Lodger

Grown-Ups

2007 (Angular Recordings Co.)
indie-pop

Ben Siddal è un post-adolescente di Leeds che, come tanti suoi coetanei e connazionali, ha sentito l’urgenza di esprimere, attraverso la musica, i propri sentimenti e i propri pensieri.
Così, imbracciata la chitarra, preso in prestito il nome da un Hitchcock d’annata (in italiano “L’inquilino”, 1927), reclutati altri due giovani autoctoni e coadiuvato in sede di produzione dall’esperto Alan Smyth (già produttore di Pulp, Arctic Monkeys, Richard Hawley, The Long Blondes e tanti altri), senza por tempo in mezzo, ha sfornato una serie di singoli dalla tiratura limitata e dall’impatto immediato.

The Lodger, grazie soprattutto al passaparola e alla rete, è un nome abbastanza chiacchierato già da tempo a tal punto che molti appassionati delle sonorità indie-pop attendevano, con impazienza e curiosità, la giovane bandi inglese all’album di esordio.
Chi ha avuto, però, l’occasione di ascoltare i singoli che hanno preceduto l’album e i vari brani già editi in varie compilation, probabilmente è rimasto alquanto deluso: nonostante l’album abbia il significativo titolo di “Grown-Ups”, in effetti, più che una crescita ed un deciso passo avanti nella carriera della giovane band di Leeds, questa è solo la summa dei suoi, seppur brevi, trascorsi. Solo un paio dei brani contenuti nel lavoro di esordio di The Lodger, infatti, sono totalmente inediti. Gli altri sono stati già tutti pubblicati precedentemente, benché la maggior parte di essi sia stata, poi, re-incisa per l’occasione.

Ciò non toglie, comunque, che “Grown-Ups” sia un ottimo esordio che potrà fare felici coloro i quali, per un motivo o per un altro, si erano lasciati sfuggire i brani di cristallino e irruento pop proposti da Ben e soci. Canzoni che, anzi, riunite in un unico album, acquistano coesione ed incisività, donando al lavoro una inaspettata compattezza.
Le coordinate in cui si muove il suono di The Lodger sono quelle dell’intramontabile pop indipendente d’Albione, con richiami piuttosto evidenti a band che dalla seconda metà degli anni 80 hanno fatto la fortuna di questo genere. La musica si basa sulla strumentazione più classica di basso, chitarra e batteria, con la parte ritmica molto in luce e la chitarra che intesse arpeggi degni dei migliori Aztec Camera o The Wedding Present, come nella sognante “Simply Left Behind” o nella energetica “Kicking Sand”. Solo a volte è una tastiera dal palese sapore eighties a spuntare e a far da contraltare alla chitarra sempre in evidenza (“Unsatisfied”). La voce adolescenziale, ma non monotona, di Ben, poi, riesce ad amalgamarsi alla perfezione con gli intrecci armonici e con una sezione ritmica che tiene sempre alta la cadenza dell’album.

Nulla di nuovo sotto il pallido sole d’Inghilterra, sia ben chiaro, ma, in ogni caso ciò che veramente colpisce, in questo brillante esordio, è la straordinaria capacità della band di coinvolgere l’ascoltatore e di creare, senza troppi fronzoli, brani dall’impatto ritmico e melodico immediato ed immediatamente riconoscibili.
È da molto tempo, oramai, che non si trovavano, in un solo album, tanti pezzi così freschi e dalla presa subitanea come in “Grown-Ups”.

L’introduttiva “Many Thanks For Your Honest Opinion”, il fulminante “A Free Period”, “Getting Special” con le sue sonorità tanto new wave, “Let Her Go”, “The Story’s Over” sono tutte canzoni che non hanno nulla da invidiare ai migliori anthems del pop inglese degli ultimi 25 anni.
Forse solo i brani più rilassati e schiettamente melodici, come l’inedito “Good Bye”, piuttosto melenso e adatto ad un giro di “lento” tra adolescenti brufolosi, mostrano un po’ la corda, evidenziando come una formula musicale così semplice e schietta possa rischiare, se non supportata da un brillante songwriting, di naufragare nella mediocrità.

È, invece, proprio l’immediatezza e lo straordinario impeto melodico dei brani che compongono “Grown-Ups” a farne la sua fortuna.
Il rischio, forse, è che, soprattutto qui da noi, tale semplicità ed esuberanza giovanile siano scambiati per banalità e i The Lodger, confusi con l’ennesima proposta “britpop” senz’anima, vengano messi nel dimenticatoio ancora prima di poter essere ascoltati con attenzione.

Sarebbe un errore gravissimo, poiché, piuttosto che alle infinite band usa e getta che ci vengono propinate di questi tempi, i nostri dovrebbero essere accostati ai maestri del genere: solo il tempo (e un secondo album composto totalmente da brani inediti) potranno dirci se Ben Siddal ha avuto solo un fugace attimo di intensa ispirazione, oppure se il suo nome potrà essere ricordato al fianco dei vari Roddy Frame, David Gedge e, perché no, Morrissey/Marr.
Per ora, sotto il solleone di luglio, vale la pena di accantonare questi oziosi “dilemmi esistenziali” e tuffarsi della freschezza di “Grown-Ups”.

23/07/2007

Tracklist

  1. Many Thanks For Your Honest Opinion
  2. Kicking Sand
  3. Getting Special
  4. You Got Me Wrong
  5. A Free Period
  6. Simply Left Behind
  7. My Advice Is On Loan
  8. Let Her Go
  9. Watching
  10. Unsatisfied
  11. The Story's Over
  12. Not So Fast
  13. Bye Bye
  14. Let's Make A Pact

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