Attivi dalla metà degli anni Zero, i Bird Names sono David Lineal e Phelan La Velle, combo da Chicago con all'attivo quattro full lenght e diversi Ep e demo di varia natura. Dediti a un modo di comporre molto lo-fi, ancorato alla polverosità della psichedelia degli anni 60, i Bird Names tornano agli albori del moderno "essere alternativi" riportandosi a un modello di creatività molto naif, scevra da tecnicismi e virtuosismi vari, ma che dà libero sfogo alla fantasia dei due.
E David e Phelan non si fanno certo pregare, costruendo una sorta di concept dedicato al sole e alla sua energia vitale. Ne viene fuori un album arduo, un vero flusso di coscienza nel quale strumenti e linee melodiche si fondono in maniera inestricabile e a volte un po' fine a se stessa. Lucentezza scintillante à-la Beach Boys e deliri surreali beefheartiani sembrano riemergere da una dimensione spaziotemporale lontana, ingrigita dalla polvere ma conservatasi intatta nei suoi colori densi e caldi.
Ma se un flusso creativo è veramente tale, libero da condizionamenti, non ci sorprendiamo nemmeno di trovare influssi nipponici degni delle Cocorosie in "Phantoms & Fortunes" o la vena malinconico-tropicale degli Os Mutantes in "Metabolism". Le mani ticchettano sciolte su corde e tasti, il suono scivola sporco verso caldi amplificatori a valvole, in un mondo di colori e forme sinuoso e malleabile. Un mondo lisergico, allucinato, dal quale una schiera di artisti si alzarono quasi 50 anni orsono ma che ancora oggi affascina.
25/07/2011