Bandcamp da benedire. Svolti dalle sue parti e becchi puntualmente la perla che cercavi. Definirla una misera "piattaforma", di questi tempi, pare quasi riduttivo. Una sbirciatina presso i suoi lidi è sempre cosa buona e giusta. L'essenzialità estetica e interattiva reca poi un certo conforto, così come gli artisti paiono provenire da chissà quale sub-universo musicale parallelo, inclusi questi due sfigati da Suwanee (Georgia, US), Dylan Anderson e Bo Fletcher, aka Soft Powers.
Giunti alla fatidica (?) seconda prova privi di un contratto che invece meriterebbero, i due mescolano egregiamente imperscrutabili melodie con una stralunata consapevolezza d'intenti, una strizzatina arielpinkiana a certo lo-fi, e via verso un nuovo papabile hype da suggerire ai più, da gustare fino all'ultima nota. Insomma, i Soft Powers sono un po' la chicca del momento, la novità nascosta dietro l'angolo, pronta a invadere la piazza. Aggiungeteci una copertina tremendamente cool e il gioco è fatto.
A un primissimo impatto, ogni singola traccia del qui presente "Outlandish Scandals" delinea atmosfere vellutate e al contempo frastagliate, in cui è possibile dedurre anche una certa predisposizione verso la psichedelia pulsante, analogica e trasognata dei meravigliosi Ottanta. Ad aprire le danze, è il sussulto etereo in proiezione Spacemen 3 di "Bodhisattva". Segue "Blanc - Rmayana", incalzante guazzabuglio in scia Archie Bronson Outfit, e il flipper narcotico di "Cuda", a caldeggiare un'irresistibile variazione ritmica. Tutto volge spesso a una poderosa trasfigurazione lo-fi pregna di vaghe assonanze. In tal senso, potremmo tranquillamente scomodare i vari Beck e Radiohead ("Violence"). Ma non solo.
Tuttavia, regna nelle strozzature dell'album un'idea di fondo ben precisa, atta ad assopire melodie piccanti, distorsioni al valium e andazzi più spediti. Così, al centro del piatto "Beat #4" pare uscita da un remix house di serie B come se ne sentono a iosa dalle parti di Ibiza. Mentre "Meher Baba" aggiunge quel pizzico di imprevedibilità elettrica, a creare una calda effusione tropical-jazzy irta di suspence melodica. Al contrario, "Endlessly" è la ballad tristissima da far girare senza sosta nel lettore. Struggente malinconia a scaldare cuore e anima. Il resto dell'opera alterna brevi sperimentazioni ipnagogiche ("1,300 Decibels") a impalpabili trotti a-là Toro Y Moi ("Panic").
Hype futuro o meno, il duo Soft Powers è tra le micro-cose più eccitanti dell'anno corrente. Attenti al ragno e viva il web!
28/04/2011