esorcismo della paura.
E' anche vero che il rock stesso ripartiva da una sua (ben più modesta) tabula rasa, dato che i principali portabandiera del filone, i Radiohead, avevano deciso di farlo implodere, proprio a cavallo del millennio, nel gelido amnios di un nuovo inizio, "Kid A". Invece di seguirli nelle splendide tenebre del cyberspazio, il rock del Duemila aveva deciso invece di tornare alle sonorità ben più rassicuranti e umane delle care vecchie chitarre: e in principio furono gli Strokes. Col loro esordio New York si rimette al centro della mappa, il rock risorge, si ritorna a parlare di garage e new wave (eccola la parola incriminata), di rock secco e senza fronzoli simile a quello di fine Settanta-inizio Ottanta, come se l'elettronica fosse un brutto sogno. E invece sono gli Strokes a essere messi fra parentesi dalla Storia, nell'interludio luminoso tra il capodanno del 2001 e le torri in fiamme di settembre.
New York è viva e riparte con miriadi di gruppi accomunati da un'urgenza che è la vera cifra di tutti gli eroi cittadini e che stavolta si esprime in forme sorprendenti: musica scarna, nervosa, a volte  venata di un'elettronica vetusta, da computer rotti e vecchi videogiochi (electroclash), altre decisamente rock, ma sempre all'insegna di un'inguaribile indole Eighties..

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Gli Arcade Fire sarebbero comunque diventati i grandi artisti che tutti oggi conosciamo, eppure è stato un corso degli eventi davvero particolare a partorire l'esordio-capolavoro che nel 2004 rende il combo di Montreal (quindici elementi nella formazione standard) il nuovo fenomeno della scena rock mondiale. Il lutto, o meglio i lutti che Win Butler e Régine Chassagne, co-leader della band e compagni di vita, hanno dovuto affrontare nel periodo in cui la formazione canadese prendeva coscienza di sé e lavorava al primo album sono il tema portante del lavoro, la scintilla che scatena il fuoco dell'ispirazione, la molla da cui tutto prende forma e in cui tutto sembra esaurirsi.
Il titolo stesso, d'altronde, non mente. L'incontro-scontro tra la vita la morte, la materia e la dissoluzione sono i nuclei da cui ogni nota e ogni sillaba muovono come in balia di onde talvolta placide, talvolta in tempesta. “Funeral” non è allora soltanto una grande allegoria sull'esistenza e la sua negazione. È anche un prodotto di un tempo inquieto e difficile da decifrare, sia esso inteso come epoca nella quale viviamo o come età di passaggio da un'innocenza perduta a un'età adulta colma di incognite. È lacrime e gioia, solitudine e calore umano, intemperie e requie, malinconia e gioia di vivere. E forse, in ultima analisi, è un classico, quantomeno nell'accezione letterale che ne faceva Italo Calvino, perché è un'opera che non ha ancora finito di dire quel che ha da dire.


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Rock in Onda



Discografia

Scaletta del programma


Interpol - "Turn On The Bright Lights"

  1. Untitled
  2. Obstacle 1
  3. NYC
  4. PDA
  5. Say Hello To The Angels
  6. Hands Away
  7. Obstacle 2
  8. Stella Was A Diver And She Was Always Down
  9. Roland
  10. New
  11. Leif Erikson


Base strumentale: Hands Away

Arcade Fire - "Funeral"

  1. Neighborhood #1 (Tunnels)
  2. Neighborhood #2 (Laika)
  3. Une Annee Sans Lumiere
  4. Neighborhood #3 (Power Out)
  5. Neighborhood #4 (7 Kettles)
  6. Crown Of Love
  7. Wake Up
  8. Haiti
  9. Rebellion (Lies)
  10. In The Backseat


Base strumentale: Vitamin String Quartet - Neighbourhood #1 (Tunnels)

Pietra miliare
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