La nuova fatica sulla lunga distanza dopo "Hermaphrodite" del 2007 non sposta di molto le coordinate sonore del Black Dice e Terrestrial Tones Eric Copeland. Pseudoelettronica rotonda e massimalista, arricchita da ottusità Ubzubiane e schegge glitch-noise. Molti dei brani sono semplici riempitivi o al messimi tentativi non sempre riusciti di costruire strutture collagistiche - che abbiano una parvenza di pop - intorno a groove ipnotici.
Certo che quando Copeland riesce a mettere d'accordo il discorso ritmico e quella sensibilità pop-deviata che contraddistingue soprattutto le sue uscite, ne viene fuori qualcosa di davvero pregevole come nel pezzo che dà il titolo alla raccolta. Divertente a tratti, noioso quando Copeland cerca di prendersi sul serio, ma soprattutto utile a capire la deriva degli ultimi Black Dice.
04/10/2009