MYSS KETA - Una diva che conta

intervista di Giuliano Delli Paoli

Raggiungiamo in esclusiva la nuova diva del pop elettronico italiano, reduce dall'uscita del primo album e dalla trasmissione di Piero Chiambretti, che l'ha fortemente voluta come ospite. Una conversazione singolare, tra ammiccanti confessioni, continue provocazioni e quel filo diretto che la collega inevitabilmente alla Milano da bere degli indimenticabili (e fin troppo rimpianti) anni 80, Jo Squillo, Amanda Lear e l'erotismo dei tempi migliori.

“Nata sulle passerelle, ma morta in un parcheggio”. Odi i centri commerciali o è semplicemente un modo per dire “amo sfilare (nella sua accezione più ampia), e detesto aspettare”?
Che io ami sfilare non c’è bisogno che te lo dica (chiedilo a Miuccia e Donatella!). Per quanto riguarda i centri commerciali, beh: adoro loro e adoro i parcheggi. Il luogo perfetto dove svegliarsi dopo un live troppo frizzante.

“IRREVERSIBILE” è una traccia assolutamente irresistibile (concedimi l’imbarazzante rima) con passaggi provocanti e velati di sarcasmo. Affermi che non sei una a cui piace guardare indietro, al passato, e che preferisci vivere al momento, bruciare subito. Al di là delle provocazioni, ma quanto ti manca la Milano di dieci/quindici anni fa, quella che ancora conservava qualche goccia d’alcol pregiato della metropoli da bere degli anni Ottanta? E cosa ricordi con maggior affetto dei tuoi primi passi nel mondo della musica?
Quello che mi manca della Milano degli 80 non è solo qualche goccia d’alcol pregiato, ma un intero mondo innevato, fatto di lustrini e festini aziendali, una vacanza di Natale che durava tutto l’anno. Muovendo i primi passi musicali in quel mondo, era certamente facile scivolare, e io l’ho fatto, credimi! Ma con stile.

Stefano Riva fa un lavoro mostruoso in cabina di regia, laccando i pezzi con maestria. Rispetto ai primi singoli avverto una postura più retta dei bassi, una cura certosina delle sfumature e pure la tua voce risulta più carnale, tremendamente vibrante. Com’è nata la collaborazione con lui e con un pezzo da Novanta come Populous presente nel tribalismo di “MONICA”?
Entrambi hanno una sensibilità pazzesca, e per entrambi un bicchiere di troppo al banco può essere fatale e portare a una hit come “#FIGACOMEILPANICO”.

Proprio in “#FIGACOMEILPANICO” citi tutta una serie di dive, divette, escort e dintorni della nostra tv. Segui la televisione? Ti piacerebbe entrare nel mondo della Tv o vuoi concentrarti solo sulla musica?
Non seguo molto la Tv, diciamo che è lei che segue me. Le proposte sono arrivate e continuano ad arrivare, quindi state sintonizzati: mi potreste vedere presto in una soap partenopea o in una televendita di soffici materassi, chissà.

In “BOTOX” riporti a galla un tema tanto caro alla Rettore, altra Dea all’avanguardia della nostra canzone. Com’è nato questo brano?
Sapevi che io e Donatella Rettore siamo state, prima che grandissime amiche/amanti, colleghe in un centro estetico chirurgico della Milano bene? E’ nata proprio lì l’idea per questo brano, quando i big del palinsesto pomeridiano venivano a farsi ribaltare la faccia a colpi di bisturi.

L’erotismo di un tempo, quello caldo e seducente, velatissimo e pieno di provocazioni nascoste, risalente a circa tre decadi fa, è ormai superato. La rete ha schiacciato tutto, e il nudo, il sesso in generale, li puoi trovare in ogni angolo dello smartphone e non solo. In alcuni tuoi passaggi, non solo testuali, ma anche estetici (penso al video di “XANANAS”) tornano a galla i richiami veneziani del miglior Brass, quello di “Così fan tutte”, per intenderci. Ecco: cos’è l’erotismo per te, e quanto sei ispirata dalla componente meramente erotica? Altro tema ricorrente nei tuoi brani è il rapporto, celato o meno, con le sostanze stupefacenti, a partire proprio dal simpatico moniker che hai scelto. Perché così tanto spazio?
Erotismo e droghe rientrano in quell’invitante zona proibita che tanto ci affascina, quanto intimorisce. L’eccesso è liberatorio in quanto ci permette di sbarazzarci di ogni imposizione ed essere noi stessi in un modo più completo, ma non deve essere inteso come punto di arrivo, bensì di partenza.

In “INFERNO” spuntano trenta secondi esatti in cui appare per la prima volta una M¥SS KETA morbida, tutt’altro che vamp divoratrice di metafore ammiccanti, uomini, feste, sostanze e chi più ne ha, più ne metta. Cosa hai voluto dirci con questo celere intermezzo?
E’ un intermezzo cantato magnificamente dalla splendida Birthh, una voce che è uno degli angelici spiragli di luce nell’album.

C’è tanta cassa nel tuo disco d’esordio (“LA SCIMMIA E’ PAZZA”), ma spuntano anche delle chitarre distorte come in “SPLEEN QUEEN”, brano decisamente diverso da tutti gli altri. E’ un assaggino di quello che proporrai in futuro? Raccontaci di questo brano particolare, anche del tuo amore a quanto pare forte per Nietzsche che ricompare nuovamente nei tuo versi (“Dio è morto”).
Sperimentare, sperimentare, sperimentare. Nel cibo (se sapessi cosa ho mangiato ieri!), nella musica, negli amanti (e qui ricolleghiamo anche il caro Friedrich), questo è il mio motto.

“Questo disco, ragazzi, deve vendere bene, voglio mettere a letto i miei figli con le pance piene”: “ULTIMA BOTTA A PARIGI” è sorprendente, non solo per passaggi come questo, ma anche per l’arrangiamento improvvisamente più morbido; così come sorprendono alcuni versi nella conclusiva “AFTER AMORE”. Un album dunque dalle due facce. C’è una maschera, infatti, che copre il tuo volto. Questa decisione di nasconderti, al di là della suspense mediatica, cela anche un dualismo interiore di fondo? Per cosa batte il cuore di M¥SS KETA al di là del palco?
Trovo che la parola dualismo sia un po’ riduttiva per descrivere tutto l’ambaradan che c’è qui sotto. Il cuore di M¥SS KETA batte, per ora, per molti affetti, molti vizi e molti onori.

Ti piace la trap? Segui le nuove “tendenze”? Chi sono i tuoi musicisti preferiti del passato? E cosa gira solitamente nel lettore di M¥SS KETA?
Cerco di ascoltare tutte le nuove tendenze e di essere sempre aggiornata. Mi piace capire le direzioni più estreme verso cui si spingono le possibilità sonore. Tra le più grandi influenze di M¥SS KETA direi che troviamo sicuramente Jo Squillo, Ennio Morricone, Carla Bruni, Prince, Raffaelle Carrà, Amanda Lear, Renato Zero e La Rana pazza.