La storia del giornalismo nei riguardi della musica pop e rock è densa di pressapochismo, con autori che si sono spesso basati esclusivamente sulla propria esperienza personale, relegando a mera curiosità il contesto storico, sociale e artistico dei dischi recensiti, quando non distorcendolo apertamente per farlo quadrare con la propria visione.
Nulla però è stato manipolato più dei dati di vendita: per qualche motivo, molti giornalisti – e di conseguenza molti appassionati, che ne sono stati influenzati – si sono convinti che più un artista vendeva, più ci fosse motivo di ritenerlo memorabile (non è un caso che la band più venduta di tutti i tempi, i Beatles, sia anche considerata la migliore).
Questo ha portato, secondo il già accennato principio di piegare i fatti alla propria visione, a ingigantire i dati di vendita quanto più possibile, allo scopo di migliorare la posizione dell'artista che si voleva esaltare in quel preciso momento: dopodiché, essendo i loro scritti ritenuti autorevoli, venivano ripresi da altri e si diffondeva così a macchia d'olio una cifra gonfiata che non rispondeva alla realtà ma di cui tutti erano convinti, e molto spesso lo rimangono a tutt'oggi.
Invero, la cosa funziona anche al contrario, a seconda di ciò che si vuole dimostrare: ai fan più oltranzisti della musica alternativa piace raccontare che il primo album dei Velvet Underground fu un fiasco clamoroso, arrivando a ridurne i risultati fino al centinaio di copie, quando in realtà il disco vendette abbastanza da rimanere per 13 settimane nella top 200 di Billboard, pur nei piani bassi.
Se la cosa era diffusa in epoca pre-Internet, in seguito è letteralmente dilagata. Spiace dirlo, ma dagli anni Duemila in poi, una discreta dose di responsabilità è da attribuire a Wikipedia, che è una risorsa straordinaria per molti versi e non la si vuole certo denigrare in assoluto, ma che al contempo ha consentito la diffusione di alcune di queste bufale, talvolta con un meccanismo ciclico particolarmente buffo: qualcuno inserisce il dato di vendita errato sulla pagina Wikipedia dell'artista "X", pur senza avere fonti credibili al riguardo; un giornalista scrive un articolo su quell'artista, va a documentarsi su Wikipedia, trova il dato in questione e lo pubblica sul proprio sito (o magari lo riporta in radio, o ancora in televisione, senza citare la fonte ovviamente); tempo dopo su Wikipedia l'articolo del suddetto giornalista viene inserito come fonte per il dato errato di cui sopra. Di questi casi di bufale autoalimentate ce ne sono numerosi.
Nel corso del tempo la versione inglese di Wikipedia ha cercato di limitare il fenomeno e a oggi la situazione è più vivibile rispetto al far west di qualche anno fa, benché si debba sempre stare all'erta, mentre purtroppo – in splendida rappresentanza del metodo caciottaro che sempre deve contraddistinguere almeno una parte della nostra cultura – la versione italiana riporta ancora una tale serie di assurdità da mettersi le mani nei capelli.
Questo articolo è dedicato a quella che è forse la bufala più divertente in assoluto, ossia i presunti quattro milioni di copie vendute raggiunti da Claudio Baglioni con il solo album "La vita è adesso" (1985). Nelle prossime settimane saranno pubblicati altri due approfondimenti, uno sul mercato italiano più in generale e uno sul mercato internazionale.
"La vita è adesso" è stato un album a tutti gli effetti di enorme successo, rimanendo al numero 1 nella classifica di Tv Sorrisi e Canzoni per 27 settimane (record assoluto), in quella Rai per 21 settimane e in quella di Musica & Dischi per 19 settimane: qualunque delle tre si voglia preferire, appare come l'assoluto dominatore del 1985 italiano.
Tuttavia, neanche una simile prova di forza avrebbe potuto generare quattro milioni di copie, quantità che era semplicemente fuori dalla portata del mercato italiano, dove nessun disco entro il paio d'anni dal primo ingresso in classifica è mai riuscito a raggiungere anche solo i due milioni.
