Jeff Cotton - Da Captain Beefheart ai tramonti hawaiani

intervista di Francesco Nunziata

Per chi ha sempre avuto un occhio di riguardo per le musiche più oblique e avventurose, il nome di Jeff Cotton non dovrebbe suonare misterioso. Conosciuto presso la corte di Don Van Vliet/Captain Beefheart con il nomignolo di Antennae Jimmy Semens, il chitarrista californiano è entrato nella leggenda soprattutto per aver suonato su "Trout Mask Replica", uno dei dischi più importanti e influenti della storia del rock. Lasciatasi alle spalle la fondamentale quanto sfiancante esperienza con il Capitano Cuordibue, Cotton suonerà, insieme all'amico Merrell Fankhauser, anche nei misconosciuti e affascinanti MU, prima di ritirarsi a vita privata su di un'isola hawaiana, dove continuerà a prendersi cura della sua chitarra.
Quello che segue è il risultato di una lunghissima chiacchierata a distanza con il buon Jeff, che per la prima volta si confessa a un interlocutore di lingua italiana.

Ciao, Jeff! È un piacere averti qui con noi! Per iniziare, puoi raccontarci che tipo di formazione musicale hai avuto? 

Avevo circa sette anni quando ho iniziato a cantare in armonia con mia madre e una sua amica. Mia madre era stata un'intrattenitrice e una cantante nei suoi primi anni in Alaska. Aveva un suo programma radiofonico settimanale e adorava ogni opportunità di cantare. Credo frequentassi la quarta elementare quando ricevetti in dono un piccolo Flutafone, uno di quei piccoli strumenti di plastica. Nel giro di pochi mesi, ero pronto per uno strumento vero. Mia nonna, che considero il mio angelo per molte ragioni, mi comprò un clarinetto professionale in legno Leblanc e l'ho suonato per tutto il mio dodicesimo anno di scuola. Quindi, ho cominciato a leggere la musica. Tuttavia, per il mio tredicesimo compleanno, i miei genitori mi regalarono una chitarra acustica archtop KAY. Era nella soffitta dell'amica cantante di mia madre e da quel giorno in poi ho preso il volo! Presi quattro lezioni di chitarra, ma poi capii che potevo fare da solo. Imparai le parti di chitarra solista e ritmica da "Walk Don't Run" dei Ventures, all’epoca la mia band del cuore. A quattordici anni, comunque, continuavo a suonare il clarinetto nell’orchestra della Antelope Valley High School. Ero anche attivo nel coro a cappella e seguivo tutti i corsi di musica disponibili. Fu proprio alla Antelope Valley High School che incontrai John French. Poi, mi imbattei in Mark Boston e Bill Harkleroad, che frequentavano altre scuole. Noi quattro suonammo insieme nei Blues In A Bottle, prima di diventare la band di “Trout Mask Replica”, ovviamente con l'aggiunta di Don Vliet, il Capitano in persona.

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"Beh, di certo non fanno più le auto come una volta! Vero metallo.
Questo sono io poco prima dei terribili due anni"


Chi furono i tuoi primi eroi musicali?
I Beatles sono stati una grande ispirazione, e nel 1964, con gli Exiles, dopo aver pubblicato il nostro primo disco, abbiamo suonato le loro canzoni in una sala gremita, indossando parrucche e degli abiti molto simili ai loro. Quel nostro primo disco raggiunse il numero 9 nella classifica della Valley. Poi, ho formato gli Intruders e, in seguito, gli Allusions e spesso suonavamo durante le pause pranzo nella mensa. Ci allestivano un palco e ci chiedevano persino di suonare occasionalmente al Gymnasium for Assemblies. Devo dire che, in una certa misura, ero attratto dalla musica strumentale. Poi c'erano gli Shadows dal Regno Unito. E i 13th Floor Elevators, che erano molto più avanti rispetto ai loro tempi, con canzoni orientate spiritualmente. Ascoltavo il loro Lp a mezza velocità. Amavo anche Jimmy Reed e la sua band, che rappresentarono la mia prima vera introduzione al blues. Il suo modo di suonare l'armonica nel registro acuto era fantastico e la musica sembrava fluttuare, quasi fosse senza peso.

In che tipo di famiglia e ambiente sociale sei cresciuto? Che tipo di ragazzo eri?
Ero un ragazzino timido, tranquillo e sensibile. Mio padre era il vicedirettore dell'aeroporto di Porterville nella California centrale, quindi ho trascorso alcuni anni vivendo all'aeroporto, volando con i miei genitori sui nostri vari piccoli aerei e a volte salivo con altri piloti. I miei genitori erano persone tranquille e aperte di mente e, per la maggior parte del tempo, ero fondamentalmente libero di scegliere le mie attività. Sono stato contagiato dal virus dei modellini di aerei e ho progettato e costruito tutti i tipi di aerei. L'aeroporto era di un miglio quadrato, quindi avevo molto spazio per stendere le mie ali.

