03/11/2006

Okkervil River

Zero Music Club, Azzano San Paolo (Bergamo)


di Gabriele Benzing
Okkervil River

Stanotte ogni parola è decisiva. Questione di vita o di morte. Sul palco degli Okkervil River, tutto acquista un’urgenza di definitività, come il testamento di un condannato. Ancora una volta, la band di Austin è pronta a mettersi a nudo in uno slancio inquieto e trepidante.
Will Sheff si presenta in scena senza clamore, introdotto da tre quarti d’ora di croccante indie-rock di stampo pavementiano con i bergamaschi Hogwash. Giacca e cravatta da venditore di Bibbie appena sbucato dalla più profonda provincia americana, Sheff imbraccia deciso la propria chitarra acustica con gli occhi spiritati coperti dal ciuffo emo d’ordinanza. E subito il ritmo secco della batteria scandisce i brividi del climax di tromba e tastiere di “The War Criminal Rises And Speaks”. Ogni nota scruta nell’abisso, senza accettare di chiudere gli occhi di fronte alla terribile scoperta del riflesso del proprio volto nell’immagine della barbarie.

La sua voce rabbiosa e lirica, la sua enfasi spontanea e selvaggia ed il suo bisogno impellente di far vibrare ogni cuore all’unisono con il suo conquistano in un batter d’occhio un’attenzione assoluta nell’ambiente raccolto dello Zero Music Club. “Lady Liberty” attraversa l’aria come l’eco di una banda di paese, con il sapore alcoolico di chi ha troppo da dimenticare. Poi, la foga si veste di elettricità per le scorribande tra Arcade Fire e Bright Eyes di “No Key, No Plan” e “The Latest Toughs”, mentre Sheff ruggisce ed accarezza con magnetico carisma, assecondato da una band dall’evidente affiatamento.

Dal recente Ep “Overboard & Down”, pubblicato solo per il mercato australiano, arrivano “Love To A Monster”, intensa ballata folk dal più classico marchio Okkervil River, e l’arrembante “The President’s Dead”, che contrappone al peso della storia il valore infinito dell’istante apparentemente più banale. La musica fluttua in una breve introduzione strumentale, ed è la volta dell’amarezza dai sapori country di “Song Of Our So-Called Friend”.

Abbandonate camicia e cravatta per una t-shirt nientemeno che delle Shangri-Las, Sheff si lancia tra i riff sferzanti di un’inedita e scalpitante cavalcata rock degna dei migliori Wilco, “Unless It Kicks”, che accende l’entusiasmo della platea. Dalla potenza innodica di un’esaltante “Black”, che scuote e travolge anime e corpi nella sua colata lavica, gli Okkervil River passano ai chiaroscuri di una resa quantomai dylaniana della “Black Sheep Boy” di Tim Hardin, affidata solo all’accompagnamento della chitarra e dell’armonica di Sheff.
Attraverso un limbo di distorsioni, dalla nebbia emergono le sciabolate elettriche e l’incalzare del basso di “For Real”, che permette a Sheff di graffiare con ancora più veemenza. Appena il tempo di lasciare svanire l’eco delle ultime note ed il mandolino introduce il gran finale di “Westfall”, cruda confessione di sangue risalente ai tempi di “Don’t Fall In Love With Everyone You See”, in cui fragori e silenzi si rincorrono in un’alternanza mozzafiato.

Dopo appena una dozzina di brani senza un attimo di tregua, il commiato della band dal palco sembra decisamente prematuro: ma la trasferta in terra padana degli Okkervil River finisce per essere penalizzata da un inizio di serata procrastinato sino allo scoccare della mezzanotte. In più, l’afflusso di pubblico nel locale per il successivo dj set fa sì che dal fondo della sala cresca un brusio distratto sempre più invadente. Così, quando Sheff torna da solo in scena per una scarna versione acustica di “A Stone”, l’incanto della sua fremente interpretazione è turbato da un sottofondo indifferente. Ma Sheff sembra non curarsene e, dopo essere stato raggiunto nuovamente dai propri compagni d’avventura, regala l’ultimo, travolgente coro di una furibonda “Last Love Song For Now”.

E anche se per adesso questa è davvero l’ultima canzone d’amore, il palco lasciato vuoto da Sheff e soci suscita un’attesa ancora più acuta: perché gli Okkervil River sembrano davvero al vertice della loro ispirazione ed i nuovi brani presentati nel corso del tour sono il miglior presagio in vista del ritorno in studio della band , previsto per l’inizio del prossimo anno. Crescita e maturazione, come proclama Sheff in chiusura del concerto, non significano per forza essere disposti a rinunciare a ciò che è ancora capace di colpirti fino alle lacrime: “some will rise and keep on living with open eyes, with minds forgiven”.

Setlist

1. The War Criminal Rises And Speaks
2. Lady Liberty
3. No Key, No Plan
4. The Latest Toughs
5. Love To A Monster
6. Song Of Our So-Called Friend
7. Unless It's Kicks
8. The President’s Dead
9. Black
10. Black Sheep Boy (Tim Hardin)
11. For Real
12. Westfall

Encores:

13. A Stone
14. Last Love Song For Now

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