Eppure la cifra viene citata con fermezza su Wikipedia, portando a sostegno una lunga serie di scritti al riguardo, fra i quali figurano:
- un articolo su Sprea.it accessibile soltanto tramite abbonamento;
- un articolo su Tuttonotizie che riporta quattro milioni e 500mila copie, senza alcuna fonte;
- una descrizione del cd sul sito Discoteca Laziale, copiata parola per parola da Wikipedia (a proposito delle bufale con riferimento ciclico di cui si diceva);
- un articolo di Fanpage che riporta vendite quattro milioni e 400mila copie, senza alcuna fonte;
- un articolo di Tv Sorrisi e Canzoni che non cita affatto le copie vendute dall'album;
- un articolo su La Stampa che parla di "quasi" quattro milioni di copie e "millemila settimane" (sic) al numero 1, senza citare fonti;
- un articolo di Sky Tg24 che finalmente riporta la cifra più verosimile, ossia un milione e mezzo di copie, quindi non si capisce perché venga usato come fonte per un'affermazione che riporta tutto un altro quantitativo.
Quel che è peggio è che tutte queste fonti sono riportate a sostegno di un'affermazione contenuta nella pagina Wikipedia della Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana), secondo la quale l'album sarebbe stato certificato dalla stessa come il più venduto di sempre sul mercato italiano: peccato che in nessuna delle fonti in questione venga citata la Fimi e che la Fimi non abbia mai fatto simili dichiarazioni riguardo all'album (o almeno, sul suo sito ufficiale non sono rintracciabili).
Più in basso, nella stessa pagina Wikipedia della Fimi, viene riportata l'intera lista dei dischi più venduti di sempre in Italia e le copie di "La vita è adesso" aumentano a quattro milioni e mezzo (chiedere coerenza fra i dati presenti nell'articolo è forse troppo) e fra le fonti, oltre alle già citate, si aggiungono i siti Mauxa.com (oggi defunto e che peraltro nel proprio articolo non riportava affatto il numero di copie vendute) e Hitparades.it (che riporta due milioni e 600mila copie, anziché quattro e mezzo), oltre al libro "Discografia Illustrata. Claudio Baglioni", pubblicato nel 2008 dalla Coniglio Editore: non c'è stato modo di poterlo controllare, ma anche fosse, Coniglio Editore non risulta avere alcuna autorità su quante copie siano state vendute da qualsivoglia disco sul suolo nazionale.
Tornando per un attimo a La Stampa, un altro suo articolo parla di tre milioni e 800mila copie (perlomeno, è coerente con i "quasi" quattro milioni citati nell'altro) e afferma che la cifra sia stata calcolata dalla Siae. Tuttavia, cercando in rete non c'è alcuna dichiarazione ufficiale o quantomeno pubblicata da fonti con un minimo di autorevolezza al riguardo.
L'articolo più vecchio che si riesce a rintracciare riguardo a questa presunta dichiarazione della Siae appartiene al blog FanCity Acireale (gennaio 2015), che ha probabilmente fatto da fonte per gli altri e che non si capisce come si possa ritenere attendibile. La stessa identica lista era peraltro già apparsa un paio di mesi prima nel blog del musicista Antonio Bacciocchi, TonyFace, senza però fare alcuna menzione della Siae.
Non si andrà oltre, perché a esplorare si rischierebbe di non finire più (c'è chi dà l'album sopra i cinque milioni, chi sopra i cinque e mezzo, e a questo punto sarà questione di pochi anni prima che raggiunga i dieci), ma in tutto questo viene da domandarsi: qual è la posizione ufficiale di Claudio Baglioni, o perlomeno del suo management, al riguardo?
Sul suo sito ufficiale, alla sezione "Bio", appare scritto che le copie vendute da "La vita è adesso" sono oltre un milione e mezzo. Baglioni e chi gli sta intorno avrebbero ovviamente tutto l'interesse ad avallare la storia dei quattro milioni se fosse vera, ma il punto è che si tratta di un numero per il mercato nostrano talmente irreale che viene da ridere solo a pensarlo, qualora se ne conoscano le dinamiche. Un milione e mezzo risulta una cifra invece pienamente credibile e allineata all'andamento in classifica del disco anche rapportato agli altri bestseller dell'epoca, e sia chiaro: è un risultato comunque impressionante, dato che con ogni probabilità è stato il primo album italiano a raggiungerlo (non è ufficiale, ma si può ipotizzarlo considerando che la più imponente performance in classifica, negli anni immediatamente precedenti, era stata quella de "La voce del padrone" di Franco Battiato, fino a quel momento l'unico album sopra al milione di copie sul mercato italiano), pur essendo in seguito stato superato, come vedremo nel prossimo articolo.
Il premio più luminoso va però a Fabio Volo, che è andato a sbandierare il dato fasullo come ospite da Fabio Fazio, in un momento amarcord sugli anni Ottanta, dando probabilmente un forte impulso alla sua diffusione. Purtroppo il video non risulta disponibile in streaming.