Prima di entrare nella Magic Band di Captain Beefheart, hai suonato sia nei Merrell and The Exiles, una band guidata da Merrell Fankhauser, che nei Blues In A Bottle, come hai già ricordato. Che tipo era Merrell?
Ho incontrato Merrell Fankhauser quando mio padre e suo padre hanno iniziato a parlare un giorno all'aeroporto di Lancaster, California, nel deserto del Mojave. Quando hanno scoperto che eravamo entrambi chitarristi, ci hanno spinti a suonare insieme. E la nostra prima session è stata così divertente che abbiamo deciso di formare gli Exiles. Io suonavo solo da circa un anno e Merrell aveva già diversi anni di esperienza, quindi mi ha messo al passo insegnandomi le prime canzoni. Facevamo pezzi dei Ventures e dei Beatles, perché avevamo un'armonia vocale eccezionale. Sapevamo suonare anche il doo wop. Merrell era molto più vecchio di me, così come Don Vliet. Infatti avevano la stessa età.

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Blues In A Bottle (1966)

Quando e come hai incontrato Don, insomma il futuro Captain Beefheart? Che impressione ti fece, in prima battuta?
A quei tempi c'era un locale chiamato Exposition Hall, e la maggior parte delle band, locali o meno, si esibivano lì. Con i Blues In A Bottle suonavo lì e qualche volta si teneva una “Battle of the Bands”, insomma una gara tra band. Ovviamente, eravamo tutti affascinati da Captain Beefheart e dalla Magic Band, che erano musicisti più anziani, alle prese col blues del Delta, piuttosto che con il comune blues della City. Mi piacevano particolarmente i loro oggetti di scena, come un frullatore sul palco, che macinava aria nel nulla durante l'esibizione. Solitamente, contro di loro perdevamo sempre, ma in un’occasione finimmo per surclassarli! Dopo un set, Don mi si avvicinò e mi disse: “Ehi amico, sei stato davvero bravo!”. Quando Don era con te in una stanza, si poteva percepire una presenza che era notevolmente diversa, quasi aliena o straniera.

mirror_man_beefheart_nunziata_ondarockLe tue prime registrazioni con Beefheart furono quelle di "Mirror Man", con Alex St. Clair Snouffer all’altra chitarra elettrica. Che tipo di rapporto avevi con lui?
A differenza di “Trout Mask Replica”, la maggior parte delle idee di quelle tracce sono state comunicate verbalmente e le abbiamo elaborate. E, naturalmente, quell'album ha lasciato molto spazio all'improvvisazione o alla jam. Non so se hai sentito questa storia… ma prima di lasciare la Band-house per le session, Don disse alla sua ragazza Laurie di aggiungere Lsd al mio tè e a quello di John French. Ricordo che, mentre mi avvicinavo alle grandi porte che si aprivano sui TTG Studios di Hollywood, improvvisamente quelle stesse porte cominciarono a sembrarmi alte quasi cinque metri e fatte di gomma. Che momento! Devo dire che fu un'esperienza esaltante, anche se inaspettata, sia per John che per me. Ho ancora vivo il ricordo di quando mi inginocchiavo davanti al mio amplificatore mentre improvvisavamo "Korn Ring Finger", che all'epoca mi piaceva molto. Quanto ad Alex St. Clair Snouffer, che in realtà era il fondatore della Magic Band, averlo come compagno di band era fantastico. Alex era una persona paziente e senza fronzoli: un amico. Mi è dispiaciuto vedere sia lui che il nostro bassista Jerry Handley andarsene.

Cosa ricordi, invece, del periodo di "Strictly Personal"?
“Strictly Personal” era una specie di continuazione di “Mirror Man”, ma la musica era arrangiata in modo più serrato, con molto meno jamming, ed è di gran lunga il mio preferito dei due album. Mi piaceva persino il “chop chop” psichedelico che il nostro produttore Bob Krasnow usò senza il nostro permesso.

