John Foxx & Louis Gordon

From Trash

2006 (Metamatic Records)
techno-pop

È arduo configurare il percorso artistico di John Foxx utilizzando un metro convenzionale. Al tentativo d'inserirlo nel contesto delle contingenze discende la presa d'atto che, in nulla come nella sua opera, l'elemento temporale è un incidente e non l'indizio, una pausa che suggella la più moderna estetica, il filo rosso che impreziosisce le tracce di un vissuto.
Tracce che prendono forma negli ormai familiari luoghi non luoghi che popolano l'immaginario dell'eroe neo-romantico: algide piazze, giardini silenti e cattedrali oceaniche, città paradigmatiche di un modello umano che alberga nelle pose ieratiche di un mistico della modernità. Ci troviamo di fronte a uno di quei rari casi in cui la sostanza va estratta dalla forma, dall'involucro che ha racchiuso, tempo per tempo, il leader di un gruppo storico, gli Ultravox!, il solista capace di condizionare le gesta del synth-pop, e l'esteta neo-ambient di cui non tutti, forse, hanno ben presenti le sorti.

Di questa trama solipsistica non stupiscono né i cinque anni di silenzio (tanti ne passarono da "In Mysterous Ways" al singolo "Remember", uscito nel 1990 con il moniker Nation 12), né i seguenti sette trascorsi a studiare forme di comunicazione alternativa. Ma neppure le cinque uscite in poco più di un anno (inclusi un live e un nuovo lavoro uscito come Nation 12), sfociate in quest'album, divenuto nel frattempo il quarto recante il marchio Foxx&Gordon.
A forza di affinare un linguaggio che prende le mosse dal tradizionale synth-pop foxxiano per convergere nella techno-house del dj-produttore Louis Gordon, con "From Trash" l'ineffabile duo ha raggiunto l'acme della sua cifra stilistica, quella di un pop tecnopolita che si muove all'interno della classica dicotomia uomo-macchina.

Da qui la voce del frontman, che fu cristallina, si trasfigura, incalzata da costanti contrappunti di vocoder asserviti a un sound di carta vetrata di matrice Suicide, che tuttavia non scorda atmosfere più consone, sospese tra l'algido e il romantico.
All'interno di queste coordinate, troviamo le squadrate ruvidezze di "Impossibile", il totem di Alan Vega troneggiare sullo swing di "Friendly Fire", le morbide e ben modulate suadenze di "Another You", i rassicuranti mood à-la Depeche Mode di "Your Kisses Burn" e le notti insonni trascorse a contemplare le luci al neon di una metropoli teutonica dalla prospettiva di una stanza ("A Room As Big As The City").

Ci sono poi le autocitazioni del caposcuola, che in "The One That Walks Through You" e in "A Million Cars" trae linfa dalla solenne epicità di "The Garden", che in "Freeze Frame" evoca i robotismi dell'aureo periodo metamatico, e che con la title track tallona svolgimenti house già propri di "Crash And Burn", l'altrettanto riuscita opera terza del duo.
Una menzione a parte merita "Never Let Me Go", una rifrazione di luce, il crepuscolare trasalimento di un sentimentalismo futuribile, la rarefatta implorazione di un cuore che batte sopra al tempo digitale, a simbolo e a suggello di un'arte elettronica che conferma, ancora oggi, di avere ben pochi eguali.

06/12/2006

Tracklist

  1. From Trash
  2. Freeze Frame
  3. Your Kisses Burn
  4. Another You
  5. Impossible
  6. Never Let Me Go
  7. A Room As Big As A City
  8. A Million Cars
  9. Friendly Fire
  10. The One That Walks Through You