

Terminata l'esibizione dei più che dignitosi post-rocker nostrani Astrid Hotel, si spengono le luci e un grido isterico squarcia la notte: "Emilia paranoica". La voce di Angela Baraldi risuona potente, le chitarre fendono l'aria con i loro lancinanti feedback. E molti spettatori già strabuzzano gli occhi. C'è chi scuote la testa: magari era venuto solo perché il concerto era gratis o perché si aspettava una serata revival con Nada che cantava "Ma che freddo fa" (peraltro splendida) e altri evergreen degli anni Sessanta. Il punk sovietico non l'avevano considerato. E nemmeno il situazionismo demenziale dell'ineffabile Fatur, che riappare sul palco in tutta la sua mole, mostrando panza e mezzo sedere alla platea. È troppo, e in breve tempo si compie una selezione naturale: restano solo i fedeli alla linea, più altri curiosi e coraggiosi (alcuni imprevedibili anziani inclusi). Sempre tanti, in ogni caso. E infatti il clima si surriscalda presto, con i musicisti sul palco che sembrano raccogliere le vibrazioni positive dell'audience caricandosi sempre più.

L'accoppiata "Valium Tavor"-"Live in Pankow" è un pugno nello stomaco. Due sfuriate hardcore tiratissime, con le chitarre corrosive di Zamboni e Canali che riaprono uno squarcio in quegli incubi paranoici di una generazione di zombie, a caccia di antidepressivi, calmanti e sonniferi: "Il valium mi rilassa/ il serenase mi stende/ il tavor mi riprende". Poi quel viaggio oltrecortina: Pankow, Varsavia, Sofia, Budapest, Praga... il Muro, l'angoscia della Guerra Fredda. Più che una canzone, un inno a un'intera epoca.
Con "In viaggio" si transita nel territorio dei Csi e di uno dei loro classici ("Ko de Mondo"), ma affiora qualche difficoltà: l'ugola della Baraldi non può possedere l'austera ieraticità di Ferretti (che del resto è unica) e la resa del brano ne risente un po', così come l'altro gioiello "Del Mondo", affidato invece alla voce dello stesso Zamboni. Ma sono inezie, perché la performance fila via a tutta birra: "Huligani dangereux" è una botta di adrenalina per il pubblico delle prime file, impegnato ormai in balli sfrenati sotto il palco; la Baraldi si supera in una "Io sto bene" mozzafiato, bissata da una cupissima "Trafitto", riaccendendo i riflettori su "Affinità-divergenze", il capolavoro dei Cccp.

La dolcissima "Annarella" giunge a stemperare il ritmo, prima di una sequenza finale al fulmicotone. Tornano altri inni storici dei punkster emiliani: "Spara Jurij" (ovvero Jurij Vladimirovič Andropov, che il 1° settembre 1983 fece abbattere il volo civile Korean Air KAL-007 finito fuori rotta) e lo strepitoso tandem conclusivo: la psicotica "Curami", ovvero quanto di più vicino alle nevrastenie dei Pil sia mai stato composto in terra italica, e l'arabeggiante "Punk Islam", con la sua litania ipnotica magistralmente riprodotta dalla Baraldi e con quella sua strofa controversa ("Allah è grande, Gheddafi è il suo profeta") in cui il nome del defunto rais viene trasformato in "nessuno".

Menzione speciale, infine, per l'intero festival: una bella storia di volontariato e impegno sociale che si è evoluta nel tempo. All'inizio era solo un happening estemporaneo, nato nel 2007 per protestare contro la conversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga, poi si è via via allargato fino a divenire una delle manifestazioni musicali più significative d'Italia (con tanto di riconoscimento dal Mei come miglior festival nel 2011): undici serate, quest’anno, con un ricco cartellone (tra gli altri, Andrea Ra, Paolo Belli, Caparezza, Mario Biondi e la suddetta Ruggiero). E con un costo minimo per le tasche dei cittadini. Un esempio di come cultura e politica possano sposarsi in modo intelligente, fornendo un servizio prezioso al pubblico.
Le foto sono state gentilmente concesse dall'Etruria Eco Festival e sono rispettivamente di:
Alice Di Girolamo (home)
Sarah Penge (Baraldi iniziale)
Luca Pisciotta (Zamboni)
Giorgia Fiorini (Baraldi all'interno del testo, Nada e Fatur)