strictly_personal_beefheart_nunziata_ondarockCome ti rapportavi, all'epoca, alle notizie provenienti dal Vietnam? Se non ricordo male, tu stesso corresti il rischio di essere arruolato...
Ero da poco entrato nella Magic Band quando ricevetti la convocazione alla commissione di leva per l'arruolamento nell'esercito. Ora, puoi immaginare che non ne volevo sapere! A parte l'opportunità unica di suonare nella Magic Band, la cosa che mi disturbava era che sarei andato in un paese straniero, avrei tolto la vita a uomini, donne e bambini innocenti per soddisfare questi "guerrieri da poltrona" che a quel tempo si erano infiltrati nell'esercito statunitense. Ero al corrente dei loro piani. Ma per farla breve, con l'aiuto della band, riuscimmo a farmi evitare la leva. I ragazzi mi dipensero le unghie, mi diedero dell’hashish, dello speed, del liquore forte e, vestito in un modo scandaloso (rispetto a quello che stava succedendo durante quel 1967), sono stato subito portato all’LA County General Hospital. Mi lasciarono lì e mi accorsi che c’erano cento o più gradini; forse anche duecento! Proprio mentre stavo iniziando a salirli, vidi due inservienti in camice bianco in cima. Ora, visto che amo il teatro, finsi una frenesia da squilibrato, agitando le mani in aria e finendo per cadere sui gradini. Mi afferrarono e mi fecero un'iniezione di Torazina, poi non ricordo più nulla. Quando tornai in me, ero già nel soggiorno della Trout House. Andai, quindi, alle visite ambulatoriali settimanali presso la struttura psichiatrica di Camarillo e mi godetti l'esperienza. Mi sedevo di fronte allo psicologo e dicevo cose come “una mosca ti ha appena ronzato intorno e si è posata sulla schiena, sulla tua maglietta”. Era un po' come "vedere attraverso l'occhio di una mosca". Dopo alcuni mesi mi ritrovai al centro di arruolamento di Los Angeles, dove iniziai a ripetere che avevo preso l’Lsd per "ben trentadue volte". Alla fine, ricevetti una lettera dalla commissione di leva, in cui mi dicevano che ero stato esentato con una classificazione 2Y, la stessa di un rinvio per studenti.

popmusicafestival1968roma_ondarockCosa ricordi del tour inglese del 1968? E della vostra partecipazione all'International European Pop Festival, che si tenne a Roma nel maggio di quello stesso anno?
Se non erro, la formazione era composta da Don, Jerry Handley, Alex St. Clair, John French e da me. Per quel tour, ricordo di essere atterrato all'aeroporto di Heathrow, di essere stato fermato alla dogana, arrestato e portato giù per le scale in una cella di sicurezza, credo per diversi motivi. Innanzitutto, il nostro abbigliamento era "diverso". Ero vestito con un cappotto di pelle spessa da pilota della Seconda guerra mondiale. Non ricordo se indossavo il casco da cantiere giallo di plastica o il cappello da spazzacamino. Forse, gli occhiali da sole, con due piccole pistole a sei colpi puntate l'una contro l'altra sul bordo superiore. Sono sicuro pensassero che trasportassimo droga o qualcosa del genere. In secondo luogo, il nostro manager, Bob Krasnow, non aveva i nostri permessi di lavoro quando siamo atterrati. Quindi, alcune ore dopo hanno deciso di deportarci in Danimarca. Il giorno dopo, ci è stato permesso di entrare nel Regno Unito. Quello che ho sentito all'epoca è che Brian Epstein, essendo politicamente influente, aveva mosso qualche filo. E l'International Pop Festival era una bomba! Tutti erano gentili e super-amichevoli, super-fatti e piuttosto fuori di testa. Ricordo che ci hanno messo un po' a capire come accendere le luci. Ma è stato molto emozionante. E vederci, una volta tornati nella nostra stanza d'albergo, al telegiornale europeo è stato davvero forte. Se non erro, all'epoca c'era un pubblico di circa 17 milioni di persone sui canali di informazione. E quello è stato il concerto in cui si è rotta la tracolla della mia chitarra. Così, mi sono rapidamente, ma delicatamente, inginocchiato fino a toccare il pavimento, prima di riprendere a suonare. Devo dire che il paese più bello che io abbia mai visto, dopo essere stato in varie parti dell’Europa, è stata l'Italia. Sbalorditivo!

trout_mask_replica_nunziata_ondarock.E ora arriviamo all'epoca di "Trout Mask Replica". Cosa pensasti quando Beefheart vi disse che sareste andati a vivere in quella che mi piace chiamare "Trout House"?
Era proprio sulla strada che portava alla nostra precedente casa in Golondrina ave. Non molto lontano. L'abbiamo visitata e ci è piaciuta. A me piacque soprattutto perche aveva una discreta quantità di proprietà. Probabilmente, saprai già che c'era un gigantesco albero di eucalipto proprio accanto alla casa e Don, essendo paranoico, alla fine fece venire un "Dottore degli Alberi" per valutare la situazione. Non voleva che gli cadesse addosso! Avevamo un sacco di spazio, un sacco di cespugli alti e, come puoi vedere sul retrocopertina di “Trout Mask Replica”, un piccolo ponte su un piccolo ruscello. Bill e io andavamo spesso nella boscaglia e provavamo le nostre parti individualmente e a volte suonavamo i passaggi insieme.

