Un bel pezzo di Irlanda è transitato dall’Auditorium di Roma nel giro di pochi giorni. Dopo l’ovvio successo ottenuto dai Fontaines D.C. martedì 25 giugno, è toccato a Glen Hansard portare gli aromi della verde isola nella Capitale. Medesimo lo scenario, la Cavea, ma stavolta nel cartellone del Roma Summer Fest, uno dei più ricchi degli ultimi anni. Il cantautore quasi sempre scelto da Eddie Vedder per aprire i concerti dei propri tour solisti, bollino blu di una profonda amicizia che li lega da tempo, si presenta questa volta come genuino frontman di una vera rock band, in una veste che sposta gli equilibri in maniera decisa verso il versante elettrico, come a voler rispolverare i ricordi dei trascorsi giovanili con i Frames, dal repertorio dei quali non a caso vengono ripescate un paio di tracce fra le più tirate della serata, “Fitzcarraldo” e “Revelate”. Per alcuni, sarà una sorpresa, ma giusto per coloro che troppo spesso interpretano l’estro di Glen come eccessivamente legato alla composizione di rabbiose ballad acustiche.
Concerto intensissimo e super-teso, nel quale a destare impressione è anzitutto la voce di Hansard, in grado di muoversi con grande naturalezza fra diversi registri, dal baritonale molto Leonard Cohen affrontato in “Sure As The Rain” al falsetto soul che ricorda Ben Harper in “Time Will Be The Healer”, sino al Greg Dulli che scopriamo fra le pieghe dei brani più spigolosi. La band che lo accompagna è impeccabile, eccellente sia quando esprime le sinuosità di certi arrangiamenti dal sapore jazzy, sia quando si lancia energicamente verso una propria visione alt-rock, a tratti disposta persino a spingersi fino ai confini col noise, con il violino suonato come se fosse una terza chitarra. Il chitarrista si invola in assoli dal sapore gilmouriano, la sezione ritmica assicura un tappeto di grandissima solidità, pianoforte e synth conferiscono eleganza e spessore.
Non mancano intensi momenti folk oriented, contrassegnati da quei crescendo sempre in grado di stupire l’ascoltatore, che si confermano fra le principali caratteristiche del cantautore irlandese.
C’è un fil rouge che questa sera lega gran parte dello spettacolo: Glen più volte ricorda il compleanno di Fergus O’Farrell, il cantante degli Interference, band di Cork molto legata ai Frames, scomparso qualche anno fa, dopo essere stato costretto su una sedia a rotelle. I Frames lo aiutarono fino alla fine a registrare, e il commovente film “Breaking Out” documenta il tutto. “I Was Looking For Someone”, oggi eseguita a inizio set, era una loro canzone, così come “American Town Land”, cantata da un ragazzo seduto in seconda fila invitato da Hansard a salire sul palco. Non è un invito casuale: è figlio della sorella di Marc McDonald, colui che continua a curare l’archivio degli Interference. Il ragazzo è arrivato da Dublino per assistere al concerto romano, e non sfigura sotto lo sguardo paterno di Glen, al quale tuttora ancora capita si cantare le parti di O’Farrell come membro aggiunto degli Interference. Verso il finale Hansard presenta al pubblico il fratello Richard: anche a lui tocca l’onore di interpretare una canzone.
Il tour in corso ha l’obiettivo di promuovere il recente album “All That Was East Is West Of Me Now”, ma non mancano ovviamente i suoi brani più popolari, come i due più temi da film “Falling Slowly” (col quale vinse il premio Oscar come Miglior Canzone Originale) e “Say It To Me Now" (dal film “Once”) e l’applauditissima “When Your Mind's Made Up”, che risale alla felice parentesi Swell Season.
Durante la conclusiva “This Gift”, un Hansard visibilmente soddisfatto dalla performance si rovescia sopra la testa il contenuto di una bottiglia di birra, un gesto liberatorio appena prima che la band si congedi. Dopo un paio di minuti rientra per un’ultima appassionata canzone, “The Moon”, altra ripresa dal repertorio degli Swell Season, con la tastierista, Ruth, che accompagna Glen con meravigliosi vocalizzi. Hansard a un certo punto del concerto ha simpaticamente raccontato le vicissitudini della sera precedente, quando durante l’esibizione al teatro Petruzzelli di Bari notava volti sconsolati fra il pubblico. La nazionale italiana di calcio era stata appena eliminata dagli Europei, sconfitta per 2-0 dalla Svizzera. Oggi soltanto grandi sorrisi e applausi fino allo sfinimento.
(Foto D’Auria/MUSA - Auditorium)