Malasomma - Dentro la distopia di 1984

Malasomma è uno dei musicisti italiani di elettronica di ricerca più interessanti e convincenti della sua generazione, dotato in particolare di una carica visionaria estremamente potente, che trasforma la fruizione dei suoi album in una via di mezzo tra l'ascolto di un disco e la lettura di un libro. Con queste premesse la potenza immaginifica di “1984” non poteva che essere una scelta perfetta per un autore che al testo del capolavoro di Orwell ha dedicato due album, "Jura" (2018) e "Neolingua" (2024), apprezzati da noi sin dalla prima ora. Malasomma ha la straordinaria capacità di trasformarsi in un alter ego di Winston Smith, il tragico protagonista del romanzo, di percepire la sua sofferenza, di vedere il mondo orwelliano e di trasformare tutto in musica. L'abbiamo incontrato e avuto il piacere di fargli qualche domanda.

malasommaCiao Marco, piacere di incontrarti. Il primo Lp a tuo nome è “Jura” del 2018. Precedentemente hai pubblicato due album a nome Ergo. La variazione della propria denominazione artistica spesso rispecchia la volontà di percorrere coordinate stilistiche diverse e/o un approccio nuovo al suono. Cosa ha determinato il passaggio da Ergo a Malasomma?
Il piacere è reciproco! Per quanto riguarda i passaggi di nome, il processo è stato assolutamente spontaneo. I lavori con il moniker Ergo, sono frutto delle mie prime esperienze elettroniche in solo. In quel momento della vita, con il progetto/collettivo White Noise Generator, eravamo alla costante ricerca di nuovo materiale sonoro "imprevedibile", quasi sempre nato durante session impro con altri musicisti. Io mi occupavo per la maggior parte del tempo di processare in tempo reale suoni acustici prodotti da altri strumenti, ma per assurdo, non mi ero mai interfacciato a suoni da me prodotti. Con Ergo ho esplorato questa dimensione, lavorando per lo più con voce, feedback e field recordings. Il passaggio a Marco Malasomma (con "Jura") e poi solo Malasomma (con "Neolingua") segna una mia necessità di raccontare dei concetti, e non solo di esplorare il suono. Quindi potremmo dire che Ergo è una creatura di puro suono, mentre Malasomma sono semplicemente io, con la mia visione del mondo attraverso la musica.

C’è stato un momento, un musicista o un album particolare che ti ha spinto a iniziare la tua carriera?

La mia carriera da musicista inizia da territori molto lontani da quelli che vivo adesso. Ho suonato per anni la batteria in progetti di varissimo genere, e (soprattutto da adolescente) probabilmente la musica che mi ha più influenzato è stata il rock. Un progetto che ho sempre particolarmente amato, è quello degli Area. Probabilmente è quello il ponte che mi ha portato a interessarmi alla sperimentazione sonora. Da questo punto di vista, il loro album "Maledetti" probabilmente è uno di quelli che mi ha più influenzato. Nello specifico della domanda, non ho mai pensato a una "carriera da musicista’" ma in modo molto fluido e semplice, la musica ha sempre occupato la maggior parte del mio tempo.

marcomalasomma__1_1719431250La fascinazione per il testo orwelliano, probabilmente corroborata dalla sua portata almeno parzialmente profetica, ha una lunga tradizione in ambito sonoro, ma raramente è stata proposta come elemento guida di un ciclo. Quali sono gli elementi del libro che ti hanno spinto a utilizzarlo quale sovrastruttura concettuale di entrambi i lavori firmati a tuo nome?

Mentre per "Jura" era stato tutto lo scenario orwelliano a darmi una fascinazione intensa, nel caso di "Neolingua" mi sono voluto soffermare su un concetto specifico che semplicemente vedo accadere. Dopo aver costruito un "quadro" abbastanza ampio con il primo lavoro, ho sentito la necessità di prendere in analisi la parte forse più sottile della profetica idea di controllo: quella dell’impoverimento del linguaggio come corrispondente a una minore capacità di sviluppare un pensiero complesso (o dissenso). 

Registrare un album dedicato a un romanzo è interessante e fa capire quanto siano potenti le capacità descrittive della musica elettronica. Ti chiederei quanto è difficile, secondo te, trasporre un concetto o un ambiente in musica e se hai uno o più musicisti di riferimento in questo campo.

Sicuramente la musica elettronica ha delle possibilità espressive e di "vocabolario", che permettono una narrativa complessa e immersiva. Non saprei dire se è un processo complesso, perché quando l’ho affrontato, l’ho fatto di getto con le idee abbastanza chiare. Avevo in mente (specialmente nel caso di "Neolingua") un sound ben definito, che grazie agli ospiti dell’album, è diventato concreto. Nello specifico non ho musicisti di riferimento in questo tipo di rapporto/processo, ma la maggior parte degli artisti che amo in ambito elettronico quasi sempre tende a confrontarsi con altri linguaggi. 

In un periodo storico segnato da una spiccata bulimia, i tuoi tempi lenti di produzione rappresentano una sorta di sana anomalia. C’è una volontà precisa a sottendere tale scelta oppure si tratta di una tua scansione naturale nel gestire la fase creativa?

In realtà in questi anni ho prodotto molta musica per installazioni multimediali e video (cortometraggi e pubblicità) e lavorato a progetti collettivi (in particolare FUTURO ARCAICO). Non ritengo necessario produrre nuova musica con delle scadenze. Al contrario, cerco di fare nuova musica quando ho qualcosa da raccontare, senza forzare in nessun modo il processo. 

E’ previsto un terzo capitolo dedicato a “1984”?

Non è previsto, ma ci sono idee che frullano in testa.

Ci sono differenze particolari nella produzione o negli strumenti che hai utilizzato tra "Jura" e "Neolingua"?

Assolutamente sì. In "Jura", oltre all’elettronica, suono la batteria e alcune percussioni, il tessuto sonoro è più orientato su un minimalismo percussivo e decisamente ritmico. In "Neolingua" le trame sono più dilatate e profonde, grazie all’utilizzo massiccio degli archi. Direi che mentre in "Jura" le parti ritmiche erano di matrice acustica e le parti ambient e drone prodotte attraverso strumenti elettronici, in "Neolingua" avviene un vero e proprio capovolgimento. I ritmi infatti sono di natura più "sintetica", mentre le ambientazioni sono create attraverso gli strumenti acustici. Fondamentali gli interventi di Ambra Chiara Michelangeli e Caterina Palazzi agli archi, Tuktu & The Belugas Quartet alla chitarra e Martin Mayes ai fiati.

Discografia

Jura(Stochastic Resonance, 2018)
Neolingua(Stochastic Resonance, 2024)
Pietra miliare
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