A quanto pare, in quella casa regnava un'atmosfera sinistra...
Mi è stato detto numerose volte da coloro che ci hanno fatto visita in quella casa che l'atmosfera era così densa che potevi quasi tagliarla come il burro. Ciò era dovuto alla presenza di Don, ma in larga misura all'enorme quantità di energia mentale e concentrazione di noi quattro musicisti. Don si faceva vedere molto raramente e sicuramente non provava con noi.

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La "Trout House", al 4295 di Ensenada Drive, in una foto di qualche anno fa

Cosa facevi, quando non eri impegnato a provare?
Ho trascorso più ore con Don come scriba, che come musicista a provare con la band. Molte mattine, dopo aver trascorso l'intera notte a scrivere testi e recitarli a Don, sentivo Bill e Mark accordare i propri strumenti, mentre John armeggiava con la sua batteria in vista delle prove. Ho trascorso molto tempo non solo a imparare le varie parti, ma anche a provarle con i ragazzi, mentre ero in uno stato di sogno virtuale.

Don amava dare un n
omignolo a tutti i musicisti che suonavano con lui. Nel tuo caso, scelse Antennae Jimmy Semens...
Aveva scoperto che avevo un buco in testa, sul lato destro, da cui ogni tanto spuntavano semi. Volevo che il buco fosse filettato e che ci installassero un'antenna. Credo quindi che Don abbia equiparato i semi allo sperma, ed ecco Antennae Jimmy Semens.

Ancora oggi, molti parlano di "Trout Mask Replica" come di un album caratterizzato da una buona dose di improvvisazione. In realtà, so che ogni singola nota è stata memorizzata dalla band, perché Beefheart ci teneva molto al fatto che la sua "visione" musicale non fosse alterata.
È vero che Don non voleva che la sua visione fosse alterata, tuttavia non aveva davvero idea di come strutturare le parti che ideava, perché la sua visione era solo parziale. Quindi, John French si è offerto volontario e ha fatto un ottimo lavoro e lo ringrazio, perché io non lo avrei mai fatto. Ero molto contento dei testi, perché capivo davvero quello che Don stava dicendo.

Cosa, di preciso?
Tra tante immagini da fumettista, una sorta di fumetti acidi. Don affrontava i veri problemi della vita. L'ambiente, la disumanità dell'uomo verso l'uomo...

In quella casa, ci sono stati anche episodi di violenza. In breve, Don, quando necessario, sapeva come imporre la propria leadership anche con la forza...
La maggior parte della violenza era mentale, emotiva e psicologica. Le procedure utilizzate da Don erano in qualche modo tratte da un libro che gli era stato dato personalmente da Charles Manson. E sai che Manson usava l'acido sui suoi seguaci. So per certo che sia io che John French ne abbiamo ricevuto piccole dosi a nostra insaputa…

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Captain Beefheart & His Magic Band all'epoca della Trout House
(Jeff Cotton è il primo da destra)

Frank Zappa voleva originariamente realizzare "Trout Mask Replica" come una specie di "registrazione antropologica sul campo", usando il suo tecnico del suono, Dick Kunc...
Un'idea di Frank. Qualcosa tipo: “Vediamo se possiamo fare quest'album con un budget limitato". A quel punto, ciò che restava da fare era andare in studio di registrazione per le sovraincisioni vocali.

L'album fu prodotto dallo stesso Zappa, ma da quanto ho capito non fece molto, a parte bere caffè, fumare e dare qualche consiglio...
Come probabilmente saprai già, eravamo così ben preparati che la maggior parte delle canzoni sono state registrate in una sola take, ma alcune ne hanno richieste diverse. Frank era completamente sbalordito! E hai ragione: Frank non fece molto, perché non c'era molto da fare per lui. Se ti ricordi di "Ella Guru", a un certo punto puoi sentirmi dire "hello Moon, hello Moon". Frank era in piedi a guardarci suonare e tra le sue braccia c'era la figlia Moon Unit, che all'epoca aveva circa un anno, quindi dissi "hello" attraverso il vetro della sala di controllo. Comunque, se Frank ci avesse fornito degli amplificatori di qualità, "Trout Mask Replica" sarebbe stato ancora meglio.

zappa_beefheart_nunziata_ondarockDicci di più!
Mi sentivo fortunato ad avere un amplificatore, perché eravamo estremamente poveri e dovevamo accontentarci. L'album avrebbe potuto essere molto migliore se avessimo avuto un'attrezzatura di qualità, comprese le nostre chitarre. Avrei potuto prendere la chitarra Gibson hollow body che ho suonato in "Trout Mask Replica", tenere il manico con una mano, spingere sul corpo della chitarra e portarla fuori di più di mezzo tono! Un musicista ha bisogno di passare del tempo con la sua attrezzatura, sperimentando per trovare i suoni migliori, così come la giusta quantità di sustain ecc. Siamo entrati in studio “freddi”, abbiamo collegato amplificatori che non avevamo mai usato e dopo una quindicina di minuti abbiamo iniziato a sfornare l'album!

