Cattle Decapitation

“The Harvest Floor”, quarto disco dei Cattle Decapitation, non soltanto suona come il lavoro più robusto e compatto della loro carriera, ma conduce quella devastante fusione di death-metal e grindcore verso nuove fascinazioni sonore.

Che si tratti di piccole aperture melodiche, di lampi black-metal o di fioriture dark-ambient – già evidenti nell’iniziale “The Gardeners Of Eden” – l’album mostra finalmente una band alle prese con un materiale discretamente convincente. Dico “discretamente”, perché, nonostante sia, forse, la cosa migliore partorita dal quartetto fino a questo momento, “The Harvest Floor” nasconde, dietro il suo essere camaleontico, ancora un certo grado di confusione.

Insomma, per quanto sappiano di essere delle persone poco raccomandabili (“We Are Horrible People”), riescono a far sanguinare più le orecchie che i nostri cuori. Ma questo è un difetto, come dire?, curabile, soprattutto adesso che la strada intrapresa risulta essere quella giusta.

Quanto alla “nuda” materia sonora, c’è molta carne al fuoco per farvi del male: i blast-beat al cardiopalma, la chitarra imbizzarrita e la voce indemoniata di “A Body Farm”, le decelerazioni e i ferali rugghi gore di “The Ripe Beneath The Rind”, la ressa quasi industrial di “The Product Alive”, i vampirismi death di “Into The Public Bath” e la marziale, atmosferica title track, con la voce estatica di Jarboe a trascinarci tutti in un piccolo viaggio spirituale.

Ma è soprattutto “In Axestasy” a segnalare il livello di visceralità e la natura camaleontica dell’operazione. Sperando che nel futuro quel tocco di sperimentazione, che ancora fa sentire la sua mancanza, possa condurre i Cattle Decapitation verso nuove frontiere di brutalità.

14/02/2009