Viva Brother

Famous First Words

2011 (Geffen)
brit -pop

Esce in un periodo poco propizio per eclatanti exploit mercantili il lavoro d'esordio di questo quartetto di Slough (Berkshire). Al gruppo non è andata tanto bene nemmeno con il nome, aumentato all'ultimo momento del prefisso Viva per evitare confusioni di marchio con l'omonima band australiana. Schiaffeggiato un po' ovunque, "Famous First Words" è in effetti un album che colpisce per la sua peculiare e lampante mediocrità. I Viva Brother suonano esattamente come una band britpop di seconda o terza fascia, clonando in maniera vagamente sinistra il suono di quel cosiddetto noelrock (come si usava definirlo in Inghilterra all'epoca, non senza una punta di macabro umorismo) che nel biennio 1995-1996 sapeva produrre effimere meraviglie da una hit e via, tanto solerti nello scalare le classifiche quanto prodighe nell'eclissarsi un attimo dopo (vengono in mente i Cast, i Seahorses, i Northern Uproar, i Menswe@r o certi Shed Seven meno ispirati). Tuttavia non è tanto la scarsa originalità della proposta a lasciare perplessi, quanto piuttosto lo stile svogliato e dozzinale dell'operazione in sé. Anche per copiare in maniera credibile occorre infatti una minima riserva di talento e bravura e, in questo senso, i Viva Brother appaiono come dei truffatori sciatti e privi del benché minimo appeal criminale.

Non c'è da stupirsi troppo, allora, del fatto che nessuno dei singoli sinora lanciati nel mare magnum delle programmazioni radiofoniche (sia alternative che mainstream) sia riuscito davvero a fare breccia nel muro di gomma della generale indifferenza. Una tripletta (a suo modo fatale) come "Electric Daydream", "Darling Buds Of May" e "Otherside", somiglia a una flottiglia di navi disperate che imbarcano acqua e rimpianti a ogni nuovo colpo di remi, e tutto l'album, in fondo, non fa che riverberare il gorgoglio di un'ispirazione che cola lentamente a picco. Si fatica a distinguere un ritornello dall'altro (ascoltate in sequenza "False Alarm" e "Still Here") e la situazione si aggrava di minuto in minuto, soprattutto quando la band butta il discorso sui muscoli, le chitarre rombanti e gli uh-uh sornioni di un "me ne frego" finto-proletario di cui non frega in realtà niente a nessuno. I gruppi britpop di quindici e passa anni fa, detto tra noi, meritavano decisamente epigoni più fantasiosi e dotati di questi pallidi perdigiorno.

Se la guerra tra band, maliziosamente suggerita da Nme qualche tempo fa, era rivolta contro i rivali (pluridecorati) Vaccines, allora non vale nemmeno la pena stare troppo a cavillare su chi abbia vinto l'incontro, dentro e fuori dal ring. Rimane dunque tristemente arguta l'osservazione di Liam Gallagher (che, del resto, non pare messo poi tanto meglio): la cosa più curiosa e interessante di questi quattro lestofanti sono forse i loro tatuaggi. Famose ultime parole.



Darling Buds Of May

18/08/2011

Tracklist

  1. New Year's Day
  2. Still Here
  3. David
  4. High Street Low Lives
  5. Electric Daydream
  6. Darling Buds Of May
  7. Otherside
  8. Fly By Nights
  9. False Alarm
  10. Time Machine

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