Che tipo di persona era Frank Zappa? Come si comportò con te?
Frank era molto professionale, molto concentrato e penso che fosse un bravo ragazzo. Abbiamo suonato a casa sua nel Canyon ed è stato divertente e, direi, piuttosto figo. Io suonavo un riff di bottleneck davvero sinuoso e lui mi ballava intorno. Un bel duo. Di recente, ho saputo dai ragazzi che Frank mi considerava il suo musicista preferito della cerchia di Beefheart. Non ho idea del perché!

E che mi dici, invece, di Laurie, la ragazza di Don all'epoca?
Laurie era molto dolce, sembrava molto innocente e serviva Don “mani e piedi”. Anche lei, raramente veniva lasciata andare. Penso meritasse di meglio.

Ciò che rende "Trout Mask Replica" un album enorme è anche l'interazione tra la tua chitarra e quella di Bill Harkleroad. Vuoi raccontarci come è nata l'intesa tra voi due?
Bill e io, fin dai tempi del liceo, avevamo un sano rispetto reciproco per il modo di suonare dell'altro. Ci lasciavamo a bocca aperta a vicenda. Eppure non c'è mai stato un accenno di ego tra noi due, e sai quanto è raro tra chitarristi! I nostri stili erano così diversi e penso che ci completassimo a vicenda.

Come vi siete divisi le parti di chitarra?
Le parti che suonavamo ci furono date da John French. John capì che Bill era il musicista pulito e tecnicamente accurato, mentre io ero più interessato al sentimento e al calore.

jeff_cotton_nunziata_ondarock_live_01Faceste delle modifiche alle vostre chitarre?
Nessuna modifica, solo corde molto grandi. Mi sentivo fortunato ad avere una chitarra da suonare. Non si poteva essere più poveri di noi. E a quei tempi, suonavo così intensamente che rompevo un sacco di corde durante le prove. Quando entrai nella band, mi chiesero di abbandonare la mia Fender Jaguar e usare una Gibson hollow body, uno strumento completamente diverso, che limitava gravemente la mia destrezza, ma che, come ho capito subito, sarebbe stato proprio quello che il dottore aveva ordinato per il feedback che avrei usato, in particolare, su "Mirror Man" e "Strictly Personal". Sembrava quasi un corno.

Usaste delle accordature speciali?

Solo l'accordatura standard.

Quali canzoni di "Trout Mask Replica" sono state le più difficili da imparare a suonare?
È una domanda difficile a cui rispondere e spero abbia senso. Molti dei movimenti/parti in specifiche canzoni di "Trout Mask Replica" avrebbero potuto essere scambiati con parti di un'altra canzone senza molto preavviso. E quando hai ridotto la musica all'essenziale, lasciandoti alle spalle i concetti di genere, così come le loro tecniche di accompagnamento, non è più una questione di difficoltà.

Per le sessioni fotografiche di "Trout Mask Replica" indossasti abiti da donna e un cappellino da baseball...
A quei tempi, non si trattava di genere. Si trattava di far saltare le menti, di alzarsi e dire "No" al Sistema e fare una dichiarazione. Spero che a quel tempo abbia fatto rizzare i capelli a molti!

Raccontaci come nacque "The Blimp (mousetrapreplica)", una canzone in cui la tua voce è la protagonista...
È passato così tanto tempo, non ricordo i dettagli, a parte il fatto che l'avevamo appena finita e poiché ero "l'uccello antenna", "il cinguettante", mi è venuto spontaneo recitarla a Frank, al telefono. È stato abbastanza saggio da premere il pulsante di registrazione. Ho la particolarità di essere l'unica persona nella storia della Magic Band a cui Don Vliet ha permesso di cantare come voce solista in una qualsiasi delle sue canzoni. Mi darei una pacca sulla spalla ma, alla mia età, è piuttosto difficile sporgersi all'indietro!

