I just wanna feel for a second
All of your favourite bands
Talk about feelin', feelin'
Not feelin', feelin'
Feelin', feelin'
Not feeling's just a sign of the times
L’Irlanda e il concetto di next big thing vanno a braccetto ormai da tempo immemore. Dopo Fontaines Dc, Murder Capital e The Clockworks (per citarne solo alcuni all’interno di una certa nicchia), i riflettori si spostano sulla miscela di noise acido e incendiario e sferzate (post-)punk sfoderata dai Gurriers, quintetto dublinese formato dal cantante Dan Hoff, il bassista Emmet White, Ben O’Neill e Mark MacCormack alle chitarre, e dal batterista Pierce Callaghan, con i quali il Covo Club chiude in grande stile il primo mese della nuova stagione.
A movimentare la situazione si cimentano per primi i Rude Cinno, trio punk emiliano-romagnolo che snocciola una decina di pezzi conditi da una buona dose di trash trascinante (allitterazione non voluta, ma che rafforza senz’altro il concetto), qualche vezzo di ocarina, richiamo ai tradizionali canti appenninici, e inflessione dialettale, in liriche tra attualità e politica. Nato folk-punk e indirizzato verso un sound di rimando alla scena tra post-punk e alt-rock internazionale nel recente debut “Bassa Qualità”, il gruppo attacca efficacemente con il pezzo forte “Róssc N Roll”, che nell’esibizione spicca insieme a “Miglior tempolinea”, tra “Robespierre” degli Offlaga Disco Pax e sonorità che viaggiano su rimandi di “Shrimp Shack” dei Viagra Boys, e ai cori di “Titolo mancante”. La vena demenziale emerge ulteriormente con una cover di “Gelati”, buon omaggio agli Skiantos, accolto da canti a squarciagola; completano il corredo gli abbozzi hardcore di “Gravitropismo” e “Randagio”.
I protagonisti della serata entrano immediatamente nel vivo della performance lanciando una prima granata con le sirene dell’urgente “Nausea”, con la quale dimostrano da subito grandissima padronanza nel dominare la scena, proseguendo sul filo del rasoio tra i vortici e i poghi della vertiginosa “Close Call”, che vede un primo bagno di folla per MacCormack, e le rincorse in crescendo di “Des Goblin”. Gli unici pezzi in scaletta non inclusi nell’esordio “Come And See”, pubblicato a settembre, sono il vecchio singolo “Boy” (2022) e la chiusura in dissolvenza dell’inedita e feroce “Today’s Not Enough”, eseguiti in sequenza per poi riprendere le fila con l’intreccio serrato di basso e chitarre su “Dipping Out”.
Il pubblico è carico a dovere e il sudore inizia a farsi sentire sulle rasoiate e il drumming fuori controllo di “No More Photos”, si rende quindi necessaria una breve tregua fornita dai moti scuri e leggermente più blandi di “Prayers” e dalla sottile “Interlude”, punto da cui la setlist segue il corso dell’album fino alla fine. Si cominciano a rialzare gradualmente i toni con la melodica “Top Of The Bill” e sulla sezione ritmica decisa e prominente di “Sign Of The Times”, dove a essere inghiottito dagli spettatori è White, a cui si unirà Hoff, spingendo sull’acceleratore con il devastante brano di protesta “Approachable”.
La chiusura del set principale scorre sui battimani fradici e sudatissimi in accompagnamento a “Come And See”, alla quale si aggancia un richiestissimo bis (qui di nome e di fatto, non possedendo altri brani pronti in repertorio al momento del live) di “Nausea”, con quasi tutti i componenti del gruppo in mezzo al (o a surfare di peso sul) pubblico.
Dal punto di vista della presenza in scena in particolare, i Gurriers non hanno nulla da invidiare a progetti già avviati da tempo; si muovono sicuri sul palco e sanno molto bene come coinvolgere la platea in sala. Nuovo materiale è probabilmente in cantiere e non tarderà a uscire (augurandosi che mantenga qualità affine al precedente in materia di songwriting e continui a spingere sulla quota noise); a questo punto, non resta che tenere monitorati i giovani dublinesi in attesa della loro prossima mossa.
Nausea
Close Call
Des Goblin
Boy
Today's Not Enough
Dipping Out
No More Photos
Prayers
Interlude
Top Of The Bill
Sign Of The Times
Approachable
Come And See
Encore
Nausea