Si spengono le luci e torniamo in un attimo indietro nel tempo. Look vintage, musica da vecchi film poliziotteschi, bordate funk: i Calibro 35 propongono la formula perfetta che ha consolidato la band da fenomeno di nicchia a punto di riferimento importante nella scena musicale italiana. L’occasione per vederli è stata la doppia data romana al Monk a supporto del loro ultimo lavoro “Nouvelles Aventures”, con il quale il supergruppo ha confermato la volontà di esplorare nuove direzioni sonore dopo la breve parentesi morriconiana.
Un po’ a sorpresa la band è presentata sul palco da Maria Chiara Giannetta, attrice protagonista di “Blanca”. L’inizio dello spettacolo è infatti riservato alla fortunata serie televisiva per la quale i Calibro 35 hanno curato la colonna sonora della seconda stagione. Dopo questo breve prequel, inizia il concerto vero e proprio con l’outro di “Momentum”, “Glory – Fake – Nation” e con l’irresistibile “Stainless Steel”. Quest’ultima, trascinata dal celebre riff iniziale, è la prima occasione per Enrico Gabrielli per mettere in mostra il suo poliedrico talento. L’istrionico tastierista appare in gran forma e si divide con naturalezza fra le tastiere e strabordanti assoli di sax.
I brani del loro ultimo lavoro non tardano ad arrivare e anzi occupano l’intera sezione centrale dello spettacolo. I ritmi ariosi e incalzanti di “Eteretaco” e quelli più ovattati e di atmosfera di “Apnea” si susseguono senza interruzioni. Massimo Martellotta alla chitarra e ai synth è l’elemento che più si mette in vista in questa fase. In una band, infatti, senza un vero e proprio frontman le luci della scena si spostano di brano in brano in base allo strumento che appare di volta in volta preponderante.
Non ci sono momenti di pausa e il pubblico rimane concentrato, infiammandosi quando vengono proposti i pezzi più famosi (“Gun Powder” raccoglie molti applausi, ad esempio). Dal repertorio ripescano “Trafelato”, uno dei primi loro grandi successi, composto ben tre lustri fa, per poi rituffarsi nelle più recenti aventures.
È un piacere vedere il complesso reticolo messo in piedi dalla band che non fa rimpiangere affatto la mancanza di testi nei loro brani. Echi zappiani e fantasie prog coesistono tranquillamente con il nuovo corso super-funk. Le tastiere sempre sfrigolanti sono una calamita irresistibile, la sezione ritmica cresce incredibilmente nella seconda parte del concerto (ottimo innesto Roberto Dragonetti al basso), anche perché aumenta terribilmente la velocità. Con “Vendetta” schiacciano decisamente il piede sull’acceleratore e si lanciano in un inseguimento adrenalinico che si conclude con la resa dei conti finale nella Milano avvolta da una nebbia lisergica di “Milan Au 30ème Siècle”.
Ci sarà ancora tempo per i bis con le immancabili “Giulia Mon Amour” e "Notte in Bovisa". L’ovazione generale dimostra quanto il loro concerto sia stato apprezzato. È curioso come a un loro spettacolo, pur conoscendo perfettamente il loro stile e le sue derivazioni, ci si senta sempre investiti da una ventata di aria fresca.