Master master
This is recorded thru uh flies ear
'n you have t' have uh flies eye t' see it
It's the thing that's gonna make Captain Beefheart
And his magic band fat
Frank it's the big hit
It's the blimp
It's the blimp Frank
It's the blimp

Puoi descrivere brevemente gli altri membri della Magic Band dell'epoca (Mark Boston, Bill Harkleroad, John French e Victor Hayden)?
Mark Boston era un bravo ragazzo, che prosperava suonando il basso. Era molto divertente stargli accanto e, ogni volta che ne avevamo la possibilità, lo portavamo via dalla sua casa di famiglia, dove le cose erano piuttosto rigide. Penso sia stata una sfida molto impegnativa per lui.
Bill Harkleroad era rilassato e si capiva dalla sua abilità quanto amasse il blues.
Io e John French ci conosciamo da molto tempo ed eravamo grandi amici. Ricordo di essere andato nella sua sala prove, dove era montata la batteria e lui ha messo su, credo, il 45 giri di "Fingertips" di Stevie Wonder. Penso fosse il periodo in cui fondai gli Allusions. Un bel po' di musicisti davvero grandi passarono da quella band!
Quanto a Victor Hayden, era solo il cugino di Don. Non era un musicista, era un pittore e uno molto eccentrico. Non saprò mai perché Don lo abbia fatto entrare nella band. Forse per affetto. Essendo io stesso un clarinettista fin da quando ero molto giovane, non potevo davvero accettare il fatto che Don si servisse di un non musicista per “strillare” un po' e farsi riconoscere in "Trout Mask Replica". Tuttavia, era una persona gentile e si mostrò interessato alla nostra difficile situazione, pur essendo piuttosto imbarazzato per l'onore di essere stato scelto.

Don ti aveva anche affidato il compito di mettere su carta alcune delle sue poesie e di recitargliele ad alta voce, quando necessario…
Mi sono offerto volontario, per una serie di motivi, uno dei quali è che non volevo il compito di trascrivere la musica!

Come ci si sente a sapere di aver suonato in uno dei dischi più leggendari e influenti di tutti i tempi, "Trout Mask Replica", per l'appunto? Un album che, per diversi appassionati e critici, è il più grande album rock di tutti i tempi?
Francesco, sono onorato che ci siano persone nel mondo che pensano questo di "Trout Mask Replica". Posso dire senza ombra di dubbio che tutti i nostri fan sono individui davvero unici. Tuttavia, non ci sono molte persone disposte a cercare fuori dagli schemi. Tutto sommato, per noi quattro musicisti il nostro lavoro è stato "un lavoro d'amore" e il nostro amore e impegno per la musica sono probabilmente la ragione più importante per cui siamo riusciti a portarlo a termine con successo.

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Non credo che fosse facile vivere della tua musica a quei tempi. Quanto guadagnavi di solito suonando? Le royalties non erano qualcosa su cui potevi contare...
In realtà, a quei tempi avremmo potuto vivere bene suonando dal vivo. Tuttavia, Don, essendo sia mentalmente che emotivamente instabile, non capiva l'importanza o i benefici di esibirsi regolarmente dal vivo. Se avessimo accettato l'invito a suonare a Woodstock, la nostra storia sarebbe stata molto diversa. Ricordo i commenti di Don su Woodstock. "Non voglio andare a suonare per un gruppo di hippy nel fango!". Per quanto riguarda le royalties, a causa della cattiva gestione, non ce n'erano per la Magic Band. La God's Golf Ball riceveva le royalties (la God’s Golfball Productions era il nome della società che, agli inizi degli anni Settanta, Don aveva fondato insieme con il manager Grant Gibbs e il contabile Al Liefer, ndr).

Insomma, a Don non piacevano molto gli hippy, anzi, sembra che li odiasse (aveva, ad esempio, un'avversione per i fan dei Grateful Dead)! Che rapporto avevi con loro e con la controcultura psichedelica in generale?
Ricorda: Don era molto più vicino per età all'era Beatnik che alla generazione hippie. Noi quattro eravamo sei o sette anni più giovani di lui... Ricordo che abbiamo suonato al Love-in con i Grateful Dead e Timothy Leary e, se non erro, Jefferson Airplane. I Dead sembravano brave persone, da quello che potevo capire. Portavano le loro famiglie, le loro mogli, i loro figli ai loro concerti. Penso fosse grandioso. E penso che, tutto sommato, la comunità psichedelica abbia apprezzato la nostra band. Hai mai ascoltato “Trout Mask Replica" mentre sei in trip? Sono sicuro che sarai d'accordo con me se ti dico che non riuscirai più a vedere la musica allo stesso modo... mai più!

Don non conosceva la musica e spesso usava gesti o metafore o qualsiasi cosa fosse necessaria per farsi capire. Qual è stata la richiesta più strana che ti ha fatto nel tentativo di farti capire cosa voleva che suonassi?
Anche se, a quanto ne so, nulla venne usato per “Trout Mask Replics”, ci fu un periodo alla Trout House in cui Don prendeva la mia chitarra e, non avendo alcuna nozione in merito, tirava fuori armonici, “scatti” e “scoppi” e quant’altro mentre si dondolava lentamente avanti e indietro sullo sgabello. Poi, mi chiedeva di riprodurli. Tutto questo andava bene quando si suonava a passo di lumaca, ma immagina di farlo al ritmo di "Hair Pie" o "When Big Joan Sets Up"! Ho poi sviluppato il mio stile di “scatti” e “scoppi”, che si può ascoltare in uno dei nostri brani preferiti, "Ant Man Bee".

A un certo punto, sei stato cacciato dalla band. Qual è stata la tua reazione? Come ti sei sentito?
Onestamente, è stato un grande sollievo essere libero. Libero di fare ciò che volevo, e soprattutto di ricominciare a scrivere musica. Fu un periodo creativamente fertile per me, perché riuscii a riprendere da dove avevo lasciato ai tempi dei Blues In A Bottle.

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Captain Beefheart & His Magic Band all'epoca della Trout House
(Jeff Cotton è il secondo da destra)

Appena lasciasti la Magic Band, andasti subito a suonare con i MU di Merrell Fankhauser oppure, nel frattempo, ti capitò di fare altre esperienze musicali?
Solo pochi mesi dopo aver lasciato la band e dopo essermi trasferito di nuovo nel deserto. Un mio caro amico, Charlie Aston, affittò una vecchia casa e una proprietà nel deserto, a metà strada tra Lancaster e la base aerea di Edwards. Era una vecchia fattoria a High Vista, a chilometri di distanza dalla civiltà e dai comfort moderni come l'elettricità. Questa casa era completamente arredata con letti di piume, un fonografo a carica manuale e una cisterna sul tetto per la raccolta dell'acqua, nel raro caso di pioggia. All’epoca, Merrell viveva a Woodland Hills, Los Angeles. Qualche tempo dopo, mi trasferii anche io lì e, con il supporto di Randy Wimer alla batteria e Larry Willey al basso e alla voce, i MU iniziarono a prendere forma. Nuova musica iniziò a sgorgare da me senza sforzo. Adesso, avevo una band che sapeva suonare ed era anche vocalmente e armonicamente forte.

mu_first_albumPerché, a un certo punto, lasciasti i MU? Se ho capito bene, finisti anche per convertirti al Cristianesimo...
Ci siamo trasferiti a Maui nel 1973. E, sì, dopo alcuni anni nelle società segrete, mi sono convertito a Gesù Cristo. Avevo iniziato a vedere la Luce. E verso la fine del 1974, i nostri percorsi musicali avevano iniziato a divergere. Merrell si stava orientando progressivamente verso uno stile più commerciale, mentre io, essendo ancora influenzato in una certa misura dai miei due anni e mezzo nella Magic Band, avevo cominciato a guardare all'avanguardia. Gli altri due membri erano più interessati a seguire il mio percorso musicale. Poi, mi innamorai di una bellissima donna hawaiana, per cui era giunto il momento di andare avanti, di formare una famiglia (ho tre figli che amo molto) e seguire quel nuovo percorso che rapidamente mi si stava aprendo dinanzi.

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Jeff Cotton, in primo piano, in concerto con i MU

jeff_cotton_con_la_moglie.E poi... hai continuato a suonare?
Io e mia moglie ci siamo trasferiti nel nostro Honeymoon Cottage a Huelo, la zona dove si erano stabiliti i primi hippie. La nostra casa era sul lato tropicale di Maui, a venti piedi dalla scogliera e con un dislivello di cento piedi dall'oceano. Assolutamente mozzafiato! Lì abbiamo iniziato a scrivere musica insieme come matti. Era una scrittrice super-creativa: suonava il mandolino, le tastiere e mi accompagnava con le armonie vocali. Negli anni Settanta, Ottanta e Novanta abbiamo fatto dei grandi concerti. Erna era un'artista originale e ha fatto numerosi spettacoli nelle isole in cui suonavamo. Era anche una danzatrice del ventre professionista e abbiamo messo in scena delle grandi esibizioni alle Hawaii. Ho anche suonato diversi concerti con il mio cognato di allora, famoso per aver scritto "Moonlight Lady" e "Hula Lady", veri standard contemporanei.
Nel 1976, ci siamo trasferiti sull'isola di Kauai, a pochi acri dal luogo mozzafiato in cui è stato girato il famoso film "South Pacific" (1958). Poi, verso la fine del 1977, noi due, con la nostra bambina di un anno e mezzo, decidemmo di metterci in viaggio come medici missionari autosufficienti. Viaggiammo nello stato delle Hawaii, sulla costa occidentale e fino ad Alberta, in Canada. Usavamo l'agopressione, il massaggio, la chiropratica, così come l'iridologia (diagnosi dell'iride) e, naturalmente, la preghiera. Dal 1980 in poi, ho avviato un'attività di servizi commerciali (elaborazione delle carte di credito) e anche un'attività di bancomat, che mi ha concesso molta libertà. Erna ha aperto la prima agenzia di modelle a Maui, proprio quando lì l'industria cinematografica stava appena iniziando a decollare. Ho anche aperto un'attività di successo per la finitura di pavimenti in legno e nel 1985 ho acquistato una piccola attività di pulizia, l'ho fatta crescere e poi l'ho venduta.

C'è mai stata la possibilità di tornare nella Magic Band, prima che Beefheart lasciasse la musica e si ritirasse a vita privata?
Onestamente, non avevo alcun desiderio di cadere di nuovo nella trappola. Come probabilmente saprai, mentre i restanti membri della Magic Band hanno suonato con Don, a intermittenza per alcuni anni, oltre a rilasciare numerose interviste, io ho scelto di fare un passo indietro e poi, nel 2021, ho finalmente rotto il silenzio, accettando un'intervista con Samuel Andreyev.

Quando hai incontrato Don per l’ultima volta?
Penso che l'ultima volta che ci siamo incrociati sia stata, verso la fine del 1979, in un 7-Eleven a Lancaster, California. Don mi si avvicino, dicendomi: "So cosa hai fatto, amico. Ho seguito quello che hai combinato". E ancora: "Hai sentito che è morto John Wayne? Perciò, ora sto fumando la pipa".

Ricordi il giorno in cui è morto Don? 
Lo seppi guardando il telegiornale... Pensai che fosse troppo giovane: aveva solo 69 anni. Avrò sempre un posto speciale nel mio cuore per "il Capitano"!

jeff_cotton_the_fantasy_of_reality_ondarockE oggi... cosa fa Jeff Cotton?
Oggi, sono semi-pensionato. Ho comunque ancora le mie piccole attività, che mi permettono di scrivere, registrare e continuare la mia crescita musicale. "The Fantasy Of Reality" è uscito alla fine del 2021 e, se non l'avete ascoltato, è un lavoro i cui suono tutti gli strumenti. L’album è un miscuglio di sette generi, composto da ventidue canzoni e raccoglie cinquant'anni di materiale. È stato pubblicato dall'etichetta Madfish, una divisione della Snapper Music, la cui sede si trova fuori Londra. Il mio secondo album è completo, tranne per alcune tracce di batteria. John French ha accettato di registrare la batteria su uno degli strumentali, un brano jazz, con chitarra solista bottleneck, sax soprano e clarinetto basso. Anche Bill Harkleroad ha accettato di suonare la chitarra su uno dei brani. Non vedo l'ora di ascoltare i loro contributi. Quanto al resto, non sono ancora sicuro se affidarmi a una casa discografica o finanziare io stesso la pubblicazione. Comunque sia, vorrei pubblicarlo quest'anno. Si intitolerà "The Roaring Twenties".

Per concludere, dacci la lista dei tuoi dieci album preferiti...
Non necessariamente in quest'ordine:
John Coltrane - Kulu Se Mama (1966)              
The Rolling Stones - The Rolling Stones No. 2  (1965)
The Ventures – Walk, Don’t Run (1960)            
The Beatles - Rubber Soul (1965)                  
Son House - Father Of The Delta Blues: The Complete 1965 Sessions (1992)
13th Floor Elevators - The Psychedelic Sounds Of The 13th Floor Elevators (1966)   
Jimi Hendrix - Voodoo Chile (1971)
Captain Beefheart & His Magic Band - Strictly Personal (1968)
Captain Beefheart & His Magic Band  - Trout Mask Replica (1969)
Miles Davis - Sketches Of Spain (1960)

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Discografia

MERRELL AND THE EXILES
The Early Years 1964-1967 (Legend, 1993, compilation)
CAPTAIN BEEFHEART & HIS MAGIC BAND
Strictly Personal (Blue Thumb/Liberty, 1968)
Trout Mask Replica (Straight, 1969)
Mirror Man (Buddah, 1971)
MU
Mu (RTV, 1972)
The Last Album (1974, Appaloosa; pubblicato nel 1982)
Children Of The Rainbow (1974, BF-1; pubblicato nel 1985)
JEFF COTTON
The Fantasy Of Reality (Madfish, 2021)
Pietra miliare
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